Finisco l'ennesima sigaretta e ne prendo subito un'altra; ho fatto un altro incubo. Sciolgo i miei lunghi capelli facendoli ricadere sulla schiena, smossi dal leggero venticello estivo;
Butto la sigaretta anche se è solo a metà ed esco dalla camera per andare in cucina, ormai il mio sonno è andato a farsi fottere.
Sento dei rumori provenienti dalla cucina, forse Stu si è svegliato di nuovo? Non lo so, ho la mente annebbiata, saranno le tre del mattino, niente che un buon bicchiere d'acqua non possa risolvere. La stanza è buia, di solito lui accende la luce; sospettosa prendo la prima cosa che mi capita sottomano brandendola come fosse una spada, magari sono entrati dei ladri; accendo la luce trovando Murdoc che gattona, tastando il pavimento con una mano come a cercare qualcosa.
"Murdoc, si può sapere che cazzo ti sei fumato? Da quanto sei qui?"
Lui in tutta risposta tasta il terreno più freneticamente dicendo "Non la trovo! Non la trovo!"
"Cosa non trovi?" Chiedo spazientita. Lui ripete quelle frasi, mentre guarda sotto il divano. Io allora riempio un bicchiere con l'acqua del rubinetto e gliela butto in faccia; lui si siede a terra e si passa una mano sulla faccia, si guarda intorno e poi focalizza il suo sguardo su di me, "Sei pazza??"
Mi chiede indetreggiando e poggiando la schiena sul divano come se fossi il più terribile dei mostri, capisco di non essere il massimo della bellezza alle tre di notte ma questa reazione forse è un po' troppo esagerata!
"Mi spieghi quanto hai bevuto?" Chiedo guardando la moltitudine di bottiglie sparse per la cucina a braccia incrociate. Lui si guarda intorno nervosamente, non riesce a fissare lo sguardo. "Non la trovo! Non trovo più la mia bottiglia!" Io prendo una bottiglia ancora mezza piena abbandonata in una angolo e gliela sventolo davanti al naso. "Intendi questa bottiglia?"
Lui agita le mani in aria cercando di prendere la bottiglia, ma io la metto troppo in alto perché lui la possa prendere da seduto, allora cerca di alzarsi ma finisce subito col muso spiaccicato a terra. Allora mi avvicino al lavandino e verso tutto il contenuto della bottiglia fino a svuotarla completamente. "No!" Esclama lui mentre cerca di rialzarsi fallendo ogni volta miseramente; quando finalmente riesce a stare in piedi si precipita verso di me, io indietreggio ma lui si sporge sul lavandino e comincia a vomitare tutto l'alcool bevuto prima; io mi avvicino e gli tolgo i capelli dalla fronte imperlata di sudore, mentre i conati provocano degli spasmi in tutto il suo corpo; mi fa quasi pena. Quando finisce faccio scorrere dell'acqua nel lavandino per pulire quello schifo, mentre lui appoggiandosi al piano della cucina arranca verso il frigo, prende una bottiglia d'acqua e se la scola in cinque secondi, poi si gira verso di me che lo sto fissando con un sopracciglio alzato. "Sei ridicolo." dico io a un certo punto. Lui riduce gli occhi a due fessure e si avvicina minacciosamente. "Come prego? Ripeti se hai il coraggio." Io sospiro ed alzo gli occhi al cielo."Sei. Ridicolo. Hai bevuto così tanto che poco fa non riuscivi nemmeno a stare in piedi e scommetto che in quel lavandino hai vomitato anche l'anima." Lui si avvicina ancora di più e io indietreggio per mantenere le distanze ritrovandosi con le spalle a muro. "Non ti permetto di parlarmi così."
Ho voglia di dargli un ceffone.
"Come dovrei parlarti, scusa? Ti trovo in camera di 2D mentre lo stai picchiando senza che ti abbia fatto niente, ubriaco ovviamente, e poi ti trovo qui buttato a terra che cerchi una bottiglia piena tra tutte quelle vuote che ti sei scolato senza riuscire nemmeno a reggerti in piedi! Mi fai pena!"
Lui mette le mani sul muro ai lati della mia testa, troneggiando su di me; questi sono i momenti in cui vorrei essere alta quanto 2D. "Perché lo difendi? Ti piace forse?" Chiede in un ringhio. "Ma chi??" Chiedo stranita. "Non fare la finta tonta! Lo sai che sto parlando di quell'idiota di 2D!" Dice urlandomi in faccia. "E che cazzo, calmati!" Gli urlo di rimando io; lui sembra calmarsi, così continuo "Punto uno: non sono affaracci tuoi, visto che non sono né la tua ragazza né niente. Punto due: io difendo tutti quelli che vengono picchiati senza un valido motivo, quelli che devono sottostare a degli idioti che si credono chissà chi, quelli come me." Poi sposto leggermente il margine della canottiera, mostrando vari lividi sul collo e sul petto che spiccano sulla mia pelle quasi bianca; lui con un dito ne sfiora uno facendomi venire i brividi, "Come te li sei fatta questi?" Chiede con un tono di voce basso, quasi bisbigliando; decido di raccontarglielo, tanto domani non ricorderà niente. "È stato mio padre. Da quando mia madre è morta durante una sparatoria lui ha cominciato a drogarsi e a bere, scommettendo grosse cifre di soldi spesso perdendo, per racimolare dei soldi cominciò a organizzare giri di prostituzione e droga, usando molto spesso me come intermediario. Mi costringeva ad andare a letto con i suoi clienti più ricchi e ogni volta che mi rifiutano mi picchiava. Questi me li ha fatti una settimana fa." dico indicando tristemente i lividi. "Mi ha picchiata così forte che sono svenuta. Dopo quell'episodio decisi di scappare, quindi eccomi qui." Dico infine con gli occhi lucidi al ricordo di quei giorni così dolorosi.
"Da quanto va avanti questa storia?" Richiede lui stavolta sussurrando.
"Da sette anni." Lui sgrana leggermente gli occhi, poi con una mano mi accarezza piano una guancia facendo piccoli cerchi invisibili con il pollice. Si avvicina lentamente al mio viso mentre mi guarda negli occhi, poi li chiude e si avvicina ancora di più a me. Voglio veramente lasciarlo fare? Come faccio a sapere che non è uno stronzo ubriacone proprio come mio padre? Forse lo scoprirò solo dopo. Risco a sentire il suo fiato che sa di birra e tabacco sulle mie labbra ma non si avvicina più di tanto, sta aspettando che io faccia l'ultima mossa; allora metto delicatamente le mani sulle sue guance e lo tiro verso di me facendo toccare le nostre labbra;è un bacio delicato, quasi casto, e mi piace. Picchietta la lingua sui miei denti per chiedere l'accesso, io glielo concedo facendo diventare il bacio più approfondito e meno casto; per la prima volta in sette anni riesco a sentire una sensazione che non sentivo da tanto tempo, una sensazione di sicurezza e protezione.
Dopo un po' si stacca per riprendere fiato e mi guarda negli occhi, poi li spalanca e corre di nuovo al lavandino dove ricomincia a vomitare; io mi avvicino e gli tolgo i capelli dalla fronte come ho fatto prima aspettando che finisca. "Non credevo di fare così tanto schifo a baciare." Gli dico con un sorrisetto, lui mi guarda malizioso e dice "Non ne sono sicuro... forse dovrei ricontrollare~". Io scuoto la testa e dico "No, hai un alito orribile e poi sto morendo di sonno." Mi stropiccio gli occhi e lui dice "Va bene, va bene ho capito, però posso farti un'ultima domanda prima che te ne vada?" Io annuisco incuriosita. "Perché poco fa avevi una scopa in mano?"
Mi ricordo all'improvviso dell'oggetto che avevo preso per difendermi, quindi era una scopa? "Credevo fossero entrati i ladri, idiota!" Rispondo dandogli un pugno sulla spalla, ridacchiando. A un certo punto sento un rumore proveniente dalla porta, ci giriamo entrambi e vediamo una Noodle assonnata con uno strano sorrisetto stampato sulla faccia.
"Ho interrotto qualcosa?" Chiede lei sempre con quel sorriso. Io divento completamente rossa e sposto lo sguardo da lei a Murdoc. "N-no, non hai interrotto un bel niente!" Dicendo questo scappo in camera mia sorpassando Noodle in vestaglia e chiudo la porta a chiave, ancora rossa ma con un sorriso che non riesco ad estinguere.
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Shared Destinies: Destini Incrociati
Fiksi PenggemarLei: una giovane donna, con un passato difficile pieno di sfruttamenti e continui abusi, stanca di essere considerata solo un oggetto, da persone ipocrite e superficiali, per niente innocente. Lui: un uomo, anche lui dal passato difficile, stronzo e...