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«Quindi Marude ti ha affidata alla Quinx Squad?»

Hideyoshi circondò le spalle di Ayame con il braccio, trattenendo a stento una risata. Era il giorno successivo e, oltre ad avere ancora del lavoro da sbrigare in ufficio, doveva incontrarsi con i membri della squadra per discutere il piano d'azione. Ne aveva già incontrati alcuni per i corridoi, ma non aveva mai instaurato una vera e propria conversazione con loro. Sicuramente non avrebbero badato a lei durante la missione. Il pensiero la rattristò, ma accese anche il suo istinto di sopravvivenza.

Doveva combattere con tutte le forze per Yataro. Anche se era da sola, avrebbe fatto di tutto per vivere. Non avrebbe fallito per nessun motivo al mondo...

«Cosa c'è di così tanto divertente, Hide?» Ayame non potè sopprimere il tono aspro, stava compilando un rapporto importante prima dell'interruzione inopportuna e immotivata dell'amico.

Lui fece spallucce: «Nulla. Sono solo curioso di sapere cosa ne penserai del caposquadra.»

Ayame smise di controllare l'ortografia dei documenti accatastati e in attesa di venir revisionati. Alzò lentamente il viso e guardò davanti a sé: «Urie, giusto?». La sua voce incerta non passò inosservata. Lo aveva sentito nominare parecchie volte e, nonostante i suoi lodevoli meriti, non aveva conquistato la TSC grazie al suo carattere. Lo definivano impaziente, per la maggior parte del tempo annoiato o troppo efficiente per curarsi degli altri. Eppure, la squadra continuava a collezionare medaglie.

Hide sospirò, allontanandosi da lei e prese posto sulla sedia accanto. A quel punto Ayame rivolse tutta la sua attenzione all'amico, che, grattandosi la nuca e socchiudendo l'occhio sinistro, commentò: «Sai, una volta ha anche rischiato di essere ucciso da Furuta.»

La ragazza restò pietrificata. Non poteva credere alle sue orecchie. Quel nome le era fin troppo famigliare.

Del resto, tutti conoscevano la sua storia. Come ex direttore della CCG aveva dato la caccia ai Ghoul con l'aiuto degli Oggai, investigatori minorenni che avevano subito lo stesso intervento dei Quinx. Era quasi riuscito a portare a termine la chiusura totale di Tokyo, se non fosse stato per l'unione che si era instaurata tra i Ghoul e gli investigatori. Quindi, Urie era riuscito a sfuggire a uno come lui? Incredibile! Nonostante tutte le volte in cui era passato tra i corridoi senza neanche degnarle uno sguardo e le informazioni che sapeva su di lui, provava una sorta di ammirazione mista a curiosità. Sensazioni che, in qualche modo, la spaventavano. Non poteva permettersi alcuna distrazione o debolezza. Doveva adempiere alla sua missione primaria: rendere il mondo un posto più sicuro per le generazioni future e per suo fratello.

Hide, vedendo l'amica ancora immobile con la fronte corrucciata, fece sventolare entrambe le mani davanti ai suoi occhi, nel tentativo di farla riprendere dalla paralisi.

Ayame, finalmente, e dopo alcuni minuti, sbattè le palpebre e girò la sedia verso la scrivania, prendendo nuovamente in mano la penna e il foglio.

«Ti senti bene?» Hide sembrava particolarmente apprensivo.

Lei sospirò, fissando gli occhi sul documento: «Sto bene.»

Lo percepì alzarsi dalla sedia, poi le sue dita strette alla spalla sinistra: «Buona fortuna per la missione.» Sorrise: «Ma so benissimo che farai del tuo meglio.»

• • •

Avendo già sbrigato le pratiche in mattinata, Ayame si era recata in anticipo nella sala riunioni della TSC. Era molto grande: un tavolo a forma rettangolare era circondato da sedie, mentre dalle enormi vetrate, abbastanza ampie da rivestire per intero la parete dal pavimento al soffitto, era esibito il magnifico panorama della città dal sedicesimo piano.

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