9)Annabeth

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Da circa cinque minuti regna il silenzio nel salotto della Casa Grande. La tensione si potrebbe percepire da chilometri e chilometri di distanza per quanta se ne è venuta a creare. Ma la cosa che mi fa innervosire di più è che quel silenzio esiste per colpa mia, se vogliamo definirla così. Anche perché non ho chiesto io a mia madre di far parte di una maledizione che in tutti i modi possibili mi farà morire. Quindi... viva la vita!
Oddio sto pensando come Percy, ci manca solo che sogni torte azzurre...
« Annabeth ci puoi spiegare cosa sta succedendo?!» sbotta spazientito Percy dall'altra parte della stanza. Ebbene sì, Percy non è vicino a me come nelle altre riunioni e per questo mi sento malissimo. Ora tutti gli occhi sono puntati su di me, con l'aggiunta di un ghigno divertito da parte di mio cugino.
Faccio un bel respiro e prendo le mani delle persone che mi hanno aiutato con questo problema fin dall'inizio per darmi coraggio. Rachel e Piper stringono maggiormente la presa come a dire che ci saranno qualunque cosa accada.
«Tutto è iniziato da quando ho recuperato l' Athena Partenons, o meglio da quando siamo rientrati al campo per combattere Gea. Mia madre ha scagliato una maledizione sul figlio che l' avrebbe recuperata servendosi della statua...»
«Di che maledizione si tratta?» chiede Talia con uno sguardo a dir poco furibondo.
«Si tratta della Maledizione dei Due Fuochi...» dallo sguardo che vedo sui loro volti capisco che non sanno di cosa diavolo sia, a parte Chirone, il quale mi rivolge uno sguardo di compassione.
« E di cosa si tratta?» chiede Percy esprimendo la muta domanda che aleggiava nella stanza.
Io deglutisco più volte, con tutta l'intenzione di rimanere zitta ma a quanto pare gli Dei non sono d'accordo.
« Forza cuginetta, dillo in cosa consiste la maledizione, chiarisci tutti questi dubbi.» mi deride Magnus con il suo solito sorrisetto.
« La Maledizione dei Due Fuochi ha come creatori mia madre, ma anche... Eros. - mi prendo un attimo per prendere fiato - La maledizione si manifesta con gli attacchi di panico e la divisione del cuore, letteralmente. Per l'ultima parte può spiegarvi meglio Piper...» dico guardando in basso. Sento incessantemente gli sguardi di tutti, ma quello che pesa maggiormente è quello di un ragazzo con gli occhi verde-mare.
«Allora, la divisione del cuore è avvenuta gradualmente... ma nell'ultimo periodo gli attacchi di panico sono avvenuti più frequentemente. E il cuore, se ne subirà un altro non reggerà...»
«Ragazze, ottima spiegazione veramente,complimenti ma il punto è perché ? Su Annie, dillo perché hai questa maledizione, dì perché hai questi attacchi di panico, dicci qual'è la ragione.» mi incitò Magnus. Sto zitta. Non voglio dirlo. Spezzerei il cuore al mio Testa d'Alghe. Non posso.
Lo guardo malissimo, sono sicura che se gli sguardi potessero uccidere, mio cugino sarebbe già morto e stecchito.
«Non lo vuoi dire? Bene lo farò io, cuginetta. Il motivo di tanto dolore s...» non finisce la frase che Rachel si alza e gli urla contro.
« Taci! Santi numi! Sei insopportabile! Questa cosa deve dirla solo e unicamente una persona, e di certo non sei tu!» Era furiosa.
Dopo questo commento iniziano a litigare.
«Basta!» grida Piper perdendo le staffe.
In tutto questo Percy non mi aveva staccato gli occhi di dosso.
Presi un respiro tremante, sapevo che stavo per piangere ma non dovevo cedere.
« Mi vengono questi attacchi perché mia madre detesta la persona che amo...» dico queste parole maledettamente difficili, con lo sguardo, velato di lacrime, negli occhi sconcertati di Percy. Fa male vederlo così, è straziante.

POV'S PERCY

«Mi vengono questi attacchi perché mia madre detesta la persona che amo...» e lo dice. Dice quelle parole con gli occhi velati di lacrime impuntati nei miei. Con la voce tremante.
Cosa sto provando?
Posso sintetizzarlo con una sola frase: In questo momento preferirei mille volte essere sbranato da Cerbero.
Non posso accettare una cosa del genere. Lei non doveva e non deve subire niente di tutto questo.
Sembra che nella stanza ci siamo solo noi. Come se gli altri non ci fossero più.
« C'è un rimedio?» chiede Grover.
La sua voce però mi arriva ovattata.
«Sì, più o meno. Per far cessare tutti questi dolori dovrei tornare a San Francisco, lasciare Percy e mettermi con un mortale...» a quel punto non ce l'ho più fatta. Mi sono alzato e sono uscito da quel salotto. Dovevo sfogarmi, ma a quell'ora l'arena era piena di semidei. Così andai nel posto che mi metteva più tranquillità. La spiaggia.
La brezza che mi scompiglia i capelli neri e l'odore del mare mi farebbero, in circostanze normali, rilassare ma sentendomi in subbuglio c'è poco da fare.
Cammino verso l'acqua.
Cammino, l'acqua mi arriva ai polpacci.
Cammino, l'acqua mi arriva alle cosce.
Cammino, l'acqua mi arriva al ventre.
Cammino, l'acqua mi arriva al petto.
Cammino, l'acqua mi arriva sopra la testa.
Camminando mi stavo calmando, la rabbia sembrava più controllata, o almeno più moderata.
Non so quanto sia rimasto in mare, forse due, tre ore, fatto sta che, appena uscito, ritrovai sulla spiaggia la mia Sapientona ad aspettarmi.
Appena mi ritrovai davanti a lei, non sapevo cosa fare. Fortunatamente ci pensò lei. Si catapultò fra le mie braccia e non potei fare a meno di stringerla a me. Sentì i suoi singhiozzi attutiti contro il mio petto, la sua schiena scossa da tremiti e la mia maglietta bagnata di lacrime. Le diedi qualche bacio sui capelli per calmarla, cosa che non avvenne. La presi in braccio stile koala e mi sedetti sulla spiaggia con lei ancora in braccio. La cullai per tranquillizzarla, restando in silenzio e dandole qualche bacio sul capo. Quando smise di piangere la staccai leggermente per puntare i miei occhi nei suoi. Erano gonfi e arrossati dalle troppe lacrime versate. Il viso era rosso e una lacrima scivolò dal suo occhio destro. Prontamente l'asciugai. Annabeth mi prese la mano e se la pose sul viso.
«Da quanto sei qui?» le chiesi.
«Dopo che te ne sei andato sono rimasta qualche attimo sul divano paralizzata e poi sono venuta a cercarti. Sarò qui più o meno da tre ore.»
Annuì soltanto. Se avessi parlato non so cosa avrei potuto dire.
« Percy...» cercò di dire flebilmente, ma la interruppi subito.
«Annabeth, dimmi che è uno scherzo. Un fottuto scherzo di cattivo gusto.»
Purtroppo scosse la testa e lì tutte le mie speranza cedettero. Tutte le sfide che abbiamo passato per stare insieme... Luke, i mostri, il labirinto, Calypso, Crono, l'amnesia procuratami da Era, la statua, Aracne, il Tartaro, Gea... non sono servite a niente.
«Testa d'Alghe, guardami per favore.»,
Spostai il mio sguardo dall'orizzonte a lei.
« Ti amo e mi dispiace per tutto questo casino. Io non lo amo, io voglio te non quel mortale, e sono disposta a morire ma passare gli ultimi momenti con te, invece che vivere e pagare un prezzo così alto, troppo alto. Perché anche se stessi a San Francisco e rispettassi il volere di mia madre, l'altro ideatore della maledizione sarebbe comunque Eros, e lui è una lama a doppio taglio... - una lacrima le rigò la guancia - e credimi, Percy, che quando dico queste cose le penso veramente, come penso veramente che tu sia l'unico che amo e che abbia mai creduto così fermamente in me.» Finito questo discorso mi asciugò una lacrima,che neanche mi ero accorto di avere, sfuggita al mio controllo. A quel punto non mi trattenni più. La baciai con tutto l'amore, la disperazione, il dolore e la tristezza che provavo e lei ricambiò con altrettanto impeto. Le nostre lingue giocavano a rincorrersi disperatamente, esplorando ogni centimetro delle bocche dell'altro, che oramai conoscevamo a memoria, ma che ogni volta generavano una serie di brividi ad ogni minimo tocco.

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Hey!
Finalmente ho aggiornato, ma come avrete ormai capito, questa storia non è finita nella mia mente e che quindi devo aspettare la giusta ispirazione.
Grazie per sopportarmi.
Fatemi sapere cosa ne pensate e cosa vi aspettate nel prossimo capitolo.
Non dimenticate la stellina😉❤
Kiss Kiss
Giuly❤

La maledizione dei due fuochiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora