CAPITOLO 8

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Sabato mattina nei paddock si può tagliare la tensione con un coltello.

Tutti i piloti sono tesi per le qualifiche del pomeriggio: c'è chi corre per smorzare la tensione, chi ripassa il tracciato, chi beve una tisana calmante e poi c'è Jorge che non vuole nemmeno alzare il culo dal letto.

Ci sono volute 4 sveglie, 5 minuti di urla ed infine una secchiata d'acqua per farlo svegliare.

Questo ragazzo è impossibile!

"Sei proprio una stronza, bastava un bacino e mi sarei alzato subito" sbuffa il numero 61.

"Buono a sapersi, domani almeno, non ci metterò tutto questo tempo" lo rimprovero.

Io sono già pronta, indosso un paio di jeans azzurri strappati, una maglietta nera della KTM e gli anfibi, come trucco ho optato per il mio solito mascara.

Mentre il signorino deve ancora fare tutto e da li a 10 minuti saremmo dovuti essere all'hospitality per fare colazione con il team e la famiglia.

"Dai amore datti una sbrigata, non voglio fare tardi!" urlo per farlo svegliare del tutto.

I suoi occhi si spalancano alle mie parole e un lampo di malizia li attraversa.

"Come mi hai chiamato?" sussurra al mio orecchio.

"Ti ho chiamato amore, ma adesso vai a vestirti o sei single!" lo minaccio, staccandomelo da dosso.

"Va bene capo!" dice, prima di sparire in bagno.

Incredibilmente alle 8 siamo all'entrata dell'hospitality, contro ogni pronostico il mio angioletto ci ha messo solo due minuti a prepararsi e nonostante la maglietta al contrario e i capelli spettinati è bellissimo.

I signori Prado e Ceci sono già seduti al tavolo e quando ci vedono arrivare si alzano per abbracciarci calorosamente.

Mezz'ora dopo siamo tutti sotto al tendone della KTM team De Carli.

L'agitazione è palpabile, i meccanici corrono da tutte le parti per sistemare gli ultimi particolari della moto e Jorge è un fascio di nervi, non l'ho mai visto così.

"Stai tranquilla cara, è normale che sia così" mi rassicura sua mamma "Io e Ceci andiamo a fare un po' di shopping in città, vuoi venire con noi? Ah, ti avviso che non torneremo in tempo per le qualifiche, preferiamo lasciare i suoi spazi a Jorge".

"La ringrazio moltissimo ma preferisco stare qui con lui" rispondo.

"Sei una brava ragazza, sono felice che ti abbia incontrato" dice mamma Prado prima di abbracciarci.

Sono quasi le 10 e i ragazzi del team si spostano nel tendone della MXGP per vedere le prove libere di Tony, lasciando così me e Jorge da soli.

Sono ore che se ne sta li fermo a guardare e questo mi spaventa molto, lui che di solito non sta fermo un secondo e fa mille domande.

"Ei Jorge, che cos'hai?" chiedo chinandomi di fronte a lui.

"Nulla, è solo ansia da prestazione, questa gara è l'ultima e io e Jonass siamo ancora in lotta" sospira "Non capisco più nulla" ed è qui che finalmente riesco ad incontrare i suoi occhi pieni di lacrime.

Mi fa male vederlo così e non sapere come aiutarlo, capisco le sue paure, già nelle sessioni di prove libere lui e Pauls erano molto vicini, c'è in gioco il titolo e l'onore personale.

"Jorge tu sei un campione a prescindere da quello che succederà domani, hai 17 anni e hai dominato questa stagione, sei un talento puro e un ragazzo fantastico. La mattina del primo giorno di scuola ero terrorizzata ma quando tu ti sei girato a parlarmi e ho visto per la prima volta il tuo sorriso contagioso è passato tutto. Comunque vada siamo tutti fieri di te, tu dai il massimo, perché so che puoi vincere e so che oggi puoi fare la pole. Credi in te Jorge Prado perché sei la cosa più bella che la vita mi abbia dato e per questo voglio dedicarti una citazione del Sic: race your life Jorge".

Race your lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora