Fine

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Hermione quella sera non riusciva a smettere di piangere ed erano giorni che non faceva altro, pensava a lui, le mancava e pensava a quanto fosse stata stupida a dirgli la verità: se avesse taciuto, lui sarebbe stato ancora lì con lei, il corpo nudo stretto tra le forti braccia del mago.

Era stata un'idiota, come aveva anche solo pensato di vivere quella relazione senza immaginare che ne sarebbe rimasta coinvolta?

Dov'era finita tutta la sua intelligenza di cui si vantava tanto e che aveva lasciato che quell'uomo le si avvicinasse e le entrasse troppo in profondità?

Lo aveva incontrato nel momento sbagliato, questo lo sapeva, ma non avrebbe dovuto cedere a quelle inquietudini causate da Ron e dai dolori che portava dentro, così facilmente.

«Hermione, vuoi aprire questa porta per favore?» Ginny continuava a bussare alla porta del bagno dove si era rifugiata, ormai le si erano persino screpolate le nocche, ma era decisa a farsi aprire quella dannata porta, altrimenti l'avrebbe fatta saltare, e poco importava che fosse la casa dei suoi genitori e Molly probabilmente gliel'avrebbe fatta ricomporre pezzo dopo pezzo senza magia.

Hermione cercò con tutte le sue forze di fermare quelle lacrime, non poteva di certo mostrarsi in quelle condizioni all'amica, soprattutto perché avrebbe di certo preteso una spiegazione e sarebbe stato difficile mentirle, e lo era ogni volta, per questo cercava di rimanere sola con lei il meno possibile.

Con un colpo di bacchetta cancellò ogni segno d'agitazione dal suo volto e sorrise amaramente allo specchio che le mostrava un'immagine di sé che non ricalcava affatto l'immagine di ciò che era dentro.

«Arrivo, ero sotto la doccia e non ho sentito bussare» le spiegò Hermione, ma dalla faccia che fece l'amica, non era propriamente riuscita a convincerla.

«Mm... eri sotto la doccia e mi hai aperto vestita? Hermione, mi spieghi una buona volta cosa sta succedendo?» Non avrebbe mai potuto dirle la verità, che il suo cuore era combattuto nell'amore di due persone e che non aveva la minima idea di cosa fare perché nel profondo di sé li amava entrambi.

«Mi mancano i miei genitori, mi mancano da morire» e non dovette neppure inventarsi una menzogna perché quella mancanza l'aveva veramente, e il dolore che provava non era riuscita a farlo acquietare neppure dopo cinque anni, ogni giorno le sembrava come se fosse successo appena ieri. Non le stava mentendo, solo che le sue lacrime, in quel momento, erano versate per altro. «E mi fa soffrire che tuo fratello non desidera passare il resto della sua vita con me» e neppure quelle parole si poteva dire fossero una falsità, ma neppure in quel caso, quello era il motivo dei suoi momentanei turbamenti, che di certo non avrebbe potuto rivelare a Ginny.

«Lo so che ti mancano» e l'abbracciò, la strinse forte tra le sue braccia «e so anche quanto mio fratello sia uno stupido, ma ti ama, ti ama veramente, soltanto che non è capace di dimostrartelo al meglio.»

Quelle parole furono ben peggiori di uno schiaffo in pieno volto ed Hermione dovette dar fondo a tutte le sue forze per non crollare a terra e piangere ogni lacrima che aveva in corpo.

Ti ama...

Ti ama veramente...

Come aveva potuto essere così meschina ed egoista, come aveva potuto tradire Ron solo per uno stupido capriccio della carne, soltanto una rivalsa così idiota che adesso le stava esplodendo tutta nel petto, come un incantesimo potente che colpisce un piccolo punto e poi si espande tutto intorno investendo ogni cosa.

Lo aveva tradito, aveva tradito se stessa, e quel dolore le doleva nel cuore come se fossero mille lame che ad ogni respiro si conficcavano sempre più in profondità.

Ultimo tango a ParigiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora