Capitolo 1

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Isabell sbattè stancamente gli occhi e si stiracchiò mentre lentamente si alzava dal suo letto, il suo morbido letto, peccato avrebbe voluto starci sopra ancora un po' ma quell' incubo la perseguita da quando è nata e da quando è nata quel sogno la sveglia alle 5 e 18 minuti, sempre. Solo che lei non ci ha mai fatto caso, ha cominciato a rendersi conto di questa cosa solo quando ha compiuto 16 anni solamente 1 mese prima. Si alzò completamente e rimase a guardarsi intorno per circa un minuto; abitava in quella piccola casupola già da un anno ma non era ancora riuscita a sentirsi veramente parte di essa, come biasimarla, una ragazza che a 5 anni ha perso la madre in un incendio che ha bruciato la sua villa e tutti i suoi beni lasciandola sola con un padre tendente al suicidio e senza un soldo. Indossò una canottiera, una felpina in flanella, un paio di pantaloncini e si fece una coda di cavallo che nonostante tutto le toccava il fondoschiena  - ISABELL! Dove sei finita stupida ragazza io non ho ancora mangiato la mia colazione e adesso ho fame, fai meglio a sbrigarti se non vuoi ritrovarti fuori casa!- urlo una voce proveniente dalla stanza accanto alla sua, con uno sguardo che dimostrava odio ma rassegnazione si girò e scostò la semplice tendina che la separava dal resto della casa, varcata la soglia si ritrovò in una stanza buia e logora quando un raggio di luce illuminò la stanza nel momento in cui aprì le piccole ante in legno che la separavano dal resto del mondo. Scrutò la stanza in cerca della persona che poco prima aveva sentito urlarle contro quando la piccola porticina accanto all'entrata della sua stanza si aprì violentemente e lasciò passare un uomo spesso e puzzolente che si buttò sul divano e si tolse la piccola canottiera ingiallita dalle macchie di birra e bava , Isabell non fece in tempo a girarsi che questo cominciò a parlare - Buon giorno piccola mia dove è la mia colazione?- -Devo ancora cucinarla Ivor- -Isabell sai quante volte ti ho chiesto di chiamarmi papá perché non lo fai?- -Perché tu non ti comporti come tale- a sentirle pronunciare quelle parole l'uomo si alzò velovemente e con un solo movimento le afferrò il braccio e la avvicinò alla sua bocca che puzzava ancora di brandy e vodka e lentamente cominciò- Figliola sei forse tu che decidi come mi devo comportare? E?- Isabell tratteneva a stento le lacrime e teneva lo sguardo basso -RISPONDI!- urlò l'uomo e la mollò nell'istante in cui le tirò un ceffone sul viso che la fece cadere per terra, Isabell a quel punto non tratteneva più le lacrime che le venivano fuori e che le bagnavano tutto il viso, alzò gli occhi e guardò quell'uomo che si reputava suo padre ma che per lei era solo uno schifoso verme che puzzava di alcool.

Il mio miglior incuboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora