Capitolo XII

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Sasuke

Un tiepido raggio di sole mi scaldava il volto. Fu questo a svegliarmi, unito al fievole ma persistente frinire dei grilli. Lentamente aprii un occhio. La prima cosa che vidi non fu il soffitto della mia camera da letto, ma la vastità turchina del cielo, imbiancato qua e là da soffici nubi bianche.

"Ecco dove ti eri nascosto", esclamò la voce di Naruto, squillante come una tromba.

Ancora frastornato mi sollevai a sedere per poter rendermi meglio conto di dove mi trovassi. Notai i miei piedi inzaccherati di fango ormai secco.

Osservai i folti alberi che mi circondavano : ero alla valle dell'epilogo.

"Se non volevi venire con noi potevi semplicemente dirlo", si stava lagnando Naruto.

"Scusami Naruto", gli dissi distrattamente, troppo impegnato a ricordarmi cosa avessi fatto la sera precedente.

"Sicuro di stare bene? Non hai una bella cera".

Perché ero arrivato fin quassù, e anche senza scarpe? Qualcosa mi stava sfuggendo. Qualcosa di importante.

"Sasuke?".

"Sì?", chiesi voltandomi verso il baka.

"Cosa c'è che non va?".

Stavo quasi per raccontargli di questa strana sensazione, ma notai la sua faccia già sconvolta.

"Niente", surclassai.

"Lo sai che con me puoi parlare, vero? Non devi tenerti tutto dentro", mi disse supplichevole.

"Ho imparato la lezione Naruto", lo rassicurai.

Quando vidi la sua bionda testa sparire oltre il pendio mi ributtai sdraiato sul terreno a rimuginare sui miei pensieri.

"Cosa mi sta accadendo?".

Portai le mani sopra il viso scrutandole con occhio clinico, e allora notai che mancava il bracciale. Che lo avessi perso?

Qualche ora dopo feci ritorno al villaggio, i piedi doloranti e la testa che sembrava sul punto di scoppiare.

"Tutto bene?", mi chiese una voce sottile e timida.

"Sì, sto bene", risposi in malo modo senza nemmeno voltarmi verso colei che mi stava rivolgendo la parola.

"Non sembra che tu stia bene", continuò con una punta di sfrontatezza.

"Allora perché me lo hai chiesto?".

"Cortesia".

"Allora sii cortese e lasciami in pace", grugnii per dirigermi verso casa.

Una mano mi afferrò per il polso fermandomi sul posto.

"Non posso più essere cortese con te", mi rimbeccò la voce.

Indignato per un gesto così audace mi voltai, pronto a sputar veleno su quell'insolente, ma....

Non appena i miei occhi incrociarono quelli di lei, un flashback mi investì. Conoscevo quegli occhi, quelle labbra morbide e calde.

"Permettimi di darti un'occhiata", mi stava chiedendo guardinga.

"Sto bene", asserii poco convinto.

"Ne dubito".

"Per quale motivo? Sai almeno con chi stai parlando?".

Alla mia domanda i suoi occhi si ridussero a fessure.

"Certo che so con chi parlo".

"Allora?", la incitai.

"Soffri di amnesia?", mi chiese perplessa.

運命の赤い糸 Unmei no akai ito: il filo rosso del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora