uno

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Entro all'aeroporto di heathrow trascinando a fatica la valigia, il bagaglio a mano e tengo in spalla il mio zainetto dirigendomi verso il ceck in, mi metto in fila e subito mi arriva un messaggio da Cody: "sei arrivata?" chiedeva.
Rispondo velocemente prendendo il passaporto dal portafogli e attendendo il mio turno.
Arriva dietro di me un ragazzo circa della mia età con due valigie più grandi di lui, la felpa azzurra con il cappuccio alzato e due cuffiette bianche nelle orecchie accompagnate dalla testa chinata leggermente verso il basso.
Imbarco i miei bagagli e mi dirigo alla dogana, posiziono lo zainetto nel contenitore e passo nel metal detector, incredibile suono sempre, sarà l'orologio o l'anello stavolta; mi controllano e mi lasciano andare così mi riprendo ciò che é mio e guardo al tabellone: 11.30 Los Angeles BA261 gate show 10.15, perfetto, ho circa mezz'ora prima che espongano il gate per fare colazione
"un double chocolate chip medium grazie" il commesso di starbucks mi chiede il nome e lo riporta sul bicchierino, fantastico! questa volta ha scritto giusto Alexis.
Mi siedo aspettando le 10.15 mentre sto al telefono con Cody, è difficile a volte avere il ragazzo, che ha sempre vissuto a Los Angeles, che frequenta l'università a Londra.
Mi soffermo a parlare più del previsto quando mi accorgo che sono già 10.25, okay, gate A10,
scendo le scale mobili di corsa e mi rimetto seduta per aspettare l'imbarco, noto nuovamente il ragazzo di prima seduto circa di fronte a me.
Si guarda intorno ogni tanto poi torna con la testa bassa a fissare il cellulare, è un bel ragazzo, abbronzato e con dei bei lineamenti, distolgo lo sguardo quando annunciano finalmente che i passeggeri del gruppo 2-3 possono iniziare a mettersi in coda e entrambi ci alziamo per andarci.
Controllano i biglietti a tutti e dopo essere saliti sul pulmino saliamo in aereo, lui si siede e io, guardando il mio biglietto noto che sono seduta al 13B accanto a lui.
Mi fa un mezzo sorriso e torna nel suo mondo guardando fuori dal finestrino.
Dopo le norme di sicurezza l'aereo decolla, pronti per undici ore?
Mi sistemo anche io le cuffie e mi addormento per la prima mezz'ora abbondante.
Mi sveglio e mi guardo intorno notando sul piccolo schermo che siamo ancora molto lontani, la canzone finisce, e prima che ne inizi un'altra sento il ragazzo di fianco a me tirare su con il naso, mi giro, ha la testa china sul telefono mentre fissa la fotografia di un ragazzo veramente bello, noto qualche goccia, probabilmente lacrime, sulla pelle delle sue cosce, scorre sullo schermo e appare un'altra foto, di questo ragazzo moro e un'altro biondo, non l'ho visto bene in faccia, ma dal ciuffo biondo deduco sia lui, alza lo sguardo sul sedile fissando il vuoto e lasciando scorrere altre lacrime, fermo la mia musica e mannaggia alla mia impulsività, ancora prima di pensare dico "vuoi un fazzoletto?" sorrido imbarazzata per la cazzata che ho appena detto, una domanda più sensata no eh?
Mi sorride e fa segno di no con la testa "hai voglia di parlarne?" chiedo "sempre se vuoi,
abbiamo ancora una decina di ore, almeno passiamo un po' di tempo"
annuisce asciugando con la manica della felpa le ultime lacrime
gli stringo la mano, ah già non mi ero presentata: "Alexis" lui ricambia "Federico"
"è un po' complicato però" mi dice e noto il suo accento italiano come il nome
"tranquillo" sorrido
"dunque, da dove inizio?" esita qualche secondo e poi riprende a parlare
"prima di conoscere Benjamin ero etero" ridacchia nostalgico "papà è di Londra, mamma di Los Angeles, si sono separati un anno fa, e questa è la seconda volta che lo vado a trovare... stavo fumando la terza sigaretta della giornata, il fumo usciva dalla mia bocca dopo ogni tiro di Malboro light, giocavo con i lacci delle vans annoiato già al secondo giorno lì con mio padre, non abbiamo mai avuto un bel rapporto, e quando ha lasciato la mamma è peggiorato, loro si erano conosciuti in un università in Italia, mio padre è italiano ma per amore si è trasferito a Los Angeles da mia Madre, quando ha conosciuto la sua nuova fiamma londinese sul lavoro; avevo sentito in lontananza delle voci e delle rotelle sfrecciare veloci sull'asfalto di quella cittadina poco lontana dalla grande capitale inglese, arrivati davanti a me i quattro ragazzi si erano fermati quando quello in testa aveva esclamato "oh cazzo si"
seguito da un "tu hai da accendere vero?" voltato nella mia direzione.
L'avevo guardato leggermente male, possibile che su quattro neanche uno avesse un accendino? ma lui mi aveva anticipato "il ricciolo non fuma e gli altri due hanno scommesso su chi riesce a stare di più senza sigarette, io invece l'ho finito" aveva spiegato i miei dubbi senza che io parlassi "eccoti" gli avevo dato il mio accendino azzurro "tienilo pure tanto è quasi finito, io ne ho già un'altro di scorta" mi aveva ringraziato ed era sfrecciato via in tre secondi
Mi erano rimasti impressi i suoi occhi, erano azzurro ghiaccio e così... profondi?
Nei giorni seguenti, non avendo nulla di interessante da fare, giravo West Drayton o stavo fuori di casa a fumare, a mio padre il fumo dava fastidio.
Un giorno passavo per la via principale quando avevo visto il ragazzo di qualche giorno prima camminare nella direzione opposta alla mia
"ehi ciao sei solo?" mi aveva chiesto
"a quanto pare" avevo risposto imbarazzato
"ti va di venire a bere qualcosa con me?"
come così? era stato così diretto e spontaneo da sorprendermi, così avevo accettato, non avevo comunque nulla da fare.

undici ore per un amore - fenji Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora