Capitolo 1.3

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Era passato un anno ed Aldo quel giorno compieva gli anni e chiedere di passarlo in serenità era stato troppo.

-Verrà chi dovrà venire, tu non decidi proprio un cazzo! Ti è chiaro?- sbraitava Carlo lì lì per alzare mani, lo guardavo con furia incurante del dolore che avrei provato con uno dei suoi ceffoni -E' il compleanno di nostro figlio! Non rovinarmi anche questo giorno!- urlai desiderosa di farmi valere per una volta -Con chi credi di parlare, puttana! Non osare alzare la voce con me- mi prese dal collo con tutta la forza che possedeva e mi buttò sul divanetto presente nel suo studio, si slacciò la cintura e si cacciò i pantaloni -Ora ti darò una buona motivazione per urlare- mi sollevò la gonna e senza che io potessi in qualche modo obiettare mi prese lì, nel suo ufficio incurante delle mie lacrime, dei miei tentativi di sottrarmi.

Il mio bambino spense le candeline tra gli auguri e gli applausi dei famigliari e non -Buon compleanno!- sorrisi al fotografo mentre scattava la foto e baciai la testolina scura che si dimenava felice di tutte quelle attenzioni che riceveva.

-Vieni un po' dagli zii- glielo diedi a Caterina, la sorella di Carlo e controllai che tutti avessero una fetta di torta e dello spumante nel bicchiere.

Ero felice della festa che ero riuscita ad organizzare, alcuni bambini mi passarono davanti giocando ad acchiapparello e li riconobbi come i figli di Lucrezia e dei miei due fratelli maggiori, Antonino e Gesualdo.

Mi toccai il collo scontrandomi con il tessuto in seta della sciarpa che ero stata costretta ad indossare per far si che i lividi non fossero visibili.

Sospirai ma mi imposi di rimanere felice o almeno cercare di non dare all'occhio -Il bambino è duci duci proprio come la sua bellissima mamma- mi si avvicinò mio padre all'estremo della contentezza con accanto Antonio, mio suocero -E' tutto suo padre, non c'è storia- mi allontanai lasciandoli discutere a chi assomigliasse Aldo ed andai in cucina a dare un'occhiata ai cuochi e al pasticcere che stava ultimando dei bignè.

Alzò la testa dal suo lavoro ed incrociò lo sguardo al mio e fu in quel preciso istante che lo riconobbi come Giuseppe Scipione, il panettiere di campagna -Signora Capponi, vuole provare e dirmi cosa ne pensa?- mi chiese con un sorriso incoraggiante, mi avvicinai lentamente e presi un dolcetto che mi porgevo dalla teglia, lo assaggiai e tutte le mie papille gustative esplosero, era davvero buono e per di più ai frutti di bosco, i miei preferiti.

-E' veramente squisito- mi sorrise ed io ricambiai -La torta era di suo gradimento?- annuii con la testa mentre mi pulivo le mani dallo zucchero a velo -Ha fatto un ottimo lavoro con i dolciumi, complimenti!- dissi andando verso l'uscita, non potevo rimanere lì a lungo, Carlo se lo avesse visto avrebbe fatto una strage e non mi sembrava il caso.

Aldo passava da una persona all'altra ed in poco tempo, sfinito, me lo riconsegnarono addormentato.

Gli baciai la testa ricoperta di riccioli scuri e me lo strinsi al petto inebriandomi del suo dolce profumo di bambino -Sei una visione bellissima, Lucia- mi si avvicinò Carlo sorridente, ricambiai il sorriso mantenendo le apparenze come sempre ero obbligata a fare in pubblico.

Quando anche l'ultimo degli invitati se ne fu andato, tirai un respiro di sollievo, tutta quella farsa di famiglia felice era finita.

-Che brava mogliettina che ho, sempre al centro dell'attenzione, sempre elogiata, sempre sugli occhi di tutti...- eravamo in camera da letto, mi ero già cambiata e pronta per coricarmi, pose lo sguardo cupo sui lividi attorno al collo sorridendo appena -Non avrei dovuto alzare le mani, lo so- disse semplicemente sedendosi sul materasso, non era in grado di chiedere scusa e scalfire il suo orgoglio nemmeno nei peggiori degli incubi, ormai lo avevo imparato bene -Non mi sono controllato ma ciò non significa che tollero che tu mi urli contro, non deve succedere più, mi sono spiegato?- un minuto al massimo, questo era tutto il pentimento che riusciva a darmi dopo ogni suo sfogo rabbioso che riversava su di me -Certo- annuì soddisfatto e senza troppi indugi si avventò nuovamente sul mio corpo.

Sarò tua, per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora