Capitolo 1.2

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Autunno, 1959

Diciannove Settembre era la data stabilita per le mie nozze con Carlo Capponi e mancava esattamente un giorno all'inizio delle mie agonie più brutali.

Dopo quel che era accaduto in giardino Carlo era venuto a farmi visita solo un altro paio di volte ed ero sempre stata in compagnia di Erminia che non staccava i suoi occhi vigili da qualsiasi mossa lui era in procinto di fare.

Credevo che scegliere l'abito da sposa sarebbe stato un momento speciale ma mi ero sbagliata, alla grande. 

Mio padre aveva preteso che indossassi il vestito di mia madre e per quanto potesse essere riccamente decorato non mi piaceva affatto, non mi sentivo me stessa dentro tutti quei metri di pizzo e merletto.

Le mie sorelle, per l'occasione, avevano deciso di rimanere con me l'ultima notte da nubile che avrei passato nella casa di famiglia ed erano felici che sposassi un uomo giovane ed importante come Capponi.

-Lucia, sei fortunata, cosa potresti desiderare di più? Ti ama e vuole che tu sia sua moglie, non è magnifico?- domandò Lucrezia pettinandomi delicatamente  i lunghi capelli corvini -Sarebbe magnifico se non fosse un mero capriccio con l'unico scopo di possedermi- risposi amara trattenendo le lacrime che da due mesi erano all'ordine del giorno, ricordavo benissimo il discorso di mio padre quando lo supplicai di scegliermi un altro uomo come marito ma non ci fu verso per fargli cambiare idea ''Sposerai Capponi senza dare alcun tipo di scandalo, mi sono spiegato? Mi hai deluso con il tuo comportamento e se non vuoi finire a fare la monaca in un convento dimenticato persino da Dio, ti conviene obbedire!''

-Senza di esso, piccola ingenua, si stancherà presto di te e finirai la tua vita guardando tuo marito portarsi sciacquette in casa- si intromise Marianna sedendosi sulla poltrona vicina al letto -E credimi non ti piacerebbe affatto come esperienza, quindi mettiti in testa che la cosa migliore sia che non perda mai interesse per te, Lulù- sospirai con la disperazione che mi attanagliava le viscere, per me sarebbe stato proprio l'ideale, almeno non avrei dovuto sottostare ai miei doveri coniugali ma finchè non gli avrei dato almeno un figlio maschio potevo soltanto sognare e sperare che si dimenticasse presto di me.

Mi svegliai all'alba mentre i primi raggi solari facevano capolino all'interno della stanza, mi rigirai tra le lenzuola stiracchiandomi leggermente, le mie sorelle stavano ancora dormendo tranquille inconsapevoli del tipo d'uomo che avrei dovuto accettare come mio marito per il resto della mia vita.

Mi alzai silenziosamente ed uscii sul piccolo terrazzo di cui era munita la mia stanza, respirai l'aria rigida del mattino ad occhi chiusi, il mio tutto stava per cambiare e non ne ero io l'artefice anche se ormai ero abituata a considerarmi uno spettatore muto dello scorrere del tempo, delle mie giornate che si susseguivano tutte allo stesso identico modo mentre alle volte, seduta sull'antico divano nel salotto di casa,  avevo tanto desiderato essere una semplice campagnola, una ragazza senza un nome, una donna libera di poter fare le proprie scelte.  

Quando mi risvegliavo ricadevo nella buia realtà e mi davo della stupida per essermi lasciata trasportare da tutte quelle illusioni fuorvianti.

La cerimonia si sarebbe svolta in Chiesa alle dieci e mezza ed una volta usciti saremmo andati a mangiare insieme agli invitati in una sala prenotata per l'evento.

La mia nuova casa, anzi la nostra casa, era un regalo degli suoceri ed era pronta per essere abitata.

La maggior parte dei miei affetti personali era già stata trasferita ed infatti a fine giornata Carlo mi avrebbe portato proprio lì per consumare la prima notte di nozze.

Catanzaro, nonostante fosse Settembre, era ancora immersa nel suo caldo afoso e ciò rendeva l'abito soffocante -Lucia, sei splendida, una sposa bellissima...sorridi un po'!- mi incoraggiò Erminia sistemandomi il velo impreziosito di piccole rose bianche e margherite cucite a mano con pizzo e perline argentate.

Sarò tua, per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora