Capitolo 2

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Il giorno dopo mi svegliai intorno alle nove e notai che i miei genitori non erano rientrati per la notte, così mi preparai velocemente per andare in biblioteca a studiare assieme ai miei compagni di classe e uscii di casa.

Il cielo era limpido e nessuna nuvola accompagnava il sole. Si percepiva che l'estate era giunta con il suo caldo già di prima mattina.

Raggiunsi la biblioteca e, notando di essere in anticipo di un quarto d'ora, andai al bar situato di fronte alla biblioteca per fare colazione visto che a casa l'avevo proprio saltata credendo di non arrivare in tempo all'appuntamento di studio.

Il barista lo conoscevo da parecchio tempo perché aveva frequentato la mia stessa scuola due anni prima e, dopo la maturità, aveva preso in mano l'attività di suo padre.

«Buongiorno Elis, il solito?» mi chiese Michele, il barista.

«Sì, grazie Mike» gli risposi sedendomi al bancone.

Quella mattina il bar non era molto affollato.

«Come vanno gli studi?» mi domandò, servendomi il cappuccino.

Presi una brioche alla crema pasticcera dalla scatoletta di vetro posta affianco ai dolciumi.

«Direi bene» gli risposi «Finalmente ho finito con le superiori. Sperando che superi gli esami».

«Penso che la parte migliore della scuola sia proprio il liceo» disse Mike e lo guardai con un sorriso pieno di stupore.

«Ovviamente si intende per il fatto che conosci parecchia gente» concluse, ricambiando il mio sorriso.

«Credo che tu abbia ragione in merito» gli risposi.

Visto che nel locale non c'era quasi nessuno, si mise accanto a me e consumò la sua solita colazione. Parlammo di come andavano le cose con la sua ragazza Roberta. Non tanto bene da quanto mi stava dicendo per via degli orari di lavoro di entrambi e si vedevano solo nei week-end e questo a lui non bastava.

«Sempre meglio di niente» gli feci notare.

«Già, mi accontento anche di poco però sai, sarebbe preferibile trascorrere qualche giorno in più con lei oltre al sabato e alla domenica» iniziò a dire Mike «In quei due giorni è come se il tempo volasse e senza rendercene conto è già arrivato lunedì e io sto lì a contare quanti giorni mancano per poter rivedere la mia Roberta. Sarebbe l'ideale sposarsi ma siamo troppo giovani per questo passo» concluse con un sorriso.

«Hai mai pensato alla convivenza?» domandai con ironia.

Mike scoppiò a ridere e disse «Accidenti no! Uhm, glielo proporrò. È pur sempre un'esperienza».

«Farfalla Rossa» esclamò ad un tratto un ragazzo entrando nel locale.

Mi voltai, trasalendo dal tono di voce nel chiamarmi Farfalla Rossa e sapevo anche a chi appartenesse quella voce. Era Max e corse verso di me.

«Perché ti ha chiamata Farfalla Rossa?» mi chiese in un sussurro Mike e per tutta risposta alzai le spalle e guardai scocciata Max.

«Chi è questo ragazzo?» mi domandò Max con rabbia e indicò Mike.

«Oh, abbassa la cresta» gli dissi «Mi pare di essere stata chiara ieri sera nel dire che non volevo niente a che fare con voi».

«Non puoi abbandonarci, risvegliati!» esclamò Max afferrandomi con forza le spalle.

Lo scostai da me ma vidi il simbolo della Farfalla Bianca comparirgli sulla fronte e continuai a fissarla, affascinata da tanta potenza e luce che sprigionava quel simbolo dal suo volto.

La leggenda della Farfalla RossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora