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Quella mattina presto a casa Lewis dormivano ancora tutti.

Il primi raggi penetravano dall'unica finestra aperta della casa, al secondo piano. Il leggero vento mattutino faceva svolazzare le soffici tende bianche della camera da letto, mentre il sole illuminava la stanza dai colori verde e bianco.

Nella stanza vi erano due letti singoli, entrambi ancora intatti dalla sera precedente.

Uno di essi era posizionato sotto la finestra, l'altro al centro della stanza.

Su quest'ultimo c'era un giovane, ancora addormentato e che la sera prima dalla stanchezza non si era neanche posto il disturbo di spogliarsi e mettersi sotto le coperte.

Quella che lo circondava non era una stanza molto disordinata, tutt'altro. Una moquette di colore bianco ricopriva l'intero pavimento della stanza, e le pareti color menta erano ricoperte da poster di noti gruppi musicali.

Vestiti sempre al loro posto e libri sempre messi in ordine alfabetico, con segnalibri che lui stesso si procurava dalla sua amata biblioteca della città. Il biondo non era uno come i tanti ragazzi della sua età, che pur di non risistemare creavano la cosiddetta e rinomata "sedia-armadio". Preferiva di gran lunga l'ordine, perlomeno in quel contesto.

La scrivania posta sulla parete dall'altro lato della finestra era impeccabile, che più in ordine non si poteva e dava quel tocco di pienezza all'ambiente dove il ragazzo era solito passare parte della giornata con un libro tra le mani.

Un'intera parete, di fronte ai due letti, era occupata da un mobile sul quale erano sistemati enciclopedie, romanzi, videogiochi e manga di ogni genere.

Al centro era posizionato l'enorme televisore a schermo piatto a cui era collegata una consolle, da lui mai provata. Era perlopiù utilizzata dal suo compagno di stanza Liam, nonché padrone di casa e fedelissimo amico, all'incirca da sempre.

Non riusciva ancora a realizzare che fossero passati già sei mesi da quando il corvino lo aveva ospitato in casa sua, sei mesi da quella fatidica sera. Non sarebbe mai stato abbastanza riconoscente ai suoi due migliori amici per averlo aiutato, quei due migliori amici che ormai da tempo erano diventati come fratelli.

Il biondo sbatté delicatamente le palpebre per abituarsi alla luce del sole, poi dopo alcuni minuti passati steso sul letto si mise a sedere sul materasso.

La luce ormai inondava quasi completamente la stanza, e James dovette sforzarsi di non imprecare già di prima mattina quando i raggi quasi lo accecarono. Si passò una mano tra i capelli e si strofinò gli occhi, poi sbadigliò.

Sentiva la testa martellargli in una maniera impressionante, come se fosse stato appena investito da un treno in corsa. Questo lo portò a fare una smorfia, non proprio piacevole.

Avrebbe dovuto aspettarselo, ogni volta dopo una sbronza del genere si pentiva e si riprometteva di non bere più, o almeno di farlo con moderazione.

Eppure ogni sera si ritrovava in un locale diverso con una birra in mano, pensando "l'ultima e poi basta". Ma al mattino non riusciva mai a ricordare quale fosse stata realmente l'ultima.

Ormai tutti avevano perso la speranza in lui, forse anche James stesso non ci credeva più.

Si ritrovava a dover chiamare qualcuno per tornare a casa, sempre. E per la maggior parte delle volte questo qualcuno era Liam.

Eppure quella mattina aveva frammenti della sera precedente di Kyle al volante, al posto del corvino.

Gli parve strano, Liam era sempre stato disponibile in quelle situazioni, pareva l'unico a capirlo realmente e ad andare a prenderlo sempre nonostante le innumerevoli volte che era tornato a casa sbronzo, senza un minimo di lucidità.

Roommates // I. Il Profumo Delle VioleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora