«Ayame, ho paura.»
La voce del fratellino arrivò ovattata alle orecchie di Ayame, intrisa di disperazione. Non poteva biasimarlo, lo spettacolo a cui stavano assistendo era spaventoso.
Tokyo era il caos. Un grande inferno di corpi squarciati destinati a decomporsi, morte che circondava le strade e sopravvissuti che scappavano urlando in ogni direzione pur di evitare la stessa sorte.
Ayame non aveva mai pensato che la morte potesse assumere quelle sembianze. Certo, essendo un'investigatrice di terzo grado della Commissione per le Contromisure ai Ghoul (CCG) aveva combattuto numerose battaglie, ma non era mai stata così vicina alla stessa prima d'ora.
Strana parola, morte, in quel contesto sfuggiva dalle labbra come l'anima dai corpi stesi al suolo. La poteva sentire, scavava in lei un senso d'angoscia e terrore profondo destinato ad aumentare alla vista dell'enorme mostro raggomitolato su uno dei tanti grattacieli della città.
Fino a quel momento, aveva considerato Tokyo un luogo sicuro, una fortezza, almeno da quando era entrata nell'Accademia e, successivamente, nel Comando Anti-Ghoul. Era convinta che cacciare gli unici esseri in grado di ucciderla potesse essere un vantaggio. Eppure, quel giorno, senza il suo Quinque, l'arma che teneva sempre con sé, era indifesa.
C'era stato l'ordine di evacuazione totale, ma lei era arrivata a casa troppo tardi. Ormai vedeva soltanto sangue e distruzione.
Lacrime le offuscarono la vista. Scosse violentemente la testa e chiuse per un momento gli occhi azzurri.
Non poteva lasciarsi andare alla disperazione, non in un momento simile. Yataro aveva bisogno di lei.
È tutto ciò che importa, si ripeteva. Aveva giurato a sé stessa di proteggerlo ad ogni costo.
Ayame si riprese dallo stato di shock in cui era caduta e si guardò rapidamente attorno. Nel bel mezzo dell'incrocio Shibuya erano rimaste soltanto poche persone che ancora tentavano di scappare. Una lieve speranza le si accese nel petto. Una sensazione così potente da spingerla ad osare.
Il grosso mostro che si era arrampicato su un grattacielo, stringendolo fino a farli cadere a pezzi, si immobilizzò. I tentacoli presero a muoversi in ogni direzione, strisciando sull'asfalto e travolgendo qualunque cosa ci fosse nel raggio di un miglio. Gradualmente si staccò, facendo collassare i rottami su cui si era avvinghiato al suolo. Ferro e cemento erano diventati una cosa sola.
Ayame, nel panico, afferrò Yataro per il polso e iniziò a correre fino a prosciugare i secchi polmoni, trainando il fratellino che non riusciva a reggere il passo. Eppure, nel profondo di sé, sapeva benissimo di non avere scampo.
Salva Yataro.
Salvalo.
Salvalo.
Ti prego, salvalo.
Queste poche parole le vorticavano nella mente finché non si tramutarono in un'idea: l'unica possibilità rimanente era fare da esca affinché Yataro riuscisse a scappare. Il cuore di Ayame sprofondò, mentre girava la testa per controllare a che distanza fossero i tentacoli del mostro, le stavano addosso ed emettevano dei gorgogli, come se cercassero di articolare parole, parole di morte.
Uccidere...
Cibarsi...
Uccidere...
Sangue...
Delizia...
Svoltò in una via molto stretta, sfruttando i palazzi non ancora distrutti per ridurre al minimo gli attacchi, ma la sua scelta fece accumulare solo altra polvere, desolazione e paura. Inciampò e cadde sull'asfalto. Alcuni pezzi di vetro le ferirono le mani e la gamba destra. I capelli rosa le caddero sul viso, nascondendo le lacrime di dolore e terrore che le rigavano le guance.

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| Tokyo Ghoul : TSC |
FanfictionSakamoto Ayame è un'investigatrice della TSC che cerca in tutti i modi di badare al suo fratellino, combattendo i mostri che perseguitano Tokyo. È tormentata dal passato. Ma, nonostante sia pronta a voltare pagina, continua a ripresentarsi... Ed é s...