~ capitolo 5 ~

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LEVI
...Ma fui troppo lento. Un proiettile mi colpì la spalla. Mi sfiorai la ferita e guardai le punta delle dita colorate di sangue cremesi. Guardai Elvin che mi osservava a sua volta, preoccupato. Annuii par fargli capire che stavo bene, non sembrò crederci molto.
La sparatoria continuava. Eravamo in maggiorità numerica ed era solo questione di tempo, ero certo che i gangster lo avessero capito ma erano comunque decisi a battersi fino all'ultimo. Appoggiai la testa contro i cassoni e chiusi gli occhi stringendomi la spalla. Il rumore degli spari si fece man mano più distante fino a ridursi ad un mormorio di sottofondo. La testa si faceva leggera e anche il bruciore alla spalla si attutì. Ero sulla soglia del mondo dei sogni quando il mio partner mi riportò alla realtà squotendomi leggermente. Spalancai gli occhi di colpo ed incontrai i suoi. Li avevo sempre trovati belli ma da vicino lo erano molto di più; azzurri come il cielo, vicino alle pupille assumevano delle sfumature bluastre che li facevano sembrare due zaffiri. "Stai bene?" Mi aveva appoggiato una mano sulla spalla sana e l' altra la teneva sulla mia guancia "Come ci è arrivata la sua mano lì?". Annuii e lui mi aiutò ad alzarmi circondandomi poi la vita con un braccio. Senza pensarci due volte appoggiai la testa su di lui e mi feci guidare fuori. Solo in quel momento mi accorsi che non c'erano più spari. Elvin mi fece sedere su un lettino di una delle ambulanze che erano arrivate sul luogo e indicò la mia camicia blu, più scura dove il sangue l' aveva sporcata. "Dovresti toglierla" alzò le soppraciglia con fare ammiccante facendomi sbuffare. Provai a slacciare i bottoni ma, con una mano sola, era impossibile. Il biondo sorrise e mi aiutò guardandomi negli occhi per tutta la durata dell'operazione. Con estrema delicatezza mi tolse il tessuto dalla spalla. Nonostante le sue premure, però, mi fece trasalire. "Scusa" mi mormorò mente accarezzava piano la pelle sporca di sangue attorno alla ferita. Quel piccolo contatto mi mandò in tilt il cervello facendomi dimenticare persino il dolore alla spalla. Era una cosa minuscola ma anche molto dolce e carica di affetto. Ricambiando il sorriso mi persi nei suoi occhi.

ELVIN
Quando vidi la sua pelle candida non riuscii a resistere e iniziai ad accarezzarla stando attento a non fargli male. Levi mi guardava negli occhi e io facevo altrettanto. Era difficile capire cosa si nascondesse dietro quelle iridi grigio-azzurro. A volte sembravano argento liquido, altre ricordavano un cielo nuvoloso, più raremente prendevano il colore del ferro. Era facile perdersi in quegli occhi. A rompere quel tenero momento ci fu un'infermiera che salì sull'ambulanza. Mi scostai controvoglia e osservai la donna pulirgli e medicargli la ferita. Non mi sfuggì il suo sguardo bramoso che correva lungo i muscoli scolpiti del corvino. Nonostante la sua scarsa altezza era decisamente un bell'uomo, capelli neri, occhi chiari , bocca sottile, lineamenti affilati, spalle non troppo larghe e corpo aggraziato nonostante i muscoli marcati. In quel momento la donna diede a Levi delle pastiglie, probabilmente antidolorifici, che prese subito. Quando l'infermiera scese guardai il giovane e gli dissi scherzosamente: "Hai fatto colpo, di nuovo". Quello mi fece un piccolo sorriso e si mise in piedi, fece per rimettersi la camicia ma io lo precedetti posandogli una giacca sulle spalle. "Grazie" mormorò infilandosela con movimenti cauti, gli stava enorme ma era molto carino con le maniche che gli arrivavano fino alle punte delle dita. Lo aiutai ad arrotolarle e sorrisi nel vederlo arrossire leggermente.

