|Capitolo 1|

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Mi ricordo che avevo litigato con mio padre, quel solito vecchio suscettibile ubriacone, era diventata ormai un'azione quotidiana.

Lui tornava a casa, e per qualche ragione che non spiegava mai, era nervoso. Così nervoso da aspettare che faccessi un minimo errore per scaricare tutto il suo stress con me.

Sono sempre cose banali, alla fine.

Per esempio, quella volta lì avevamo litigato perché avevo lasciato nel suo bagno il mio spazzolino da denti. Robe da pazzi, pazzi come lui.

Quella volta, al posto di chiudermi in camera mia, uscii e andai in un parco vicino a casa mia. Una volta giunta al parco decisi di entrare in una delle vecchie case abbandonate dove di solito ci andavo nei giorni di pioggia con i miei amici a raccontarci storie paurose. C'era freddo, e nel sentiero per arrivare alla casa si sentiva il forte profumo di umidità, si notava pure la grande quantità di muschio. Si sentiva il fruscio delle foglie che si muovevano col vento o che spostavo per liberarmi il passaggio. Gli uccellini, però, quelli che cantavano sempre, questa volta non si sentivano. Come se riuscissero a sentire la mia tristezza. Oltre alle foglie e alle goccioline d'acqua che scendevano da queste sembrava non ci fosse nessun'altre forme di vita. Voi direte, ma l'acqua non é viva. Per acqua, io intendo anche tutti quei batteri o esserini che essa raccoglie durante il suo cammino e che trasporta, quindi si, l'acqua é viva. L' acqua è vita, fonte di vita.

Dopo cinque minuti di cammino, arrivai davanti alla casetta e come mio solito, accesi una Marlboro ed entraii. Dentro era buio, c'era però una piccola finestra che faceva entrare una debole scia di luce, quella poca che riusciva a filtrare tra tutte le piante che circondavano quel posto. Il tetto era messo maluccio, c'era qualche buco da cui entrava la pioggia e non dava l'idea di poter reggere ancora per parecchi anni. I muri erano pieni di scritte d'amore e di date. Questo era il posto perfetto per gli innamorati, lontano da tutto, immersi nel nulla, soli soletti. Insomma, il posto ideale per fare l'amore, magari anche per la prima volta. Magari se fossi ancora findazata, se lui ci fosse ancora, potrei venire anch'io qui con lui. Che poi, secondo me, é il sogno di ogni ragazza passare una giornata di pioggia in una casa abbandonata con il proprio ragazzo.

Non facevo altro che fantasticare, non potevo accettare la realtà. Non volevo.

La Marlboro era finita, e io avevo già smaltito la rabbia per il litigio con mio padre, presi la borsa e tornai a casa dopo aver sciacquato le mani ad una fontanella lì vicino ed essermi ficcata in bocca una gomma da masticare per far svanire il solito odore di fumo.

La fine del mare.♥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora