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Era da giorni che non riuscivo a dormire bene a causa di un incubo.
Avevo una paura tremenda del fatto che sarebbe potuto avverarsi un giorno.
Ogni volta mi trovavo al centro di una stanza completamente nera.
Prima che potessi pormi domande sul perchè mi trovassi in quel luogo, un riflettore mi illuminò il viso, costringendomi a coprirlo con il braccio.
Poco dopo notai di essere in una divisa da calcio, avevo persino i miei occhiali e una coda bassa.
Appena provai a dire qualcosa, capii che nella mia bocca avevo qualcosa di metallico.
A quel punto tastai con la mano i miei denti e sentii una specie di apparecchio.
Esso tirava tutti i denti in modo molto doloroso, tant'è che fui costretta a trattenere le lacrime.
Sul mio viso iniziarono a comparire diversi piccoli vulcani.
In panico provai a scappare ma non c'era nessuna uscita intorno a me, solo un oscuritá travolgente.
Mi guardai intorno fino a quando sentii una risata.
Riuscii a riconoscere il ragazzo, era un tipo della mia vecchia classe delle elementari, lo odiavo a morte.
Insieme alla sua risata si unirono quelle di alcuni ragazzi e ragazze, tutti di etá diverse.
Iniziai ad imprecare e urlai loro di smetterla.
Stavo per perdere la pazienza.
Mi rannicchiai sul pavimento stringendo le mie gambe forti al petto.
Le risate divennero assordanti e scoppiai a piangere.
Questa volta stavo letteralmente implorando loro di smettere.
Poi la sveglia suonó riportandomi alla realtá.
"Cazzo"
Dissi sottovoce mentre mi asciugavo alcune goccioline di sudore dalla fronte.
Mia madre entrò nella camera e mi disse di prepararmi al meglio per il primo giorno di scuola.
"Primo giorno di scuola, eh?"
Pensai mentre mi guardavo allo specchio con indosso la nuova divisa.
Mia madre, che viveva a Tokyo giá da un po', riuscí a stabilirsi lí e perciò mio padre ed io l'avevamo raggiunta subito.
Non mi era dispiaciuto affatto il trasferimento.
Non avevo amici a Kyoto, purtroppo non sono brava a socializzare e, come se non bastasse, tutti e dico tutti quelli che erano riusciti ad avvicinarsi a me, avevano preso la mia fiducia e l'avevano gettata a terra, per poi calpestarla violentemente.
Dopo neanche cinque minuti mi affrettai ad uscire da casa e, grazie al mio fidato navigatore da cellulare, riuscí a trovare subito la strada giusta.
Dopo poco mi trovai davanti ad un enorme cancello, il quale proteggeva un'enorme infrastruttura adornata da un fulmine gigantesco sopra.
Rimasi a bocca aperta per pochi minuti per poi riuscire a dire solo uno "wow", ancora scioccata dall'imponenza della mia nuova scuola.
Attraversai incerta il cortile e, quando varcai la soglia del portone principale, mi rassicurai quando vidi il preside venirmi incontro.
"Mi scusi"
Provai ad attirare l'attenzione dell'uomo che alzó la mano in segno di saluto.
"Ecco mi potrebbe aiutare a..."
Mi bloccai non appena capii che il preside in realtá stava salutando il bidello dietro di me.
Sbiancai per l'imbarazzo.
"Oh, tu devi essere la ragazza nuova"
Disse voltandosi verso di me.
Nella mia mente avevo già deciso di sbattermi la mano sulla fronte sconcertata, ma risposi solo "si" per poi seguire il preside nel suo ufficio.
"Quindi... Ehm, Akemi giusto?"
Chiese scrutandomi da dietro i suoi occhiali.
"Si, giusto"
"Allora... Dovresti essere nella prima classe in fondo a destra"
Affermò cercando dei fogli nei cassetti della scrivania davanti la quale era seduto.
"Dovrebbe essere la... Terza A, credo"
Aggiunse poi pensandoci su.
Quel credo alla fine non mi convinse per niente.
Uscii scoraggiata dall'ufficio e mi recai nella classe suggeritami dal preside.
Bussai delicatamente e aspettai una risposta dal professore.
Appena udii un "avanti", spalancai la porta con fierezza.
Mi avvicinai al professore che annoiato mi chiese di presentarmi alla classe.
"Mi chiamo Akemi Watanabe, piacere di conoscervi"
Mi presentai e andai a sedermi in un posto assegnatomi dal professore.
Mi trovai accanto alla finestra, mentre il mio compagno di banco sembrava essere un tipo strano, per cui non gli diedi molto peso.
Dopo cinque minuti di lezione il mio compagno di banco si addormentò, perció rimasi ad annoiarmi per tutta l'ora seguente.
Durante la ricreazione, presi il mio bento e mi misi in disparte per mangiare in santa pace.
Alcune ragazze mi raggiunsero per conoscermi meglio e presentarsi, ma io risposi in modo secco e frivolo.
Non vedendo la mia collaborazione se ne andarono.
Sospirai e tornai a gustarmi i gamberetti.
Dopo poco si avvicinò al mio banco un ragazzo con una fascia arancione.
"Ti piace il calcio?"
Chiese diretto. Sembrava parecchio entusiasta.
"Si, bhe... Non è male"
Risposi facendo finta di non essere interessata all'argomento.
"Ti piacerebbe unirti alla squdra?"
Chiese all'improvviso.
Quasi mi strozzai con il riso.
Tossii un paio di volte, poi mi ripresi.
"Cosa intendi con 'unirti'?"
"Intendo giocare insieme!"
Rispose con un sorriso a 32 denti.
"Perchè dovrei?"
Chiesi leggermente seccata.
"Perchè hai detto che ti piace il calcio!"
Al ragazzo davanti a me sbrillucicarono gli occhi.
"Non ho detto che mi piace, ho solo detto che non mi dispiace. È diverso"
Sospirai leggermente irritata.
"Dai, ti prego"
Chiese provando a fare la faccia da cane bastonato.
Risi per quel momento buffo.
"Devo dire che mi stai simpatico..."
"Mark Evans"
Mi interruppe presentandosi.
"Ah si, Mark. Stavo dicendo... Mi stai simpatico perciò... Diventerò una manager, ti va bene?"
Chiesi divertita.
La mia amicizia non era una cosa che concedevo a tutti.
"Va bene lo stesso! Al termine delle lezioni aspettami al cancello, cosí ti iscriviamo"
Accettai la proposta e a fine giornata feci ciò che avevamo programmato la mattina all'intervallo.
Mark mi vide e mi salutò con la mano, non mancava nemmeno il suo sorrisone.
Mi accompagnó al club di calcio, vicino al fiume.
"Aspetta un attimo qui, vado a chiamare gli altri"
"Aspetta, intendi davvero lasciarmi da sola?"
Non riuscii a terminare la frase che Mark se ne era giá andato.
Camminai avanti e indietro per un po', quando ad un certo punto qualcuno mi corse addosso.
"Ehi! Guarda dove vai!"
Sbraitai frastornata alla persona che mi aveva fatto cadere.
"Scusa, non ti avevo vista"
Disse porgendomi la mano.
Appena i nostri sguardi si incrociarono, entrambi rimanemmo stregati l'uno dall'altra.
Nonostante non riuscissi a vedere bene i suoi occhi per via degli occhialini da aviatore, la flebile immagine che riuscii a scorgere mi ipnotizzò.
Ci guardammo in silenzio a bocca aperta per un po', quando Mark ci raggiunse.
Mi affrettai ad afferrare la mano dello sconosciuto e mi spolverai la gonna.
"Ah! Vedo che hai giá fatto la conoscenza di Jude!"
Disse Mark ridacchiando.
Jude? Era questo il nome del ragazzo dai magneti al posto degli occhi?

Spazio autrice
Scusatemi per eventuali errori, appena ne trovate uno vi prego di segnalarlo.

L'apparenza inganna || {Jude Sharp × Oc} #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora