P.O.V EMMA
Il giorno successivo corsi da un'aula all'altra. Avevo il cuore in gola, ben sapendo che da un momento all'altro avrei potuto imbattermi in Filippo, quindi tenevo gli occhi fissi davanti a me. Letteralmente.
Durante l'ora di matematica non ero riuscita a non pensare a quello che era successo la sera prima. Le sue mani, le sue labbra, il suo...
No. Basta così.
Mi era piaciuto. Dovevo ammetterlo. Ma perché mai avrebbe dovuto baciarmi se non per dimostrare che poteva farlo? E perché diavolo io gliel'avevo permesso?
Decisi di considerarlo un accesso di ubriachezza da parte sua e un crollo emotivo da parte mia.
Avevo stipato la mia roba in fretta e furia nell'armadietto e stavo girando l'angolo per andare in mensa, cercando di non gurdarmi troppo in giro.
<<Ops>>.Buttai fuori tutta l'aria che avevo nei polmoni e cadì a terra.
Che diavolo...?
Trasalí per il dolore al sedere, che avevo sbattuto sul pavimento, e cercai di capire cosa mi aveva fatto perdere l'equilibrio.
Alzai lo sguardo, trattenni il fiato ed ebbi una fitta allo stomaco alla vista di Filippo che incombeva su di me.
Merda. Gli ero cascata addosso. Proprio io, che avevo tentato disperatamente di evitarlo come la peste. Energia sprecata.
Proprio non riuscivo a capire com'era possibile che bastasse la sua sola presenza ad annullarmi. Lo fissai con uno sguardo stupito, senza potergli staccare gli occhi di dosso o smettere di pensare a quanto gli stava bene la maglietta che aveva indosso o a com'erano sexy i suoi capelli pettinati in quel modo.
Vedendomi seduta per terra, avrebbe dovuto rivolgermi un sorriso di scherno o uno sguardo arrabbiato. Io arrossí per l'imbarazzo, ben sapendo che dovevo sembrargli proprio una stupida.
Da lui non mi aspettavo niente. Niente di buono, quanto meno.
Filippo mi tese una mano e io lo guardai con gli occhi sgranati, chiedemdomi che diavolo stesse facendo.
Mi stava...aiutando?
Mi stava tendendo la mano, con il palmo rivolto verso l'alto, e quel gesto mi fece venire i brividi.
A quel punto lui inarcò un sopracciglio, come se quell'attessa lo stesse scocciando.
Il suo atteggiamento arrogante mi diede sui nervi.
Oh no, amico, non voglio nessun favore da te.
Mi alzai da sola, mi diedi una pulita ai jeans, gli passai accanto e girai l'angolo.
Il mio corpo reagiva positivamente alla sua presenza, ma il mio cervello aveva deciso per una politica di tolleranza zero...da quel momento in poi.
Simone e io ci vedemmo venerdì sera dopo la partita. Volevo ancora uscire con lui, anche se avevo passato la maggior parte degli ultimi due giorni a cercare di non pensare a qualcun'altro. Non c'era niente tra me e Filippo. Non c'era alcun motivo di rinunciare a un appuntamento con Simone solo perché avevo baciato un altro, anche se mi sentivo in colpa.
Simone era un tipo alla mano. E io avevo bisogno di una persona così. Dovevo solo tenere il mio corpo sotto controllo.
Maledetti ormoni.
<<Bhe, vorrei chiederti una cosa>> Avevamo finito la pizza e Simone sembrava divertito ma un po' intimorito.
<<Allora>>. Mi portai l'indice alle labbra. <<No, non ho nessuna controfigura e no normalmente non mangio così tanto>>, scherzai, bevendo un sorso di Coca-Cola.
<<Non era quello che volevo sapere>>. Mi sventolò un dito davanti alla faccia <<Sentiamo>>
<<Nella tua presentazione parlavi di un ragazzo che hai sentito suonare nel aula di musica una canzone di de André giusto?>>
Annuí, chiedendomi dove volesse andare a parare.
<<Filippo va spesso in quel aula a suonare. E de André è uno dei suoi cantati preferiti.>> osservò.
Mi si imperlò la fronte di sudore, ma annuì di nuovo. Sapevo che aveva capito, ma non avrebbe avuto alcuna risposta se era questo che cercava. Ero stata già abbastanza incauta da baciare Filippo, di nascosto a lui, ma si era trattato solo di un bacio. La questione sarebbe finita li. Non avrei spiegato a Simone qualcosa che nemmeno io ero in grado di capire.
<<Quindi?>>. Incrociò le braccia sul tavolo e vi si appoggiò.
<<Cosa vorresti sapere?>>. Speravo che facendo l'evasiva ne sarei potuta uscire pulita, convincendolo a smettere di farmi quel genere di domande.
Simone si voltò, ma poi tornò a guardarmi e ridacchiò. <<Ho notato che durante la presentazione lui non si è distratto nemmeno per un secondo. Era lui vero?>>. Mi rivolse uno sguardo interessato.
<<Che vuoi dire?>>. Fare la ritrosa mi veniva sempre facile. Avrei potuto continuare per tutta la notte.
Lui aveva l'aria di chi sta trattenendo un sorriso, ma insistette.
<<La tua presentazione quel ragazzo era Filippo>>
<<Anche se fosse...ormai Filippo...non significa più niente per me...>>
Lui accennò un sorriso, soddisfatto per la risposta che mi aveva strappato.
Prendendomi per mano, mi condusse fuori dal ristorante, verso la sua auto.
<<Non sei mai stata al P 25, vero?>>
<<No>>.
Il P25 era una fabbrica abbandonata dove qualche volta alcuni gruppi musicali si organizzavano per suonare, quella sera degli amici di Simone, Einar, e Filippo avrebbero suonato li.
<<Bhe, ti piacerà. E tu piacerai a loro>>. Mi posò gli occhi sul seno, poi li distolse in fretta. Tutt'a un tratto desiderai avere indosso una maglietta qualsiasi. Per fortuna il top bianco si intravedeva appena sotto il corto chiodo, ma io mi sentivo comunque seminuda. Quell'impellente bisogno di coprirmi mi infastidì.
Avrei dovuto essere carina per Simone quella sera giusto?
O forse non era a Simone che pensavo mentre mi vestivo.
<<Io piacerò a loro? E perché mai?>>, gli chiesi.
<<Perché sei deliziosa>>. Scosse il capo e mise in moto.
Percorremmo la lunga strada sterrata che portava alla fabbrica. La struttura avrebbe dovuto essere immersa nel buio a quell'ora della notte, ma con tutto il traffico di auto che andavano e venivano era illuminata come una discoteca il sabato sera.
<<Vorrei lasciare la macchina qui. Non ti secca camminare un po', vero?>> mi chiese Simone. Non c'era molto spazio per parcheggiare, dal momento che l'ora del concerto era vicina.
<<Va bene>>. Ero nervosa, percepito un senso d'attesa nell'aria. Scesi dalla macchina, felice di aver indossato le Converse. Il ghiaietto era pieno di pozzanghere.
<<Su dammi la mano>>, si offrì Simone, che aveva fatto il giro dell'auto per venirmi incontro. Mi fece fermare e con un cenno indicò la macchina. <<Vuoi lasciare la borsa?>>
<<No, preferisco portarmi dietro il telefonino. Non c'è problema>> Me la sistema i in spalla. Li dentro c'erano due delle mie tre ancora di salvezza.
<<Andiamo>> e ci incamminammo a passo svelto. Non vedevo l'ora di assistere al Concerto e già scorgevo i fari che illuminavano il palco.
Simone mi guidò verso destra, dove sembrava ci stavano aspettando gli altri.
<<Emma>>
Mi voltai e vidi Sephora corrermi incontro. Mi crollò addosso come se volesse abbracciarmi e io faticai a mantenere l'equilibrio.
<<Uau>> esclamai. <<È da cosi tanto che non ci vediamo?>>. Ridendo di quelle dimostrazioni d'affetto evidentemente dovute alla birra, riacquistai un certo contegno.
Simone attirò la mia attenzione e mimò con le labbra "Un minuto", per poi andare a parlare con un ragazzo.
