8. Salvalo

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Qualcuno mi sfiora una spalla, sollevo le palpebre stanche, la vista è appannata.

«Lily.»

È la voce di Mike e quelli sono i suoi occhi verdi. Perché sono così lucidi?

Mi sollevo a sedere mentre mi libera dalle manette, finalmente il morso del metallo abbandona la carne. «Che ci fai qui?»

Lui si siede sul letto, lo sguardo incatenato al mio. «Mi è stato ordinato di liberarti, Austin dice che stasera devi andare via con Slaver.»

Annuisco, gli occhi incollati in fondo alla stanza. «Aiutami ad andare in bagno.»

Mike non ribatte, come avevo sperato, e mi stringe la vita mentre mi solleva. Quando le dita dei piedi nudi sfiorano terra, il freddo del pavimento aggredisce la carne, le gambe tremano come se non avessi camminato per molto tempo. Qualche passo e il corpo si abitua alla sensazione, ritrovo un briciolo di forza, mi costringo ad avanzare.

Una volta in bagno, Mike accende la luce e mi guarda. Quanto vorrei che si togliesse dalla faccia quell'espressione preoccupata. «Sto bene, puoi aspettarmi fuori.»

Esita, si passa la lingua sulle labbra secche. «L'ultima volta sei svenuta e stavi meglio di così.»

«Andrà tutto bene, ora esci, per favore.»

Tituba ancora, ma inizia a fare qualche passo indietro fino a che non oltrepassa la soglia. «Sarò qui se hai bisogno.» Poi chiude la porta, ma sento che è rimasto lì, in piedi e in attesa.

Apro il getto d'acqua della doccia, la lascio scorrere finché non si solleva vapore denso e mi spoglio, entrando con passo incerto. L'acqua calda che mi accarezza la schiena è un sollievo, come un tocco gentile che allontana il dolore. Con gli occhi chiusi sento il tocco dell'acqua trasformarsi in quello di un uomo, le dita che sfiorano la pelle, che mi raccontano la sua dolcezza. Poi i capelli d'oro mi fanno il solletico sul viso, gli occhi di ghiaccio s'incatenano ai miei. E sento il suo calore, il suo respiro, le sue labbra dolci.

Chiudo l'acqua, lascio scorrere i rivoli, le gocce che cadono nel vuoto risuonano nel silenzio.

Stasera qualcosa cambierà, se in bene o in male non posso dirlo. Per quanto confidi nella vittoria di Aaron, non posso non considerare anche l'altro lato della medaglia, quello che mi mostra il suo cadavere inciso nel metallo.

Stringo la testa fra le mani, soffoco le lacrime. Devo credere in lui, devo lottare affinché ce la faccia. Ma se non dovesse riuscirci ...

«Lily, tutto bene?»

La voce di Mike mi scaraventa nella realtà. «Sì, ho quasi finito.»

Mi passo lo shampoo fra i capelli, con le unghie gratto via la sporcizia, insieme ai miei pensieri. Finisco di lavarmi, esco e mi avvolgo un telo attorno al corpo, poi apro la porta. Mike mi guarda dalla testa ai piedi, arrossisce. «Ti prendo dei vestiti.»

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