Capitolo 1

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La compostezza era quel che dominava sempre mia madre, Elettra Sapone.
Non vi era notizia, parola o fatto che aveva il potere di turbarla o distruggere l'unica espressione che avevo sempre visto sin da piccola.
Essendo l'ultima arrivata venivo sempre lasciata indietro dai miei fratelli ed anche dai miei stessi genitori.
Mia madre non si aspettava una settima gravidanza, non dopo la morte di suo figlio di appena tre anni, che non avevo mai conosciuto, Aldo.
Mise fin da subito, infatti, delle barriere che mi impedivano di rapportarmi come un figlio voleva fare con la propria madre, non mi dovevo aspettare amore o grande considerazione da parte sua distrutta com'era dal dolore della perdita prematura.

L'unica cosa che ricordavo di lei con chiarezza era una frase che mi disse quando mi trovò nascosta dietro al divano intenta a piangere "Non credere che piangendo potrai risolvere la situazione, quando tuo marito ti farà del male o vivrai una vita che neanche sognavi nei peggiori dei tuoi incubi, ricordati, piangere è l'ultimo verbo che ti deve passare per la testa.
Alzati e affronta la realtà, Lucia, perché in questo nostro mondo non c'è spazio per i sentimentalismi".
Capii che quella frase sarebbe stato il primo ed ultimo consiglio datomi, forse, per misera pietà.
Antonino, Gesualdo, Lucrezia, Marianna e Gennaro non erano certo disponibili a giocare con una bambina tanto piccola nonostante non superavano i tredici anni di età.
Imparai a giocare sola, a prendermi cura di me stessa senza chiedere aiuto a nessuno anche se per mia fortuna nella mia vita, dalla nascita, c'era stata Erminia, la governante.
Mio padre, invece, era quel tipo d'uomo che non sapeva mostrare i propri sentimenti, era più bravo a mostrare la parte peggiore del suo essere allontanando qualsiasi tentativo di affetto o amore.
Era cinico, distaccato e di brutte maniere, per questo motivo facevo sempre in modo di non mettermelo contro.
Quello che mi apparve sempre strano era che nella sua visione distorta del mondo diventavo la figlia perfetta, forse per semplice il fatto che non osavo neanche col pensiero aprire bocca in sua presenza o avere la sfrontatezza di guardarlo negli occhi.
Non mi parlava mai, questo è vero, ma al contrario dei miei fratelli maggiori, che venivano severamente puniti, io ero lasciata ai miei giochi, alle mie fantasie, alla mia solitudine.
A suo modo ci teneva a me tanto che una volta trovai nella mia stanza una bellissima bambola di porcellana con allegato un bigliettino in cui erano presenti, in bella vista, la "F" di Ferruccio e la "S" di Sapone.
Gli fui davvero grata e da quel giorno in poi, di nascosto, lasciavo sulla sua scrivania un cuore con le nostre iniziali.
Finalmente, qualcuno si era interessato a me.

Angolo Autrice

Eccomi tornata con una novità.
In questo nuovo libro racconterò la storia di Lucia e Carlo.
Spero che l'inizio vi abbia incuriosito.

Sarò tua, per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora