Capitolo 1.4

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Quando rimisi piede dentro casa sentivo che qualcosa era cambiato in quei tre giorni e non capivo cosa, non me ne preoccupai troppo ansiosa com'ero di rivedere mio figlio.

Aldo però era stato mandato dai nonni in modo che io potessi riposare e riprendermi e decisi che andava bene così, volevo essere completamente in me per potermi nuovamente occupare di un bambino bisognoso sempre di attenzioni.

Rimasi in camera mia per tutta la giornata ed il mio cuore riuscì a riprendersi momentaneamente dal suo solito torpore anche se i pezzi in cui si era rotto non avevano intenzione di rimettersi al loro posto.

Verso sera, rincasò anche Carlo ma non si unì a me per la cena, mi evitò persino a letto scegliendo la stanza degli ospiti per dormire.

Da un tipo d'uomo come lui non mi aspettavo tutto questo teatro e men che meno il suo nascondersi come un codardo ai miei occhi.

La mattina seguente lo sentii parlare al maggiordomo mentre ero intenta a bere il caffè poi quando entrò, non lo riconobbi affatto, sembrava un'altra persona con la barba ed i capelli non curati.

Aveva le occhiaie e sembrava smunto, come si fosse ridotto in quello stato mi era oscuro <Come ti senti?> mi domandò atono fissando la benda che mi fasciava la fronte per coprire i punti messi alla ferita.

Quasi mi venne da ridere a quella domanda, mi chiedevo fino a che punto sarebbe arrivato con tutta quella farsa, come poteva disinteressarsi completamente di sua moglie scegliendo di non venire a trovarla in ospedale, per colpa sua avevo perso mio figlio ma a lui ciò non faceva nè caldo nè freddo.

<Mi riprenderò, come ho sempre fatto> volevo andare da Aldo infatti iniziai a salire le scale, le stesse mute spettatrici della mia rovinosa caduta, scordandomi che non era in casa.

Volevo scomparire, scappare da quella realtà, per quanto io potessi essere forte mentalmente non credevo che sarei riuscita a vivere fino alla morte assieme ad un brutale assassino.

-Lucia, non mi girare le spalle, Lucia!- scossi la testa sbalordita da quella specie di uomo, ma un cuore lo aveva? Aveva un'aridità dentro che mi spaventava.

Non lo ascoltai minimamente continuando a salire le scale con una crescente voglia di vedere il mio bambino, ero scossa, avevo bisogno del suo calore, del suo sorriso, delle sue parole senza senso con le quali voleva spiegarmi qualcosa.

Quasi corsi per arrivare in camera sua rischiando di inciampare un paio di volte nel tappeto, ma quando aprii la porta al suo interno non trovai nessuno.

Girovagai tutta la stanza ma era realmente deserta -Aldo è dai miei genitori- chiusi gli occhi un istante respirando a fondo -Perchè?- lo sentii muoversi fino ad essere ad un centimetro dalla mia schiena, pose le sue mani sulle mie spalle per poi spostarle sul collo accarezzandolo piano, mi spostò i capelli da un lato e mi lasciò un leggero bacio dietro l'orecchio -Mi sei mancata in questi giorni- con una forza che non credevo di possedere mi scansai andando alla finestra -Vorrei riavere mio figlio, Carlo- dissi risoluta incrociando le braccia al petto, mi sbagliavo, non potevo aspettare di riprendermi perchè lui stesso era la mia cura, era di lui che avevo bisogno -Ma certo, chiamerò mia madre e lo riporterà dopo pranzo, stai tranquilla, è in buone mani- mi girai e ci guardammo negli occhi -Non provi alcun dispiacere per il figlio che hai ucciso?- mi toccai il ventre per enfatizzare meglio quanto detto -E' stato un incidente- si giustificò guardandomi male -Un incidente? Un incidente? Tutto questo è colpa del tuo carattere! E' colpa dei tuoi modi violenti! Non sono indistruttibile, sono fatta di carne ed ossa- inveii rabbiosa -Quando sarò diventata troppo brutta o non sarò di tuo gradimento, mi rimpiazzerai come una vecchia bambola?- si passò una mano tra i capelli scuri sospirando -Le donne devono sottostare ai mariti e tu sei una moglie, ti è chiaro questo concetto? Sarai sempre sotto il mio controllo con o senza la tua volontà!- con poche falcate mi raggiunse e mi agguantò dalle braccia alzandomi di poco da terra -Tu non hai margine di scelta o libertà- strinse più forte facendomi gemere dal dolore -Tu non sei assolutamente nulla se non la madre dei miei figli- sarebbe stato meglio morire su quelle scale che ascoltare il suo discorso da maschilista estremo -Vuoi un altro figlio? Non c'è alcun problema, risolveremo subito il problema!- e come ogni volta che finivamo per litigare, mi prese contro la mia volontà nella stanza di mio figlio.

Sarò tua, per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora