VII. Meglio della miglior droga

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Luca parcheggiò l'auto sotto ad un alto palazzo, molto moderno ed elegante:
"Onestamente, non so per quanto potrò fingere di non provare qualcosa per te davanti ai miei amici. Soprattutto stasera, perché mi basterà essere giusto un po' meno lucido per cercare di baciarti."
Ridemmo insieme:
"Sai che non appena ammetteremo quello che c'è tra noi, loro smetteranno di prenderci per il culo per il fatto che neghiamo sempre tutto, vero?"
"Non ci avevo pensato."
Disse con l'espressione di chi stava realizzando per la prima volta quello che avevo appena detto.
Scossi la testa ridendo, e scesi dall'auto insieme a lui. Ci incamminammo e mi prese per mano:
"A questo punto, tanto vale non nasconderglielo allora."
Gli rivolsi uno sguardo felice come quello di un bambino davanti ad una vetrina di giocattoli.
Gli altri ci stavano aspettando all'entrata del palazzo. Non appena alcuni di loro puntarono il loro sguardo su di noi, Luca mise un braccio sulle mie spalle per stringermi a sé: si era veramente deciso a non nasconderlo. Entrammo finalmente, sotto gli occhi incerti dei suoi amici e lo sguardo malizioso e fiero di Rosalba, ma per il momento nessuno aveva osato chiedere come mai io e Luca fossimo diventati così legati quando fino a poco prima a stento ci parlavamo davanti a loro.
Una volta entrati rimasi scioccata dal lusso sfrenato dell'attico in cui si stava svolgendo la festa. Andammo a sederci ad un tavolo riservato a noi, e tra un drink e un altro, cominciammo a parlare di qualsiasi cosa, ma chiaramente non del perché ogni tanto Luca e io ci scambiassimo degli sguardi, o del perché ci avvicinassimo anche troppo per essere due semplici amici. Inutile descrivere le occhiate e le alzate di sopracciglia che Rosalba mi rivolgeva di nascosto, facendomi divertire come non mai. Ad un certo punto, Elia, che mi sedeva accanto, cercò di saperne di più da me, sussurrandomi per non farsi notare da Luca:
"Me lo dici cosa succede?"
"Non succede nulla."
"Cioè: Capo Plaza arriva ad una festa esclusiva piena di tipe, con te appiccicato, e tu mi vuoi far credere che non succede nulla?!"
Feci spallucce, divertita da quanto fosse confuso. Non avrei detto esplicitamente che tra me e Luca c'era stato qualcosa, perché sapevo che con il tempo i fatti avrebbero parlato da sé. Ed ero sicura che Luca la pensasse allo stesso modo. E poi, amavo tenere le persone all'oscuro di ciò che mi riguardava per vedere la loro confusione. Era divertente vedere come cercavano di capire i dettagli di ciò che mi accadeva intorno.
Ad un certo punto Rosalba parlò:
"Oh mio Dio, Anastasia vieni con me. Devo assoluta farti conoscere due mie amiche!"
Lei si alzò e senza aspettarmi mi preso per il polso, e io rivolsi uno sguardo veloce a Luca per chiedergli scusa ma lui mi sorrise e mi tranquillizzò.
Mi trascinò davanti a due ragazze more e con una carnagione ambrata che io potevo solo invidiare, data la mia pelle chiarissima:
"Non ci voglio credere! Rosalba che ci fai qui!?"
Chiese la ragazza dai capelli lunghi e liscissimi, abbracciando Rosy:
"Peppe è amico di Guè, quindi siamo riuscite ad entrare."
Rispose lei sorridendo. Poi l'altra delle due mi guardò e parlò:
"Scommetto che lei è l'Anastasia di cui ci hai parlato."
"Sì sono io, piacere."
"Il piacere è mio. Io sono Raja e lei è mia sorella maggiore, Jasmine."
Sorrisi ampiamente a entrambe. Rosy mi aveva parlato di loro il primo giorno in cui eravamo uscite insieme: mi raccontò che prima di conoscere Peppe, girava spesso con loro, mettendosi in vari guai, ma sicuramente divertendosi da morire visto l'entusiasmo con cui mi aveva parlato di loro e con cui me le aveva presentate. Ci sedemmo e cominciammo a bere mentre parlavamo tra di noi, ma io non volevo rischiare di andare oltre con l'alcool come la prima sera, così insistetti per andare a ballare. Con loro mi sentivo a mio agio, era come se le conoscessi già da tempo. In pista ci lasciammo andare alle mosse più sensuali, anche se io non mi sentivo così sciolta come loro, ma non mi interessava molto. Jasmine ad un certo punto interruppe i miei pensieri:
"Anastasia, credo che tu abbia fatto colpo su qualcuno."
"Di chi parli?"
"Non preoccuparti, sta venendo qui da te. Ora lo saprai."
Presa dall'ansia, pensai che Vegas fosse nei paraggi e iniziai a sentirmi sbiancare in viso. Ma nel momento in cui sentii una mano accarezzarmi il braccio, percepii un profumo familiare, che avrei riconosciuto anche in mezzo a mille persone:
"Mi hai abbandonato per le tue amiche eh?"
Feci una faccia da cucciolo per fargli tenerezza:
"Scusa, hai ragione... Ma erano simpatiche e volevo fare amicizia."
Notai che non si reggeva più di tanto in piedi:
"Ma ora Plaza, sono tutta tua."
Gli dissi con tono divertito. Salutai le ragazze, sotto lo sguardo sorpreso di Jasmine che ovviamente non si aspettava che io conoscessi Luca, e poi mi allontanai insieme al ragazzo:
"Usciamo da qui, non ce la faccio più."
Si lamentò lui come solo un bimbo farebbe. Così lo accontentai, e andammo a sederci in macchina, lontano da tutto e tutti. Lo guardai mentre piegò la testa all'indietro sul sedile e tenendosi una mano sugli occhi:
"Quanto hai bevuto Luca?"
"Mah, non tanto."
Tipica risposta di chi o si è sfondato di alcool e non vuole ammetterlo, o di chi ha fatto la stessa cosa ma non riesce a ricordarlo:
"Anastasia non puoi davvero capire quanto desideravo trovarti in mezzo alla folla per portarti con me e stare soli..."
Si soffermò e riprese:
"Sei meglio della miglior droga sai? Sei.. sei così bella, e intelligente, e mi stai fottendo il cervello... Cristo quanto ti voglio."
Rimasi spiazzata dalle sue parole e lui se ne rese conto:
"Scusa, scusa sono stato troppo avventato... È che non ho filtri tra cervello e bocca ora... Mi dispiace, davvero, io.."
Lasciò la frase in sospeso, concludendola con un sospiro pesante, per poi mettere in moto l'auto.
Se anch'io volevo Luca? Dio sì, che domande. Ma provavo qualcosa di serio per lui. Di certo non sarei finita nel suo letto dopo solo pochi giorni che ci frequentavamo; Cristo, avrei rovinato tutto facendola sembrare una cosa da niente. Volevo che con lui fosse diverso, volevo aspettare il momento giusto e ora non lo era di certo. Ma ovvio, come negare quanto avrei voluto sentire i nostri corpi vicini e le sue mani ovunque sulla mia pelle? Non era un desiderio fisico il mio; era qualcosa di più, perché io volevo tutto di lui.
Il viaggio fu silenzioso. Non sapevo che dire, proprio zero, non mi usciva nemmeno una parola. In men che non si dica, arrivammo al nostro palazzo e scendemmo insieme dall'auto. Passo dopo passo, arrivammo all'ascensore, che aprì le porte davanti a noi. Una volta all'interno l'atmosfera si fece nuovamente pesante: notai che era nervoso da come si stava torturando le mani, sempre un po' barcollante. Non volevo che pensasse di aver rovinato tutto per così poco, ma avevo paura di espormi sull'argomento. In quel momento avrei solo voluto baciarlo e fargli sapere quanto a lui ci tenevo sul serio. Le porte si aprirono, uscimmo e io goffamente inciampai sui miei piedi stanchi, ma la presa stranamente pronta di Luca mi afferrò. Lo guardai nei suoi occhi così scuri da farti venire i brividi, poco distante dal suo viso e in quel momento non so bene cosa mi prese:
"Perché non resti da me anche stasera?"
"... Ma io pensavo fossi arrabb-"
Posai dolcemente le mie labbra sulle sue per zittirlo, mentre ancora stavamo in piedi davanti all'ascensore:
"Per favore, non fare così Anastasia. Sai che perdo il controllo quando fai così..."
"Ma io non sto facendo proprio nulla."
Dissi con falsa innocenza. Forse stavo perdendo di più il controllo io che lui. Presi la sua mano e ci dirigemmo verso il mio appartamento, per poi entrare.
E se Luca avesse detto quelle cose in macchina solo perché era ubriaco e voleva farmi cedere a lui come una ragazza qualunque farebbe? Se sotto sotto quello che voleva avere con me era meno profondo e serio di quanto pensassi? Non volevo pensare male di lui, ma in passato molti mi fecero lo stesso giochino mentale e ricascarci per me era fuori questione, in particolare il mio ultimo ragazzo, ovvero l'unico che avessi mai amato, e per quanto ormai fosse passato un anno, la ferita che mi aveva lasciato faceva ancora male. Non avrei sopportato una cosa simile ancora una volta.
I pensieri mi attraversavano la testa; intanto mi tolsi la giacca e subito dopo notai Luca, seduto sul mio divano e con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, che si sfregava la faccia, probabilmente stanco, o forse assorto nei suoi pensieri. Improvvisamente parlò:
"Sicura che vuoi che resti?"
"Plaza, non dirmi che sei a disagio con una ragazza!"
Rise nervosamente, grattandosi la nuca:
"Beh.. un po' sì."
Mi inginocchiai sul pavimento davanti a lui, dato che continuava a guardare in basso invece che guardare me che mi ero seduta al suo fianco poco prima. Gli presi il viso tra le mani, alzandolo dolcemente in direzione del mio:
"Luca, parlami ti prego."
Mi fissò intensamente e dopo un po' parlò:
"No, parlami tu. Perché non mi vuoi? E ti prego di essere onesta, Anastasia."
Iniziò a scaldarsi subito e io d'istinto staccai le mani dal suo viso. Credeva davvero che io non lo volessi?
"Non ho mai detto questo.."
"'Non hai detto nulla, è questo il problema."
"Prima mi hai spiazzata, ok? Non sapevo cosa risponderti così sui due piedi! Ciò non significa che non ti voglia, Cristo santo. Temevo solo lo stessi dicendo perché non eri lucido..."
Feci una pausa per riprendere fiato e continuare, ma lui mi precedette e parlò:
"Anastasia ti scongiuro, dimmi cosa cazzo sono io per te."
Puntò gli occhi su di me, serio:
"Luca scusa ma non credo di riuscire a trovare le parole per una cosa simile."
Risi leggermente, mettendomi a sedere in braccio a lui. Poi incrociai le sue dita con le mie:
"So solo che non pensavo che gli esseri umani potessero arrivare ad avere disperato bisogno di qualcun altro in particolare per sentirsi felici. E nemmeno pensavo che due mezzi sconosciuti riuscissero a leggersi dentro come se fossero due libri aperti... Manco credevo esistesse qualcuno che solo guardandomi mi faceva sentire così vulnerabile e fondamentale allo stesso tempo.. Luca, santo Dio, sei tutto ciò che ho sempre cercato in questi 18 anni, cazzo.
E ho paura dei sentimenti, tanto quanto te, perché ci rendono vulnerabili e deboli, e causano dolore. E per questo voglio conoscerti a fondo prima di fare cose di cui potrei pentirmi..."
Mi soffermai per realizzare ciò che avevo appena detto e per rivalutare velocemente quello che stavo per dire:
"Ma se c'è una cosa di cui sono sicura è che ti voglio, da morire."
Mi guardò negli occhi per tutto il tempo, senza fiatare, concentrato su ogni mia parola: sembrava scosso da quello che gli avevo detto. Ora temevo di essere stata io ad avventarmi troppo su di lui con le parole. Aspettai un suo cenno di vita, in un totale stato d'ansia.
All'improvviso lo vidi sorridere vicino al mio viso:
"Te lo ripeterò all'infinito: dove sei stata tutto questo fottuto tempo Anastasia?"
