11) Annabeth

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<< Attenta a quello che fai... Ricorda: ottengo sempre quello che voglio...>>

Non riesco a togliermi dalla testa questa frase è... opprimente. Sono corsa fuori dal padiglione della mensa perchè non riuscivo a pensare ad altro. Devo trovare Magnus.

Mi avvio verso la Casa Grande, cercando di evitare ninfe e satiri. Arrivo alla porta, entro nel salotto e salgo le scale che portano nelle camere da letto. Mi avvicino alla prima porta e busso. La voce di Magnus mi dice di entrare e così faccio.

Dinanzi a me ritrovo mio cugino intento ad allacciarsi le scarpe sul letto. Appena alza lo sguardo rimane per un momento attonito, poi si ricompone. Il suo ghigno ricompare e io non sono poi così tanto sicura di aver fatto la scelta giusta a venire qui, ma d'altro canto, lui è l'unico a potermi spiegare questa assurda e stancante situazione.

<<Buongiorno Annie, dormito bene?>> mi chiede con uno sguardo che la sapeva lunga.

<<Magnus, basta con questi giochetti. Non abbiamo avuto modo di parlare in questi giorni, quindi parla. Ora.>> mi sto scaldando e non è un bene, per niente.

 I miei occhi sono fissi nei suoi. I suoi capelli biondi e leggermente ricci sono un po' arruffati, segno che non se li è ancora pettinati, le iridi grigie mi osservano attentamente cercando di scovare un varco per capire le mie intenzioni, ma è qui che si sbaglia: una figlia di Atena è calcolatrice e per questo gioca bene le sue carte senza lasciar trapelare il minimo indizio o emozione. Magnus mi guarda attentamente per poi sospirare e picchiettare la mano di fianco a lui sul letto, in una muta richiesta di sedermi. Al contrario di quanto spera non mi siedo ma resto in piedi. Perchè? Semplice. Devo dimostrare sia a parole che a fatti che sono superiore a lui, devo metterlo in soggezione. In un combattimento se l' avversario è sotto pressione, più è facile capire le sue intenzione ed avere la meglio nello scontro.

<<Okay. Cosa vuoi sapere?>> mi chiede non togliendomi neanche per un istante gli occhi di dosso.

<<Allora. Partiamo dal...>> sentendo uno scricchiolio provenire dalle scale mi fermo. Molto cautamente mi accosto alla porto. Afferro l'elsa del pugnale che ho preso dall'armeria e apro di scatto la porta puntandolo alla gola della figura che mi ritrovo dietro la soglia della camera. In quell'istante mi sentì pervadere dall'incredulità.

<< Per tutti gli Dei dell'Olimpo! Che ci fai qui Percy?!>> sbottai con uno sguardo non propriamente pacifico.

<<Che ci fai tu qui piuttosto?! Sei scappata e volevo sapere dove stessi andando così di corsa.>> mi guardò invogliandomi a dargli una spiegazione.

<<Senti, dovevo parlare con Magnus il prima possibile. Quindi, visto che ci sei pure tu ormai, entra.>>

Percy fece come gli dissi e si andò a sedere su una poltrona riservando a Magnus uno sguardo torvo.

<<Bene, ora continuiamo. Stavo dicendo: Partiamo dal principio. Perchè te ne sei andato quando avevi nove anni?>> chiesi con inespressività in volto.

<<Perchè avevo fatto un sogno. Avevo ricevuto un messaggio da Atena che mi diceva di allontanarmi da te il prima possibile senza che tu mi seguissi, così ho detto quella bugia per non farmi seguire.>> Mi rispose in modo calmo e, scrutando bene i suoi occhi, noto che dice la verità.

<<Ti penti di quello che mi hai detto?>> chiedo volendo sapere molto di più. Magnus esita prima di rispondere, come se stesse riflettendo sulle conseguenze che la sua risposta causerà, ma poi, dopo un'attesa di pochi secondi per me infiniti, si decide a rispondere.

<<Sì.>> Quella risposta continua a rimbombarmi in testa. Sento i miei occhi diventare lucidi, ma nessuna lacrima sgorga da essi e nemmeno un accenno di un sorriso lascio trapelare per il semplice fatto che, nonostante la risposta, lui è ancora il nemico.

<<Perchè sei tornato?>> domando impaziente.

<<Per avvisarti su quello che rischi.>>

<<Come mai conosci Rachel?>> a quelle parole boccheggia un attimo, ma poi risponde facendo il finto tonto.

<<Non la conosco infatti.>> dice abbassando lo sguardo. Sta mentendo. Persino Percy se ne è accorto. Vorrei dire, io lo amo più della mia stessa vita ma, Santi Numi, lo sappiamo tutti che è un po' tonto.

Fulmino Magnus con lo sguardo e, ne sono più che certa, ha capito che non mia fregato.

<<Okay, okay... Lei è la mia ex.>> dice tutto d'un fiato. Percy ha la mascella che tocca terra, mentre io sospettavo qualcosa del genere. 

<<C-c-cosa?! Siete stati fidanzati?! Quando?!>> domanda il mio ragazzo con lo stesso tono di una portinaia, o meglio, di una Piper che vuole sapere di qualche gossip delle sue amiche, e, fidatevi, ne so qualcosa.

<<Percy, calmati. Sembri una figlia di Afrodite!>> Sbuffo sgridandolo.

<<Comunque, ritornando alla faccenda che devo morire.>> inizio ma vengo subito interrotta.

<<Tu non morirai.>> afferma fermamente Percy. Lo guardo e mi sembra di avere il mondo sulle spalle. Gli rivolgo un sorriso mesto, facendo però ricadere subito dopo l'attenzione su Magnus.

<<Stavo dicendo, ci sarà un altro modo, no? Non posso stare con quel mortale! Troy è di un'antipatia assurda! E soprattutto non posso starci insieme perchè non lo amo... >>

Sento gli occhi del mio Testa d'Alghe bruciarmi il profilo. Magnus tentenna, ma poi risponde alla mia domanda.

<<Beh, un modo ci sarebbe... >> A quelle parole io e Percy ci guardiamo di scatto. Si alza dalla poltrona e viene di fianco a me e mi stringe la mano.

<<Ovvero?>> chiedo impazientemente.

<<Ci sono diverse prove da superare e la posta in gioco è molto alta.>>

<<Dimmi cosa devo fare allora.>> dico impulsivamente.

<<Purtroppo non devi farle solo tu queste prove, ma anche tu Percy.>> dice con uno sguardo dispiaciuto. Ed è qui che il pavimento cede sotto i miei piedi, letteralmente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 18, 2018 ⏰

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La maledizione dei due fuochiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora