Il fuoco si sollevava in colonne innaturali, spazzando via qualunque cosa si trovasse di fronte al suo cammino, devastando ogni cosa. Sembrava una sostanza viva, violenta e vendicativa. La conflagrazione progrediva nella direzione del suo corpo, egli non poteva muoversi, né gridare per aiuto, comunque nessuno sarebbe accorso.
Le lingue di fuoco parevano staccarsi dal centro con una forza sovrumana andando a formare delle strutture che sembravano le membra di un corpo umano femminile, testa, braccia, gambe...
Il ragazzo, intrappolato nel suo stesso corpo, aveva egli stesso preso fuoco accendendosi come una fenice che resuscita dalle sue ceneri, il dolore insostenibile presto si calmò, lui era scomparso. Tutto era buio.
Sperimentò l'indifferenza del niente. Gli sembrò di udire il pianto di una bambina ma non ci fece caso, si abbandonò al dolce cullare del vuoto e si lasciò trasportare nell'oscurità.
Aprì gli occhi all'improvviso. Accessi di tosse. Si guardò intorno.
I suoi abiti, una camicia bianca strappata qua e là, dei pantaloni lunghi marroni e degli stivali alti del medesimo colore, erano zuppi. Si trovava sul bordo del lago Lys a poche miglia dalla capitale del Continente di Fuoco: Orthe, riverso sulla sabbia dorata. Alla sua destra troneggiava la verde natura del luogo, in lontananza vedeva l'alta catena montuosa che fungeva da confine naturale con il Continente dell'Acqua.
- Io... ho appena rischiato di annegare nel lago? –
Vicino a lui non sembrava esserci persona alcuna. Il panorama era vuoto d'altronde quella risultava essere una meta perlopiù turistica e da qualche anno il regno si era chiuso in sé stesso proibendo l'arrivo di nuovi abitanti.
Sentiva lo stomaco sottosopra, quando aprì gli occhi sentì come se la vita gli fosse tornata in corpo come un proiettile che lo avvolse.
Perché diavolo si trovava nel lago? Certamente non era capitato lì per scopi balneari, in effetti la temperatura costantemente mite di Piros glielo avrebbe permesso, ma chi è l'idiota che si fa il bagno completamente vestito, con anche gli stivali a dosso?
Provò a sedersi, a concentrarsi, vuoto.
Il battito del suo cuore iniziò ad accelerarsi, il suo respiro si fece pesante ed affannato.
- Perché non ricordo niente! –
"Calmati, calmati, andrà tutto bene, è stato lo shock, non c'è nulla di cui preoccuparsi!"
Niente.
Il vento sibilava delicatamente facendo frusciare le chiome degli alberi sempreverdi lì vicini, percorrendo di brividi il corpo bagnato del ragazzo.
Questa volta avrebbe dato di corpo, ne era sicuro.
Portò le mani ai capelli e se li strinse forte: cosa diavolo avrebbe fatto? L'emicrania lo devastava, lo torturava, non sapeva chi fosse. Il suo nome, la sua età, i suoi amici, familiari, niente di niente!
Si strappò delle ciocche di capelli e le osservò come se fossero la scoperta più curiosa mai fatta, fra le sue dita affusolate ricoperte di anelli c'erano dei capelli lunghi e rossi.
"Queste, invece, sono le mie mani?" Pensò osservandole e provando un misto di disgusto ed affezione.
L'acqua tiepida andava avanti e indietro sulla riva di sabbia dorata, gonfiando gli abiti del giovane che subito dopo si appiccicavano sulle sue membra come fossero una seconda pelle.
Il sole spendeva in alto nel cielo, circondato da nubi estive. Le due lune non erano ancora sorte.
"Ma come faccio ad essere a conoscenza del fatto che quello sia il sole e quelle le lune? Sole, il sole è una stella e le lune sono dei satelliti naturali che ruotano attorno al nostro pianeta..."
STAI LEGGENDO
Il canto della Regina
FantasyTremiladuecentocinquanta anni dopo l'alleanza che permise di unificare i territori mondiali in quattro regni distinti: A Piros, più comunemente detto Continente di Fuoco, la magia è stata estirpata dalla rabbia e dall'odio degli umani in un raptus d...