Capitolo 6

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<<Andiamo>> disse Achille voltandosi e iniziando a nuotare verso la riva, seguito da Briseide, che ormai si fidava di lui, pur non sapendo nemmeno lei il perché. Arrivati sulla riva, Achille andò verso l'accampamento, prima passando per la sua grande e sontuosa tenda.
<<Non posso portarti con me alle mense, ma ti porterò molto cibo dopo>> poi si allontanò andando verso l'uscita, si fermo, tornò indietro e diede un bacio sulla fronte a Briseide, che chiude gli occhi godendoselo a fondo.
Con il suo peplo che due giorni prima era bianco splendente si raggomitolò in un angolo della tenda e pianse, pianse pensando che due mattine prima era a casa sua, con i suoi genitori, pianse pensando alla condizione in cui ora si trovava, pianse pensando che probabilmente non sarebbe mai più tornata a Lirnesso. Passò un'ora. Quando Achille rientrò nella tenda la trovò addormenta, sfinita dal pianto, con la testa appoggiata alle braccia che abbracciavano le ginocchia piene di lividi.
Achille volle assolutamente regalarle un peplo nuovo, sempre bianco, perché lei era una vergine, una "parthènos", ma comunque splendente, visto che quello che indossava in quel momento era sgualcito, sporco di terra e di sangue e stracciato in alcuni punti. Ma dove comprarne uno nuovo? Ebbe un'idea. Lasciò il cibo per Briseide davanti a lei e uscì dalla tenda. Andò verso lo Xanto, e trovò ciò che sperava: alcune fanciulle che lavavano i loro pepli nell'acqua del fiume, stropicciandoli ben bene con spazzole fatte con crini di asinello. Colse un loro momento di distrazione per rubarne uno a caso e portarlo all'accampamento. Trovò Briseide sveglia che metteva un po' apposto i candelabri e i vassoi d'oro e d'argento.
<<Briseide! Guarda!>> esclamò contento <<è per te! Ti piace?>>.
<<Ma... perché? Non ho fatto nulla di speciale... perché mi fai questo regalo?>> lei era incredula.
<<Perché voglio che tu abbia sempre vesti degne di te. Il tuo peplo era veramente rovinato, così ho pensato di regalartene uno nuovo. Dai, dimmi se ti piace>>.
<<È bellissimo. Grazie mille... come posso ringraziarti?>>.
<<La tua felicità mi basta, cara Briseide>> Achille si sorprese della sua stessa tenerezza e quindi voltò un attimo il viso per poi tornare quello di sempre.
<<Su, mettilo>> incalzò.
Lei stette ferma.
<<Dai... non ti guardo>> soggiunse poi. Si girò, dando il tempo alla fanciulla di cambiarsi. Quando la vide rimase strabiliato:
<<Sembri Afrodite, cara>>.
Briseide arrossì subito, facendo spuntare poi un sorriso grande quanto il suo cuore. Achille allora allargò un po' le braccia, e lei si diresse verso il suo petto contenta, quasi correndo. Lui la strinse, seppellendo il viso nei suoi capelli corvini. Si spostò un attimo, la guardò negli occhi verdi come le foglie d'acanto e le prese il viso tra le grandi mani ruvide, lo sollevò un pochino e ci mise del suo per abbassarsi; Briseide, che già aveva capito, si stava preparando a dare il suo primo bacio, pur sapendo che sarebbe stato un disonore baciare un uomo che non fosse il suo fidanzato. Achille posò gentilmente le labbra su quelle di lei, che si schiusero a forma di bocciolo di rosa, e la baciò, in un modo a metà tra il possessivo, per dire che lei era sua e di nessun altro, e il timido, pieno di paura che non potesse piacerle, che volesse respingerlo.

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