Mi guardai intorno, Filippo era appoggiato allo sportello aperto della macchina di Einar e stava parlando con lui, anche se non riuscivo a vederlo. I capelli gli ricadevano sugli occhi e sorrideva. Un sorriso che gli illuminava il volto...
Oddio qualcuno mi stava strizzando lo stomaco in una morsa.
Quella reazione mi disgustava. Era inaccettabile che tra tutti mi sentirsi presa proprio da Filippo. Ero li con Simone e anche lui era molto carino.
<<Ehi>>. Simone mi raggiunse e mi cinse la vita con un braccio. La sua vicinanza mi infuse calore.
Pregai di sentire le farfalle o qualsiasi altro volatile nello stomaco, ma niente. Averlo vicino o guardarlo negli occhi non mi procurava le sensazioni che avrebbe dovuto.
Dannazione.
<<Ehi>> risposi.<<Ci spostiamo in un punto dove si vede meglio?>>
<<Ti piacciono proprio queste cose eh?>> Simone mi osservò, divertito.
<<la musica e i ragazzi tatuati? Certo>> mi corrucciai, assumendo un'espressione di finto stupore.
<<Vieni da questa parte>> Sephora si spostò verso destra. <<Einar e Filippo hanno parcheggiato vicino al palco. Possiamo guarare il concerto da li>>.
Era li con Einar. Me n'ero quasi dimenticata. Ovviamente voleva vedere il concerto con lui.
Perché no? Ero al di sopra di tutte quelle stronzate, e se Filippo era riuscito a ignorarmi negli ultimi due giorni io avrei fatto lo stesso.
Ci facemmo largo tra la folla, mentre tutti prendevano posto. Filippo era appoggiato sul cofano della sua macchina, mentre Cingeva la vita di Carmen con un braccio. Io smisi di respirare per un istante. Lui mi lanciò un'occhiata, squadrandomi dall'alto in basso. Teneva una gamba sul paraurti e giocherellava con qualcosa che aveva in mano. Aveva la camicia nera sbottonata e sotto si vedeva una maglietta bianca.
Io me ne rimasi li in piedi, sforzandomi di sembrare disinteressata e di posare lo sguardo su qualsiasi cosa che non fosse Filippo. Sudai freddo al pensiero di noi due avvinghiati l'una all'altro.
Il concerto stava iniziando, il batterista inizio a suonare, entusiasmando la folla.
Mi sollevai di nuovo sulla punta dei piedi per vedere meglio e saltellai, emozionata, e non riusci a trattenere un sorriso che mi andava da un orecchio all'altro.
<<Merda!>> udii alle mie spalle e mi voltai a guardare Sephora che si asciugava la maglietta.
<<Mi sono versata la birra addosso>>, mormorò.
Filippo era a qualche metro da lei, ancora appoggiato alla sua macchina, e non stava nemmeno seguendo il concerto. Era concentrato esclusivamente su di me e la sua espressione aveva un che di famigliare. In quel momento, il concerto, Simone e tutti gli altri avevano smesso di esistere.
Emisi un piccolo gemito, avevo il cuore in gola e le farfalle nello stomaco.
Mi stava guardando nello stesso modo in cui mi aveva guardato prima di baciarmi. Non era frutto della mia immaginazione. Era un misto di rabbia e desiderio che mi faceva cedere le ginocchia. A giudicare da come mi aveva ignorato quel giorno e il precedente, rifuggendo persino il contatto visivo, veniva da chiedersi se non fosse stato tutto un mio sogno erotico.
Ma no, non lo era stato.
Trassi un profondo respiro e distolsi lo sguardo, poi mi tolsi la giacca e la tirai a Sephora.
<<Mettiti questa>>
<<Grazie>>. Tenne il bicchiere con una mano e con l'altra se la mise.
Lanciando un' occhiata a Filippo, mi accorsi che aveva il fiato grosso e uno sguardo di fuoco. Il desiderio era sparito.
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Gli occhi del cuore (Iremma)
FanfictionLei dolce e gentile innamorata di lui.... Lui misterioso e freddo come i suoi occhi... Riuscirà l'amore a far sciogliere i più freddi dei cuori?...