Mi fermai davanti ad un condominio dall'intonaco scrostato in un quartiere periferico e mi voltai verso Levi, seduto alla mia destra. "È questo?" Lui annuì e io parcheggiai la vettura. Il corvino aprì il portone dopo aver pescato un mazzo di chiavi dalla tasca. Il vecchio edificio non aveva l'ascensore e quindi fummo costretti a salire svariate rampe di scale. L'appartamento di Levi era all'ultimo piano, era piccolo ma arredato con gusto in stile moderno. Il ragazzo mi lasciò in ingresso ed entrò in una stanza in fondo al corridoio. Sulla sinistra avevo una porta chiusa, forse un bagno, e alla destra una cucina molto semplice. Notai l'assenza di tavolo e sedie immaginai che mangiasse in piedi sul bancone. Mi diressi in salotto, un divano a due posti dominava la scena al centro della stanza affiancato da un puff, sulla parete poggiava un'ampia libreria stracolma di libri disposti in ordine meticoloso, nel centro troneggiava un carrello di liquori. Diverse bottiglie contenenti liquidi dai colori più impensati erano allineate in ordine di altezza, per ogni bevanda (tutte dall'aria molto alcolica e costosa) c'erano due bicchieri di tipo diverso. "Mi piacciono gli alcolici" disse una voce alle mie spalle. Levi si era cambiato, portava dei pantaloni da tuta blu e una maglia grigia che lasciava intravedere gli addominali. "Vuoi provarne uno?" E si avvicinò al carrello soppessando con fare esperto le bottiglie. "Levi" gli risposi sorpreso "non abbiamo neppure pranzato!". Il ragazzo mi guardò sorpreso con lo sguardo un po' assente, probabilmente era l'effetto degli antidolorifici, e rimise a posto il carrello "Giusto......risolviamo, ti va una pizza?".
Ordinammo delle pizze da asporto che mangiammo sul bancone seduti su delle sedie alte da bar tirate fuori da chissà dove. Dopo pranzo andammo a sederci sul divano e senza accorgercene ci addormentammo.
Quando mi svegliai la stanza era immersa nel buio, l'orologio sul mio polso diceva che era mezzanotte passata. Provai ad alzarmi ma mi fermai subito. Sdraiato sopra di me, con la testa appoggiata sul mio petto e le gambe intrecciate con le mie, Levi dormiva tranquillamente. Non si era svegliato nonostante il mio movimento. In mancanza di meglio da fare iniziai ad accarezzargli la nuca giocando con le morbide ciocche di capelli. Dopo un po', però, quella posizione diventò scomoda e fui costretto a spostarmi, svegliandolo. I suoi occhi sembravano luccicare nella penombra della stanza. Si alzò di scatto nonappena si accorse della posizione indecente in cui eravamo. Si scusò con un piccolo sorriso che, sulle sue labbra, valeva molto più di mille parole. "Che ore sono?" Domandò stoppicciandosi gli occhi, assonnato. Mi ci volle un po' a rispondere, distratto dalla dolcezza della scena "Quasi mezzanotte e mezza. Adesso me ne vado così puoi riposare"
"No!" Quella risposta, brusca e improvvisa, mi stupì "intendo, se vuoi puoi restare". Quella proposta era piuttosto allettante così accettai. Levi mi condusse nella camera da letto. Nella penombra vidi un letto matrimoniale ed arrossii così tanto che il giovane lo vide anche al buio. "Sempre che non ti dispiaccia dormire con me" Notai una nota di malizia nella sua voce solitamente apatica. "Certo" ed era vero "solo....indosso ancora la divisa....sporca". Il corvino frugò nell'ampio armadio e tirò fuori un paio di pantaloni all'incirca della mia taglia "purtroppo" disse passandomeli "non ho una maglietta della tua misura". "Fa niente" risposi andando in bagno a cambiarmi. Quando tornai in camera mi sorpresi nel non sentirmi troppo in imbarazzo mezzo nudo davanti a Levi che si era sdraiato sul letto. Mi stesi affianco a lui e ci augurammo la buona notte. Poi feci una cosa decisamente insensata. Mi avvicinai al corvino, appoggiai la testa sul suo cuscino, e gli circondai i fianchi col braccio. Da parte sua Levi diminuì ancora le distanze appoggiando la testa nell'incavo del mio sterno. I nostri corpi combaciavano perfettamente, come se fossero stati creati per stare in quella posizione.


AlyssaMolin04

P.S.
Questo capitolo è dolcioso. Sparatoria a parte. Mi scuso per eventuali errori ortografici, sto scrivendo in autobus.
Ciao♐

F.B.I loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora