Amore

935 33 3
                                    

Amore

Hermione si trovava nella stanza di Ron ad aspettarlo, le aveva mandato un gufo dicendole di vedersi direttamente da lui prima di uscire con gli altri, e adesso era lì, seduta sul letto ancora disfatto ad attendere il suo ragazzo.

In quei mesi si era trovata ad aspettare per ogni cosa importante della sua vita: il contratto come insegnante che il preside Snape aveva deciso andava rinegoziato – rinegoziato per quale motivo? –, il suo ragazzo che la faceva attendere per qualsiasi cosa, Ginny che le fissava un appuntamento da qualche parte e finiva per perdersi in baci e carezze con suo marito – esattamente quello che avrebbe desiderato fare anche lei.

Persino per vedere l'appartamento di cui nessuno era a conoscenza, aveva dovuto trattenersi più del dovuto, e si scoprì a pensare che, stranamente, l'unica cosa puntuale della sua vita erano gli incontri con Lucius Malfoy, lui non l'aveva mai fatta aspettare, nemmeno per un minuto.

Spesso si ritrovava in quella casa a sperare che lui non venisse, così sarebbe potuta tornare da Ron senza alcun pensiero, ignorando ogni suo astio nei confronti di quei suoi desideri di un futuro insieme.

Si sarebbe abbandonata alla quotidianità di un rapporto con lui, troppo preso dal suo lavoro e dai suoi bisogni per preoccuparsi di ciò che realmente voleva lei e di ciò che la faceva stare male, si sarebbe abituata per amore, se non avesse avuto quelle attenzioni da parte di Malfoy, quel sesso per sfogare ogni cosa.

Per questo molte volte pregava con tutta se stessa che lui non venisse, poi, però varcava quel confine sottile e a lei sembrò di non aspettare nient'altro.

Ron entrò nella stanza interrompendo quei pensieri, corse ad abbracciarla e per un attimo si sentì sporca, percepiva quell'ombra dentro di lei che pian piano la stava inghiottendo.

Come poteva tradirlo in quel modo?

Si sentiva così vile.

«Ciao» lo salutò sorridendogli.

«Ciao, Hermione. Merlino che giornata! Oggi abbiamo dovuto correre per ore dentro una foresta per inseguire un mago che aveva ucciso la moglie, è stato assurdo. Sono così stanco che mi butterei nel letto e dormirei per giorni. E adesso ho dovuto sorbirmi pure l'ennesima ramanzina di mia madre. Sono distrutto.»

«Per Godric, non ricominciare, Ron.»

«Cosa?»

«Cosa? Io, io, io. Non esisti solo tu in questo rapporto. Se non te ne fossi accorto ci sono anch'io, dovrei essere la tua ragazza, o te ne ricordi solamente quando decidi di avere un'erezione?» tutto quello che aveva accumulato in quei mesi, aveva deciso di esplodere improvvisamente.

«Hermione, ma che dici? Certo che esisti anche tu. Ti amo, non dimenticartelo, è solo che avevo bisogno di sfogarmi un attimo, con chi dovrei farlo se non con la mia ragazza?»

«Anche io ogni tanto ho bisogno di sfogarmi, Ron, e tu neanche mi ascolti, con chi dovrei farlo io, eh? Tu sei il mio ragazzo. O almeno credo.»

Ron la strinse tra le braccia, sapeva di sudore, ma non le importava, era l'odore che avrebbe voluto sentire ogni volta che sarebbe tornato a casa stanco dopo un'intensa giornata di lavoro, il calore del suo corpo la faceva sentire protetta. E amata.

Si appoggiò al suo petto, dove il battito del suo cuore era così calmo che riusciva sempre a rilassarla.

«Piccola, certo che sono il tuo ragazzo» le prese il mento con due dita sollevandolo e la baciò con ardore e con amore «e ti amo.»

Ultimo tango a ParigiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora