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Ayame, indolenzita e sfiancata, alzò la testa. Delle ciocche le si appiccarono al viso, mentre osservava con vista sfocata la maschera, bende blu e argento, della donna che le aveva parlato poco prima. Solo gli occhi e la bocca si distinguevano in quell'ammasso uniforme.

«Tu chi sei?» ringhiò fra i denti.

Sapere che la conosceva non le piaceva affatto. Lei piegò la testa di lato e scoppiò a ridere. Ayame sussultò, sentendo improvvisamente ammontare il terrore. Mandò giù il groppone che aveva in gola.

«Non sei cambiata per niente.» La mano della donna la prese per i capelli.

Ayame fissò i suoi occhi color nocciola luccicare di una strana luce, poi uno dei due si colorò di rosso. Il Kagune! Si agitò alla vista delle vene che si espandevano dal bulbo sinistro.

«Tante altre cose sono cambiate, però.»

«Lasciami andare!» urlò, dimenandosi.

Un'altra fragorosa risata: «Sei troppo divertente. Così debole.»

Qualcosa di viscido corse lungo la guancia di Ayame, ferendola. Era un tentacolo verdastro, molto spesso, che culminava con una punta affilata. La donna aprì la bocca e si versò il sangue dell'investigatrice sulla lingua. Con espressione soddisfatta, commentò: «Deliziosa

Ayame spostò la testa, le labbra strette, cercando di evitare di essere ferita. Sapeva benissimo che in quella situazione non c'era via di fuga. Eppure, il suo istinto di sopravvivenza non l'abbandonò così facilmente.

Il Ghoul emise uno sbuffo annoiato: «Voi umani siete così legati alla vita. Noiosi.» Il tentacolo si attorcigliò attorno alla gola della ragazza, sollevandola da terra e stringendo sempre di più, lasciandola nuovamente senza fiato.

Il suo corpo tremò e la vista si offuscò. I polmoni erano in fiamme, in cerca di aria. Un pensiero le balenò nella sua mente, mentre cercava di allentare la presa con le unghie. Uno sforzo inutile, considerato la forza della donna.

Yataro.

Yataro.

Yataro.

Yataro.

Vide l'immagine del bambino, in lontananza, tra le colonne. Le sorrise, tendendo una mano, abbracciato dalla luce. Dai suoi occhi socchiusi scesero delle lacrime. Poi udì quelle parole. La sua promessa. Non ti abbandonerò per nulla al mondo.

Non poteva mollare così facilmente. Anche se era umana, aveva tutte le capacità necessarie per vincere.

«Beh, è stato semplice. Ora dormi.» La perdita dei sensi ormai era imminente.

Attimi ben scaditi dai suoi affannati respiri. Con entrambe le mani afferrò i manici dei Sai. Aprì di scatto gli occhi, sogghignando. La donna la fissò, la sorpresa dipinta sul volto. La confusione, però, si tramutò subito in rabbia.

Nell'attimo in cui aveva sorriso, Ayame le aveva ferito il busto con un'arma e con l'altra aveva tagliato il Kagune, liberandosi. Si rialzò velocemente, impugnando le due lame che erano diventate più spesse e si erano colorate di un rosso acceso. Un'insolita espressione si fece strada sul suo viso. L'investigatrice sembrava euforica. Non era più l'umana indifesa, bensì un'investigatrice con anni di esperienza sul campo alle spalle. Un'altra persona. Le emozioni che tanto aveva cercato di reprimere stavano prendendo il sopravvento, controllandola. Eppure, Ayame sembrava sapere benissimo cosa stesse facendo.

In posizione d'attacco, fissava con un mezzo sorriso il corpo della donna sanguinare e barcollare. Sputò sangue che si riversò sulla tunica nera che indossava.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 22, 2019 ⏰

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