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«Il numero da lei chiamato è al momento irraggiungibile...»

Evelyn se ne stava seduta sul davanzale della propria finestra, ormai da quasi quindici minuti, con il telefono in una mano attendendo che Lizzy rispondesse.

Sarà stata la cinquantesima volta che provava a chiamare la sua amica; ma lei, prontamente, non rispondeva oppure era occupata in un'altra chiamata.

Le parve quasi divertente quella situazione. Si era ritrovata diverse volte a rimproverare la ragazza per il fatto che passasse troppo tempo con il cellulare, non calcolando abbastanza ciò che la circondasse.

Ora invece sembrava improvvisamente scomparsa dalla faccia della terra.

Decise di arrendersi dopo l'ennesimo tentativo non riuscito. Se in quel momento Lizzy non ci fosse stata, avrebbe portato a termine il suo piano da sola, non poteva mandare tutto all'aria, ora.

Fece sì che il suo sguardo si perdesse ad ammirare lo splendore del sole che lentamente stava svanendo sotto i suoi occhi.

Sorrise a quella visione.

Nei suoi diciassette anni di vita negli Stati Uniti con la sua famiglia era stata costretta a cambiare scuola di volta in volta, a cambiare paese, casa e amici, se così potevano definirsi. In realtà non sapeva neanche lei come definirli, dato che non aveva mai avuto il tempo di entrare a far parte davvero della vita di qualcuno a causa dei suoi continui spostamenti.

L'unica vera amica che avesse mai avuto in tutta la sua vita era Elizabeth. Si era trasferita lì da più di un mese e aveva legato con Lizzy già da subito.

In effetti l'aveva già conosciuta qualche anno prima, in realtà. Si erano incontrate per caso nel suo parco preferito, in Colombia, mentre scattava delle foto. Elizabeth era lì in vacanza con sua madre e notando i suoi scatti le si avvicinò per confrontarli con i propri.

Avevano cominciato a parlare e Eve per una volta in vita sua si era sentita a suo agio e senza la paura di essere giudicata. Si erano scambiate i numeri ed erano rimaste in contatto, fino ad allora.

Ma Evelyn sapeva che molto presto avrebbero dovuto spostarsi nuovamente, per il lavoro di suo padre. E non riusciva a sopportarlo.

Da piccola lo odiava da morire per questa ragione, ma compiuti i quattordici si rassegnò all'idea che probabilmente nella precedente vita doveva essere stata una spietata assassina.

Tornò a riportare la propria attenzione sul paesaggio oltre il vetro della finestra socchiusa. Il cielo era striato di un'immensità di colori diversi, dovuti al sole che ormai stava completamente scomparendo dietro gli alti palazzi di Chicago.

Pensava sempre al sole per darsi la forza di continuare le sue giornate monotone e prive di alcun divertimento tipiche di un adolescente comune. Pensava a come scomparisse ogni giorno lasciando il posto all'oscurità della notte, fino a sparire del tutto, fino a lasciare di sé solo un minimo ricordo. Sembrava come essersi arreso. E invece ogni mattina tornava a risplendere più intensamente di prima.

Questo le aveva insegnato una delle cose più importanti nella sua vita.

Nonostante l'intensità del dolore, solo toccando il fondo si può risalire in superficie, per poi respirare a pieni polmoni quell'aria tanto attesa.

Sorrise impercettibilmente.

Fuori il tempo era tranquillo, contrariamente alle piovose giornate precedenti. Un leggero vento, proveniente dallo spiraglio di finestra aperta, faceva svolazzare i suoi morbidi capelli ricci color nocciola.

Eve sapeva da tempo di aver bisogno di una boccata d'aria fresca dopo tutta quell'apnea. Aveva toccato troppe volte il fondo, nascondendo dietro un sorriso il fatto che stesse affogando.

Roommates // I. Il Profumo Delle VioleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora