Capitolo VI

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Sasuke

Non appena mi resi conto di trovarmi ancora nel corpo di Sakura un brivido di terrore mi percorse la schiena.

Ero imprigionato nel suo corpo.

Cosa sarebbe accaduto quando lei sarebbe morta?

Poi realizzai: lei morirà per mano mia.

Non riuscivo a ragionare in quel miscuglio di passato, presente e futuro.

Volevo solo ritornare alla mia vita.

«Buongiorno», mi disse una calda e cortese voce, distogliendomi dai mei dilemmi.

Mi voltai verso la porta, e vidi Sai, con in mano una tazza fumante.

Rimasi in assoluto silenzio, non sapendo in quali rapporti fosse la rosa con quello lì.

«Non mi guardare così, Sakura. Ecco, ti ho portato la tua tazza di tè, senza la quale non riesci a carburare».

Tirai un sospiro di sollievo nell'appurare che non avesse usato il diminutivo che era solito usare Naruto, ma non appena il mio cervello elaborò il resto della frase, mille sospetti si fecero avanti, infestando la mia già labile mente come uno stormo di pipistrelli in fuga.

Come faceva a sapere che senza la tazza di tè non carburava?

«Perché mi guardi in quel modo sospettoso? Non l'ho mica avvelenato!».

«Sakura-chan! Guarda cosa ti ho portato per colazione! Anpan appena sfornati! Me li ha regalati quella gentile vecchietta di ieri sera...».

Non appena Naruto ebbe nominato la vecchietta mi si accese una lampadina: lei aveva tagliato il filo, quindi avrebbe saputo sicuramente riportare tutto alla normalità.

Smisi di ascoltare il cicaleccio di Naruto, e uscii di corsa alla ricerca della vecchietta.

Non appena la vidi l'afferrai bruscamente per una spalla e la tirai all'interno di un vicolo, per parlare senza correre il rischio di essere interrotti dal baka.

«Ahi! Che modi!», esclamò.

«Devi rimettere tutto a posto», le ordinai.

«Di grazia, cosa dovrei rimettere a posto?».

«Voglio ritornare nel mio corpo».

«Non ti piace il corpo della tua amica?»

«Non è mia amica!», ringhiai.

«No? Apri gli occhi Sasuke, il bivio si avvicina», mi bisbigliò.

«Quale bivio?».

«Credi davvero che tu non stia modificando l'avvenire? Solo tu puoi salvarla!».

«Non mi interessa salvare nessuno: non sono un eroe!».

«Non sei stato in grado di tagliare il bracciale, perché ti ostini così tanto a rinnegare i tuoi sentimenti?».

«Io non ho sentimenti».

«Arriverà il giorno in cui sarai in grado di vedere il futuro che meritavi, e sarà troppo tardi per riaverlo indietro».

«Blateri, vecchia».

Di fronte al mio insulto mise una mano dentro una tasca. Mi misi in posizione di difesa, convinto che stesse per attaccarmi, ma ciò che fece, a suo modo, fu ancor peggio.

Infatti estrasse un pugno di polvere che mi soffiò dritto in faccia.

Era notte, l'aria frizzantina era satura di risate e spensieratezza, impregnata dall'odore delle vivande che venivano offerte per pochi yen ai passanti. Le strade erano affollate di bambini, e famiglie che passeggiavano con addosso i loro variopinti kimoni. Le lanterne, appese tra i vari edifici, gareggiavano con le stelle nel loro immenso splendore.

運命の赤い糸 Unmei no akai ito: il filo rosso del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora