Capitolo 9: Mors Tenet

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-Sapete perfettamente come funziona in questi casi!- disse Vipera sollevando la voce nella sala da pranzo. -Fino a che Ape non si sveglierà sarete sottoposti alle mie decisioni!-

Uriel guardava la scena come se fosse molto lontano e non nella stessa stanzs. Nessuno aveva risposto, nessuno aveva annuito. Semplicemente i membri del gruppo si lasciarono scivolare a dosso quelle parole come se fossero acqua. Erano tutti stanchi, il ragazzo lo comprendeva perfettamente, anche lui era spossato e nervoso. Di notte non riusciva a dormire bene. Non aveva voglia di parlare con anima viva; perfino la sempre splendente Wingril sembrava appassita come un fiore sradicato.
Ad un lato della stanza, su un divanetto a tre posti erano seduti vicini vicini i due fratelli ai quali venivano cambiate le fasciature da Leone. Il rosso non si era accorto neanche delle ferite riportate dai due ragazzini durante la missione.

Da ormai qualche giorno ogni notte Ape urlava, nessuno sapeva se per un dolore atroce che apparentemente provasse oppure a causa di tormenti psichici dati dal veleno. Ogni volta che accadeva (e accadeva molto spesso), tutti accendevano le proprie lanterne, o le candele, uscivano dalla propria stanza e si raccoglievano nel corridoio. Si guardavano a vicenda, il volto afflitto ma nessuno osava emettere un suono. E come ogni volta, Vipera apriva la sua porta, la sbatteva alle sue spalle, con gli occhi segnati dall'affaticamento, saliva le scale che portavano alla stanza del capo e cercava di darle un minimo di conforto.

Vipera, l'unico lì con conoscenze mediche, non sapeva più dove andare a sbattere la testa. Aveva provato di tutto. Medicine, erbe curative, niente aveva fatto effetto. Gli era cresciuta la barba, ma non sembrava avere intenzione di tagliarla. Non dormiva quasi più, non mangiava. Era completamente a terra.

Nemmeno un membro della banda osava dirlo ad alta voce, se solo ci avessero provato erano convinti che Vipera sarebbe stato pronto a estrarre il coltellino dalla tasca e a mozzare loro sul posto la lingua, ma tutti avevano lo stesso pensiero a torturare le loro menti: lei sta per morire.

-Perfetto, allora io vado a dare un'occhiata ad Ape, voi... voi tornate alle vostre solite mansioni.-
E quali sono le solite mansioni? pensò Uriel.
Wingril, accanto a lui, gli posò una mano coperta da un guanto in pizzo bianco sulla spalla.
-Non ti preoccupare troppo, Vipera troverà una soluzione; è quello che fa sempre!-
Per la prima volta Uri provò pena nei confronti di quel ragazzo. Più o meno aveva la sua età ma era in grado di essere così utile, inoltre la tensione che provava per Ape era palpabile. Si era ridotto uno straccio pur di aiutarla, era questo il suo compito forse: guardarle sempre le spalle. Il rosso sbuffò a tale pensiero. Era sempre colui che aveva tentato di ucciderlo. Però non lo ha fatto!

-Solitamente io mi occupo della spesa, gli altri in genere non escono molto da qui, e se lo fanno è per andare all'osteria qui a fianco. Ti andrebbe di accompagnarmi?- L'elfa accennò un sorriso. Anche lei era preoccupata, ma cercava di non darlo a vedere, come tutti d' altronde.
Uri cercò di raccogliere tutte le forze rimastegli e sforzò un sorriso. -Certo.-
Il ragazzo decise di mettersi degli abiti puliti che gli aveva prestato Vipera, portavano pressappoco la stessa taglia. Aveva ancora del sangue che gli incrostava la tempia ma non ci fece caso. Indossò dei pantaloni marroni con delle grosse tasche ed una camicia bianca che piegò fino ai gomiti.
Quando scese le scale superò Cerbero e Toro che, armati di scope, si occupavano di dare una spazzata agli ambienti. Non lo degnarono di un saluto e lui ricambiò questa reciproca indifferenza.

La ragazza lo aspettava sull'uscio della porta, il volto coperto da un cappellino obliquo ed il corpo fasciato da un vestito blu decorato da merletti.
Senza scambiarsi una parola uscirono dalla residenza facendosi largo fra le piante del grande giardino che Uriel non aveva mai avuto il tempo di osservare. A colpirlo fu un cespuglio di rose rosse. Sospirò.
-Andiamo a comprare dei prodotti locali.- annunciò la ragazza tenendosi il vestito con la gonna lunga con una mano. -Ti faccio conoscere Nate.-

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