Subito dopo premette le sue labbra sulle mie per far nascere un bacio intenso e carico di emozioni tra me e lui, mentre si sdraiò sul divano portandomi giù con sé:
"Stavo già male a pensare che non ricambiavi quello che provo."
Si mise a ridere, come per prendere in giro quel suo lato insicuro e io alla sua affermazione risi, sapendo quanto fosse una cazzata ciò che aveva pensato in precedenza.
Dopo svariati baci e risate sul divano, decisi di alzarmi per dirigermi in camera da letto, ma Luca prontamente intervenne:
"Mò dove vai?"
"A letto. Preferisci dormire sul divano?"
Chiesi retorica, allontanandomi verso l'altra stanza. Sentii lui seguirmi poco dopo. Entrò e cominciò a guardarsi in giro, finché non si buttò sul mio letto matrimoniale e io lo seguii:
"Senti Luca, sai prima da te, quando credevi che avessi qualcosa e io non ti ho detto nulla?"
"Sì, dimmi tutto."
"Beh non è nulla di grave, comunque Vegas mi ha scritto e non so, ho come un brutto presentimento..."
Si zittì, assorto nei suoi pensieri, ed io continuai:
"Non so cosa fare.. L'ho ignorato finora ma credo che questo lo spingerà solo ad insistere."
Senza dire nulla presi il telefono, lo riaccesi e mostrai i messaggi che mi erano arrivati nelle ore precedenti da Matteo. Luca continuava a leggere, e nel mentre mi fece appoggiare al suo petto cominciando a lasciarmi delle carezze:
"È meglio se non ci pensi per ora. Più avanti parleremo con Peppe e vedrai che si sistemerà tutto."
Sentii il suo braccio stringermi di più a sé, quasi come se avesse paura di perdermi da un momento all'altro. Era preoccupato, si vedeva; ma stava cercando in ogni modo di nasconderlo per non mettere preoccupazione anche a me. Beh, troppo tardi.
Cominciai a guardare i suoi occhi che erano rivolti altrove, nella penombra della mia stanza. Ma non gli incrocia mai. Realizzai ancora una volta quanto fosse bello in ogni suo dettaglio mentre lo guardavo, e credo che mentre lo stavo facendo, mi spuntò un piccolo sorriso sul volto, perché Luca girò il suo sguardo verso di me:
"Forse devo iniziare a considerare l'opzione di regalarti un album di foto mie, così mi guardi quanto vuoi."
Sorrise lui, prendendomi in giro. Io alzai gli occhi al cielo e per infastidirlo mi staccai da lui, o almeno ci provai, ma lui mi circondò con le sue lunghe braccia tenendomi stretta. Presi a lamentarmi e lui cominciò a farmi il solletico, finché non ci ritrovammo faccia a faccia, a guardarci negli occhi:
"Non so fare a meno di te, Anastasia."
Disse con voce roca, mentre dei brividi si formavano ovunque sulla mia pelle. Appoggiò la sua mano sul mio collo scoperto, e avvicinando il viso al mio mi baciò lentamente. Si stese sopra di me, rendendo il bacio molto più vivo. I nostri respiri si fecero più pesanti, le mani più bisognose di toccare la pelle dell'altro:
"Cazzo, Anastasia fermami se non lo vuoi."
"Non chiedermi l'impossibile, Luca."
Risposi io ridacchiando sulle sue labbra, seguita da lui. In quel momento smise di baciarmi:
"Non voglio farti pensare che io sia qui solo per scopare."
Disse serio, accarezzando i miei capelli:
"È meglio se dormiamo và."
Concluse sorridendomi e lasciandomi un bacio casto ma pur sempre intenso sulle labbra. Ancora un po' frastornata dal bacio di prima, non riuscii a rispondergli, così mi limitai a sdraiarmi sopra di lui posizionando la mia testa nell'incavo del suo collo, dove il suo profumo era più intenso, mentre lui come al solito mi abbracciava e lentamente passava la sua mano sulla mia schiena lasciandomi delle carezze, finché entrambi non ci addormentammo.

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Chiedo scusa a chi aspettava l'uscita del capitolo, ma l'università mi sta uccidendo e ho dovuto dare priorità allo studio nelle ultime settimane. Spero vi sia piaciuto, ci si vede al prossimo capitolo! 💋💋

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