Capitolo 36

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P.O.V EMMA

Non stavamo facendo l'amore piano, con calma. Non quella notte. Gli afferrai il volto e lo costrinsi a baciarmi. Avevo bisogno di sentire ogni singola parte di lui dentro di me. <<Ti sento dovunque>>, gli mormorai, bocca contro bocca.
Lui si lasciò sfuggire un gemito roco. <<Ti prego, non dirmi così piccola. Non vorrei che tutto finisse troppo in fretta>>.
I nostri corpi si muovevano all'unisono. Filippo stava per perdere il controllo. Gli si era velato lo sguardo e aveva cominciato a respirare affannosamente.
Gli accarezzai la schiena, bagnata di pioggia e sudore, mentre lo sentivo affondarmi dentro con tutta la forza che aveva. Poggió la fronte contro la mia, strinse i denti e mi guardò muovermi al suo stesso ritmo.
Quando venni, gridai di piacere. Lui continuò, con sempre più foga. Dopo pochi secondi, si irrigidi, chiuse gli occhi e venne anche lui. Restammo distesi, immobili, cercando di riprendere fiato per diversi minuti.
Non esisteva al mondo niente di più bello di quello che avevamo fatto. Era la stessa sensazione se non di più che mi dava la musica. Lo volevo sempre. Lo sentivo ancora dentro e non c'era gioia più grande di sapere che ero io la causa di tutti quei fremiti e di tutto quel sudore.
Quando ci fummo calmati, Filippo si chinò a baciarmi. << Eri vergine>>.
Non si trattava di una domanda, ma di una affermazione.
<<Già>>, replicai debolmente. << Non è che sia uscita poi con così tanti ragazzi, e poi chi mi interessava realmente non mi considerava ricordi?>>
Si tirò un po' su e mi bacio le guance e la fronte. <<Quindi sei mia per davvero>>.
Aveva la voce roca.
Lo sarò per sempre, pensai tra me e me, ma optai per un altra risposta.
<<Solo fino a quando saprai farmi felice>>.
Lui mi fissò con un sorriso eloquente stampato in faccia: sapevamo entrambi che mi aveva appena reso molto felice. Rotolammo e io mi ritrovai sopra. Filippo mi fece scorrere le dita sulla schiena.
<<Non ti addormentare>>, mi impose. <<Posso renderti di nuovo felice tra circa cinque minuti>>.

P.O.V FILIPPO

Avevo accompagnato Emma a casa, finalmente lei era mia, non avevo mai provato nulla del genere per nessuna, ma lei ha sempre avuto la capacità di illuminare quel buio che è la mia anima.
Svolto per il viale di casa quando vedo parcheggiata la macchina di Simone.
Scendo dall'auto, tenevo lo sguardo fisso su Simone, l'odio che gli leggevo negli occhi era qualcosa di cui mai avrei immaginato di essere destinato. Anche se sapevo di meritarmelo, era difficile da digerire.
Lei è con te? chiede guardando verso la macchina.
<<No>>
<<Dov'è?>>
<<A casa sua>>
Simone mi viene vicino. Cazzo, non volevo picchiarlo. Io volevo Emma e basta.
La vera Emma quella che lui non conosceva, quella che non sarebbe mai stato capace di amare.
<<Come hai potuto Filippo? Tu per me sei come un fratello.>>
Il dolore nel suo sguardo era come una lama che mi traffiggeva le budella. Non abbastanza da farmi pentire, ma comunque un male cane.
<<Tu non la conosci, non l'hai mai conosciuta>>
<<Non la conosco? Ah secondo te io non la conosco? Ma chi ti credi di essere Filippo? In tutto questo tempo non ti sei mai accorto di lei. Sei sempre stato con altre ragazze, non ti importava nulla. Poi un giorno io ti dico che mi piace Emma e voi due diventate amici? Cos'è successo di preciso?>>
Dovevo dirgli la verità. Se la meritava ma non potevo senza Emma era anche la sua storia.
<<Abbiamo passato del tempo insieme. Simone io e lei siamo simili, lei riesce a capire il mio inferno, io ho perso mio fratello, lei sua madre.>> Mi interruppi e lo fissai. C'era una cosa che doveva sapere, una verità che spettava a me dire.
<<Lei è la mia luce, io la amo>>
Simone rimase a bocca aperta, poi la serrò con forza nello spazio di un secondo. Si stava preparando a tirarmi un pugno. Lo capivo dalla posizione in cui si era messo.
<<Tu ami Emma...>> ripete allibito e rabbioso
<<Ma ti rendi conto che la farai solo soffrire, sei incasinato, non sei mai stato fedele>>
<<Se non sbaglio anche tu non sei stato fedele con lei, o ti sei dimenticato Carmen>>
<<Si, non lo sono stato, ma almeno io non li farei mai del male?>>
<<Neanche io, non gli farei mai nulla>>
<<Sei sicuro? Forse tu no, ma tuo padre è libero, pensi di riuscire a proteggerla anche da lui e se non ci riuscissi? Lasceresti morire anche lei.>> Il pugno si schiantò contro la sua faccia prima ancora che mi rendessi conto di quello che stavo facendo.
Simone barcollò all'indietro, il sangue che gli colava dal naso.
Gridò di rabbia e mi si scagliò addosso, buttandomi a terra.
Il suo pugno mi tocco la mandibola solo perché sapevo di meritarmelo, ma era il primo e unico colpo che avrei preso da lui. Il sangue che gli colava dal naso sulla bocca mi obbligava a fare tutto il possibile per trattenerlo, non volevo colpirlo di nuovo ma, poco ma sicuro, lui non avrebbe colpito me.
<<Piantatela, tutti e due!>> la voce di Einar ci colse di sorpresa, corse verso di noi, eravamo talmente presi che non lo abbiamo visto arrivare. Ma Simone continuava a tentare di colpirli e io cercavo di bloccarlo.
<< Sei un bastardo, Filippo. Lei é una brava ragazza. Tu non le puoi dare quello che posso darle io>>
Le sue parole mi fecero di nuovo perdere il controllo per un attimo, così che gli scaraventai un altro pugno contro la guancia. Merda. Doveva piantarla di dire stronzate.
<<Chiudi quella bocca, Simone>> urlai , togliendomelo di dosso.
<<È la verità, e tu lo sai. Solo che è troppo stupida per rendersene cont...>> Non fece in tempo a finire la frase che l'avevo già buttato a terra, e gli stringevo la gola con la mano.
<<Non ti azzardare mai più a darle della stupida>> lo minacciai. Aveva passato il segno. Io gli volevo bene, ma ne volevo di più a lei.
<<Adesso basta. Lascialo. Filippo>> intervenne Einar.
<<Questa storia è già andata avanti troppo a lungo. Siete amici, non potete rovinare così il vostro rapporto, siamo come una famiglia.
<< Lui non è la mia famiglia>> Le parole di Simone pungevano, ma se fosse stato lui a portarmi via Emma io mi sarei sentito allo stesso modo. Smisi di soffocarlo e mi rialzai, allontanandomi. Ma senza staccargli gli occhi di dosso.
Einar guardo Simone <<Pulisciti la faccia dal sangue e torna a casa. Ne riparlerete quando entrambi starete più calmi>>
<< Va bene, ma andrò io a prendere Emma devo parlare con lei, questo me lo devi>>
Furono queste le ultime parole che Simone disse con disgusto prima di girarsi e andare via.

Gli occhi del cuore (Iremma)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora