Progresso

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La sveglia risuonò nelle fragili orecchie del povero Pietro che sobbalzò fuori da letto alla velocità della luce, stranamente si sentiva bene, spense quell'ordigno malefico riflettendo sui sogni che aveva da poco vissuto.

Inspiegabilmente non furono incentrati su Lucia ma sul suo ipotetico ed agognato futuro, si rivedeva saltare da un palazzo all'altro mentre un'acclamante folla l'ammirava dal basso.

Certo, sapeva quanto fosse complicato fare salti del genere, in età adolescenziale praticò per un anno lezioni di parkour e si divertì molto finché non si ruppe la caviglia durante un falso atterraggio.

La madre ovviamente gli vietò di continuare appena lo vide tornare a casa con le stampelle ma come biasimarla, si trattava del suo unico pargolo.

Eppure tutti questi pensieri si rivelarono infondati, non possedeva superpoteri né tantomeno si sarebbe mai presentata l'occasione di saltare da un palazzo all'altro, un'idea ridicola e pericolosa, però nei suoi pensieri era libero di compier qualsiasi balzo.

Mentre spazzolava con vigore i denti rivedeva orgoglioso il riflesso, ciò che aveva sotto gli occhi non era Pietro, bensì il suo coraggioso alter ego che voleva tornare in azione e provare le stesse sensazioni della serata precedente.

Successivamente indossò i suoi soliti abiti sgualciti, impugnò la cartella e scese le scale per giunger in salone, lì si trovava la madre seduta sul divano intenta a leggere un quotidiano e degustare un profumato caffè.

-"Ancora leggi i giornali?"  disse scherzosamente il giovane "Trovi tutto online"

-"Buongiorno"  affermò con tono provocatorio alzando lo sguardo "Lo sai, mi piace sfogliare ciò che leggo"

-"Lo so"  afferrò la felpa "Ma così fermi il progresso"

-"Se il progresso è fare tutto attraverso uno schermo voglio restare all'età della pietra"  rispose sorseggiando la bevanda bollente "E poi tu non prosciughi la tua paghetta in fumetti cartacei?"

-"Touché!"  sorrise avvicinandosi al tavolo.

-"Prenditi un pezzo di..."  la donna non fece in tempo a terminar la frase poiché restò di stucco, il figlio stava inaspettatamente addentando una fetta di crostata, non lo vedeva far colazione da anni.

-"La finisco per strada"  si avvicinò poi alla mamma avvolgendo la crostata in un tovagliolo "Oggi ho la visita alla Freyton Place"

-"Oh è vero, me ne avevi parlato"  il figlio le baciò la guancia "Divertiti!"

-"Certo!"  esclamò avviandosi alla porta "Quasi dimenticavo"  si arrestò proprio sull'uscio "Uno di questi giorni dovrebbe arrivare un pacco"

-"Pietro"  bisbigliò la mamma "Non saranno altri inquietanti fumetti giapponesi pieni di ragazzine e..."

-"No, no"  sorrise aprendo la porta "Però non guardare lo stesso dentro!"  finse un tono serio e minaccioso.

-"Non ci tengo"  dichiarò imitando il saluto militare.

Finalmente quella giornata poteva iniziare, infilò le sue amabili cuffiette e si decise a saltar i tre gradini che lo dividevano da una nuova ipotetica avventura.

La città pareva differente con tutta quell'energia che gli scorreva nei lombi, lo sguardo non era più fisso a terra ma scrutava il circondario come se stesse cercando qualcuno in pericolo e bisognoso d'aiuto, rendendosi lentamente conto di come l'umore cambiasse tutto.

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