vengo dalla luna

chapter three

Guardo fuori dalla finestra e percepisco un po' di tranquillità. Quella tranquillità apparentemente tranquilla, ma che trasmette mille emozioni e pensieri differenti a partire dalla paura: ho fottutamente paura di cercare altrove e non trovare più questa tranquillità.

Chiudo gli occhi e mi godo questa straziante tranquillità, mentre la mia testa scoppia, allagata da pensieri nefasti e mendaci. In corriera, nel frattempo le persone ridono e gridano, ma odo solamente voci ovattate talmente presa dalla canzone che mi sta scaldando l'anima.
Torna a casa, dei Måneskin sta incorniciando perfettamente questa fredda mattina autunnale mentre i miei pensieri la stanno rovinosamente distruggendo, di nuovo.

Sii più forte dei tuoi pensieri, mi risposero quando dissi loro indicandomi con l'indice la testa:"Qua dentro risiede il caos."
Ci ho provato, ci sto provando.
Ma mi serve quella persona che mi accompagni durante questo maledetto viaggio.

Mi serve me stessa.

Mi sto crogiolando, invano, cercando di accantonare l'orgoglio e rifornirmi di tutto il coraggio possibile per affrontare una nuova giornata scolastica.
La mia testa continua a scoppiare, la gente continua ad urlare, e la canzone continua a persistere.

Ripenso al mio fisico che tanto odio, ripenso alle occhiate che percepisco di sfuggita, ripenso a quanto cazzo vorrei cambiare tutto ciò, ricominciare da capo.

Una lacrima mi sfugge e mi solca, dolcemente, la guancia mentre mi affretto ad asciugarla.

Non posso piangere.

Riapro gli occhi, e noto in lontananza la fermata sulla quale devo sostare per dirigermi verso quell'edificio empio di conformismo, comunque chiamato scuola, e goffamente, con movimenti soliti e ripetuti, afferro lo zaino e con sguardo basso mi dirigo verso l'uscita del tram.

La canzone finisce, il caos si manifesta, io esco e mi dissolvo nel grigio di questa mattina.

Altro che tranquillità.