Prologo: Sottomissione

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Sentì la sveglia suonare come una forsennata, sentivo qualcuno scuotermi con la forza di un carro armato e gridare: - FRATELLONE SVEGLIATI! -, serio dissi: - altri cinque minuti- ma la mia povera richiesta non fu ascoltata e sentì un forte dolore colpirmi alla schiena; mi svegliai gridando dal dolore e dissi: - CHI DIAVOLO? -, mi girai e trovai vicino a me tre dei miei "fratellini", il primo si chiamava Iro era un maschietto un po' paffuto con dei capelli bianchi corti e un paio di vestiti logori, una maglia rossa e un pantalone rattoppato; il secondo era un neonato con indosso una tutina azzurra, si chiamava Fiero e era tenuto a fatica tra le braccia del terzo, la quale era una ragazzina, il suo nome era Flora, aveva lunghi capelli rossi che teneva chiusi in due treccine e con dei piccoli occhietti rossi, era in un piccolo vestito a fiori logoro e sporco per la vecchiaia; mi alzai a sedere e dissi: - buongiorno, che c'è da svegliarmi così? -, Flora faticando a dire alcune parole con voce dolcissima disse: - l'anziana Sidra, dice di venirti a svegliare, fratellone Zen-, Iro dire: - ha detto che dovevamo svegliarti in ogni modo possibile, scusa fratellone ma ci avevi promesso di portarci in centro con te per il mercato-, fui sul sbuffare ma invece sorridendo gli diedi una sfregata alla testa e dissi: - non vi preoccupate, io sono duro, vi ho visti crescere dopotutto no? -, loro sorridendo: - si, lo sappiamo fratellone c'è lo ripeti ogni giorno-, gli feci segno di andarsene e dissi: - voi andate, io mi vesto e scendo-, loro andarono alla porta e dissero: - si, ci accompagnerà in centro-, sorpreso rimasi zitto e mi alzai. Chiusi la porta e guardai la mia stanza, era un quadrato di un paio di metri quadrati, il letto aveva il telaio di ferro e il materasso vecchio di alcuni millenni era ancora morbido, sopra questo stava una coperta rossa con il simbolo di un serpente insieme ad alcuni libri mezzi aperti o chiusi, sulla destra del letto stava una finestra, la porta a sinistra del letto e in corrispondenza di quella un vecchio armadio con un buco nell'anta sinistra, sulla parete opposta al letto stava la porta del bagno; entrai e iniziai a sistemarmi, mi lavai il volto e guardandomi allo specchio vidi due occhi solo che la destra era rossa mentre la sinistra nera, presi una spazzola e sistemandomi i capelli neri con alcune ciocche rosse in modo che fossero sparati in ogni direzione, ma mi ricaddero subito sul volto; andai all'armadio e tirai fuori una camicia rossa a quadri, un pantalone nero con sulla tasca destra una catenella di ferro che usciva e con all'estremità diversi pezzi di metallo di forma diversa, il primo aveva la forma di un asso di picche con al centro una gemma rossa, quello dopo di una piuma viola e il terzo a forma di chiave, era un regalo dei ragazzini per i miei diciassette anni, non immaginavo che erano riusciti a trovarli, erano dispendiosi ma da quando lì ho ricevuti continuò a tenerli con me cercando di tenerli nel miglior stato possibile. Mi vestì e velocemente scesi, era all'ultimo piano del palazzo che faceva da orfanotrofio, io ero sia orfano che aiutante di Sidra l'anziana che faceva da nonna a tutti questi bambini; mentre scendevo vedevo i muri completamente colorati con disegni di case o famiglie che si tenevano per mano o di cibo e altri oggetti, non osavamo pulirli per due motivi, il primo era per portare un po' di speranza per i bambini che si trovavano lì e l'altro motivo era che erano utili per abbellire il posto, il palazzo era continuamente in restauro e visto che non avevamo soldi per sistemarlo ai lavori dovevo pensarci io nei giorni liberi, gli altri stavo con i bambini cercavo di farli almeno stare felici; arrivai nella mensa o come la chiamo io "cucina", seduta su una sedia a dondolo stava Sidra, una anziana signora dai capelli bianchi chiusi in una cipolla, sugli occhi socchiusi un paio di occhiali da vista, indosso una vecchia veste da suora, simbolo del suo passato religioso, sulle gambe era coperta da una vecchia coperta di maglia bianca e gialla; vedendomi disse: - vedo che ti sei svegliato, eh figliolo? -, sbadigliando: - scusa, ma ieri ho fatto le ore piccole, Fiero non si voleva addormentare, quei tre mi distruggono-, lei ridacchiando: - dai, lo sai che sono gli unici rimasti e ti vogliono bene come ad un fratello-, stiracchiandomi dissi serio: - lo so e gli voglio bene anch'io, ma credi che possiamo continuare così? -, lei ridacchiando disse: - lo so, è difficile racimolare soldi con le continue tasse dei Celestiali, ma dobbiamo cercare di andare avanti, fallo almeno per loro tre, dopotutto cerchiamo di dargli un futuro migliore di quello che questo paese può dare-, sedendomi sbuffai: - ci provò ma sembra che quelli lo facciano a posta a tassare la gente, da quando il vecchio regno è caduto non viviamo un attimo in pace-, lei facendosi seria: - lo so, a volte vorrei che le leggende fossero vere e ci proteggessero, quante volte ho pregato il dio Thaneo di proteggerci? E anche se non accade niente io continuo a sperare-, rattristandomi: - beh come dici sempre la speranza è l'ultima a morire, e poi non può andare peggio di così-, lei sorridendo: - vedi che devi pensare positivo? – e tirando dal portariviste attaccato alla sedia a dondolo tirò fuori un libro e disse: - quanto vorrei a volte che tornassero i campioni, o la guardia reale guidata dalla comandante in rosa, ah quanto vorrei che tornassero in vita e dessero un bel calcione a quei aristocratici mangia pane-, la zitti e dissi: - stai attenta, ricordati che quelli hanno occhi e orecchi dappertutto-, lei alzando la mano con un gesto violento disse: - che mi sentano, sono un gruppo di dementi, l'unica cosa buona che sanno fare è essere dei maiali e farsi il bagno nei soldi-, serio dissi: - su questo non posso darti torto, speriamo che oggi non facciano il loro solito corteo o giuro che vomito-, lei ridacchiando disse: - finirei anch'io così- e vedendo l'orologio appeso alla parete disse seria: - ho farai tardi, i piccoletti si saranno stancati ad aspettarti-, andai all'uscita e lei disse: - aspetta i soldi- e avvicinandosi mi diede un sacchetto con dieci monete di bronzo dicendo: - compratemi un nuovo libro e con il resto i viveri, se avanza compragli un gelato-, sorridendo sorpreso dissi: - Sindra è troppo, anche per me, sai che con quei due lì sperpererò-, lei sorridendo: - bah a me non servono e poi ci serviranno proviste, abbiamo finito quasi tutto, rimane solo qualche barattolo di fagioli e io sono stanca di mangiarli-, rimasi zitto presi la mia borsa a tracolla e mettendoci il sacchetto uscì salutandola.

Il Cavaliere del Crepuscolo: La Furia Del CieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora