pian piano il cielo diventò sempre più grigio, poi quasi nero.
quella sera, restai in silenzio ad osservare la pioggia attraverso le inferriate.
le gocce cadevano imperterrite fino a schiantarsi al suolo, provocando un suono piacevole per le mie orecchie.
da sempre, condivido questo momento con me stesso, come se fosse un appuntamento intimo.
il temporale fa sì che la mia testa si svuoti dai pensieri di troppo, almeno per un manciata di secondi.
il vento, colpì ripetutamente i rami di quei pochi alberi presenti in quel posto dimenticato da tutto e da tutti.
quel terreno incoltivato ormai da tempo, riprese vita grazie alle numerose lacrime versate dalle nuvole.
notti intere passate ad osservare lì fuori, come se fosse uno scenario degno di nota, senza dare troppa importanza all'orario o al sonno perso.
tra un tuono e l'altro, riuscì a sentire dei rumori provenienti dall'atrio.
mi incamminai verso la porta e cercando di non fare rumore, provai ad origliare.
odiavo quelle porte così spesse, fatte appositamente per isolare i pazienti dal resto.
non ho mai dato ascolto alle voci di corridoio, ma in quel caso, l'avrei fatto eccome.
volevo capire cosa stessero tramando nei miei confronti, specialmente quel dottore, troppo gentile e pacato per i miei gusti.
il mio orecchio diventò parte integrante di quella superficie in acciaio, troppo fredda per la temperatura di quel posto.
<Gregor, io sto andando> esclamò la persona al di fuori.
ma io riconobbi subito quella voce, come se la conoscessi da tutta la vita.
<tranquillo jungkook. domani non tardare, faremo uscire i pazienti in terrazza per prendere un po' di sole> rispose l'altro, ma la sua voce non risultò familiare.
poteva essere chiunque: una guardia, un dottore, un infermiere.
ma in quel momento, scoprire l'identità della persona accanto a Jeon, fu la cosa meno importante.
<assicurati che il paziente numero zero venga isolato dal resto> pronunciò quelle parole quasi sussurrando, come se gli avesse appena rivelato uno dei segreti di stato.
<come mai, Jeon?> chiese curioso Gregor.
<perchè a lui penso io> esclamò con fare disinvolto.
senza rendermi conto, mi ritrovai con la bocca socchiusa, quasi sconvolto dalla sua affermazione.
il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e piano piano mi distaccai dalla porta, per poi ritornare alla mia finestra.
non sarei mai riuscito a scoprire le sue intenzioni restando dietro a una porta, ma di una cosa ero pienamente sicuro: nessuno si sarebbe preso gioco di me.
qualcuno ci ha provato in passato, cercando di scoprire i miei segreti, per poi spargerli in giro, solo per vantarsi del grande lavoro ottenuto.
peccato che tutti questi abbiano fatto una brutta fine; a volte la mente può essere letale, tanto quanto un pugnale.SPAZIO AUTRICE
mi dispiace per il ritardo e per il capitolo troppo corto, ma in questi giorni sono stata davvero malissimo.
il prossimo sarà migliore, promise. 💘