Prologo

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Amber aveva solo tredici anni quando perse la verginità a una festa a cui era stata invitata da dei ragazzi più grandi che frequentavano le stesse classi di suo fratello.

Non ricordava molto di quella sera, aveva bevuto, ma ricordava benissimo di aver fatto sesso con Nathan Reed, un giocatore della squadra di football che frequentava il terzo anno di liceo.

Amber non riusciva a credere che un ragazzo così bello volesse farlo proprio con lei. Non si sentiva attraente, il suo corpo era piccolo e minuto, il seno quasi inesistente, ed era goffa, molto goffa. Aveva dei semplici occhi marroni che non reputava avessero chissà quale bellezza. Non era stata lei, purtroppo, a ereditare quelli chiari della madre, ma suo fratello maggiore Daniel.

Amber e la sua sorellina Sofia avevano quelli scuri del padre.

Nathan era tutto il suo opposto: il classico bel ragazzo con il fisico muscoloso e gli occhi azzurri come il cielo.

Faceva parte dei popolari della scuola, e tutte le ragazze volevano stare con lui, quindi quando Nathan aveva scelto Amber, per lei era stato come vincere alla lotteria.

Come detto prima, non ricordava molto di quella sera, sapeva solo che nove mesi dopo stringeva tra le sue braccia una bellissima bambina, e che non aveva la minima idea di come fare per sopravvivere in due.

Amber non aveva detto a nessuno di essere rimasta incinta; dopo averlo scoperto, aveva raccolto le cose a lei più care, i pochi risparmi che aveva, e aveva fatto un biglietto di sola andata per New York.

Voleva bene alla sua famiglia, ma sapeva che quella notizia, per loro, sarebbe stata una grandissima delusione, senza contare il fatto che Daniel e suo padre avrebbero ucciso Nathan se avessero saputo quello che era successo. I ragazzi facevano parte della stessa squadra di football e, anche se non erano proprio amici, andavano d'accordo.

Amber aveva lasciato una lettera ai suoi genitori in cui spiegava loro che aspettava un bambino, e si scusava per non aver avuto il coraggio di guardarli negli occhi mentre confessava il pasticcio in cui si era messa alla sua età.

Chiedeva di non essere cercata, non avrebbe sopportato il loro sguardo di delusione.

Vivere a New York, da sola, non era semplice.

L'inverno era veramente freddo, niente a che vedere con la sua bellissima e calda Miami.

Non poteva permettersi un appartamento lavorando come cameriera, però con un po' di sacrifici era riuscita ad acquistare un'auto usata in modo da poter proteggere sua figlia dal gelo.

Erano passati tre anni, e la sua bambina, Hailey, stava crescendo bene considerando le condizioni in cui vivevano.

Amber faceva tutto il possibile per assicurarsi che la piccola avesse sempre cibo e vestiti.

Non poteva permettersi molto, e consumavano i loro pasti principalmente alla mensa dei poveri, ma riusciva a comprarle degli abiti pesanti per non farle patire il freddo. Aveva anche imparato a guidare quell'auto, nonostante non avesse la patente, in modo da potersi spostare alla ricerca di posti leggermente più caldi e asciutti.

Sapeva che non era una buona idea guidare senza documenti, ma finora non era mai stata scoperta, e sperava di poter continuare così almeno fino alla sua maggiore età; inoltre non percorreva poi molti chilometri, la benzina era cara, e per lo più si spostavano a piedi.

Amber sentiva tutti i giorni la mancanza della sua famiglia. Suo fratello avrebbe dovuto frequentare l'ultimo anno di college, mentre la piccola Sofia, la Middle School.

«Mammina, stasera possiamo mangiare dove lavori tu?»

«Solo se mi prometti che mangerai tutto» le rispose stringendole la mano per attraversare la strada.

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