Capitolo 5.

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"Tanto non ti salverai così facilmente dal mio interrogatorio" mi sussurra Alessandro all'orecchio, e rabbrividisco. Apro l'armadietto e prendo tutto l'occorrente, poggiandolo in cartella. Rose e Alessandro fanno lo stesso.

"A me tocca geografia, cavoli non lo sopporto quell'odioso!" sbraita Rose.

"Povera te... buona fortuna!" affermo "Noi abbiamo tecnica. Siamo messi tutti bene." sbuffo, la professoressa di tecnica è una psicopatica. Ci dividiamo e, io e il ragazzo dagli occhi verdi, arriviamo nella nostra aula. Ci sediamo negli unici posti vuoti e attendiamo l'arrivo della professoressa.

"Allora, me lo dici perché non mangi?" insiste.

Alessandro è un tipo testardo, o forse vuole solo aiutarmi.

"Non lo so, è questo il punto. Non ho mai quel desiderio di divorarmi qualcosa a tutte le ore, quindi non lo faccio."

Entra la professoressa, quella pazza..

"Ciao ragazzi, compito a sorpresa"

"NOOOO!" urla tutta l'aula.

"Si" risponde secca, e ci consegna delle schede da compilare.

"Mi scusi professoressa.. ma io sono nuovo e questa è la mia prima lezione di tecnica in questo college." si giustifica Alessandro, e in effetti lui non può proprio farla.

"Non mi interessa" dice distratta, mentre continua a giocare a Bubble Witch Saga sul suo i-Phone4s senza curarsi di nulla "Avete solo quest'ora quindi sbrigatevi" ci ordina.

Tutti sbuffiamo, e cominciamo. Aiuto Alessandro, gli do molte delle risposte, perché lui non può proprio saperlo. Poi è scritto tutti in inglese. È vero che lui lo parla, ma ci sono dei termini difficili che a stento conosco. Alla fine dell'ora la prof ritira le schede (molte delle quali in bianco) e continua a maneggiare con il cellulare. Ma ce la vedete un'over-sessanta con l'i-Phone? Solo al pensiero mi viene da ridere. Ci alziamo e ce ne andiamo, ci tocca matematica. Stranamente non incontro Rose nel corridoio, ma ci dirigiamo nell'aula altrimenti faremmo tardi per cercarla. Il professore è già lì e mancano solo pochi alunni.

~

Tutta la giornata passa così, e finalmente usciamo dall'inferno. Non abbiamo beccato Rose perché il professore di geografia le ha messo una nota, e l'ha fatta rimanere in classe fino al suono della campanella. Quando ce l'ha raccontato, l'ora successiva, siamo scoppiati a ridere.

"Kate, io corro a casa. Ci vediamo! Ciao ragazzi!" ci saluta e se ne va correndo.

Da quando sua madre è incinta va sempre di corsa, e in mente sorrido pensando a lei che si prende cura della mamma per non farla affaticare.

"Ti porto a casa." sorride Alessandro.

"Meglio di no, non voglio venirti a recuperare ad Harrow Street." rido, e subito dopo anche lui.

"Non preoccuparti, ho imparato la strada. Andiamo dai."

Mi prende la mano e camminiamo verso casa mia. Io non capisco perché, quando mi tocca, mi abbraccia, mi bacia, ho sempre i brividi o lo stomaco in subbuglio. O meglio, ho un'ipotesi, ma non ne sono tanto sicura. Forse Alessandro mi piace. Togliamo il forse. Alessandro è perfetto, io non ho mai visto un ragazzo così dolce e comprensivo come lui. I suoi occhi verdi mi hanno colpito sin da ieri, quando mi ha fatta cadere e ci siamo guardati per qualche secondo. Il suo sorriso è indescrivibile, una cosa spettacolare. E ogni volta gli si formano due fossette ai lati della bocca. Ha i capelli corti e il ciuffo lungo. Le labbra sono rosee e carnose, gli occhi verdi e profondi, il fisico magro e ben scolpito (lo noto dai numerosi muscoli presenti sulle sue braccia). Alessandro è il classico principe azzurro. Solo che non hs i capelli biondi ma castani, e gli occhi anziché celesti sono verdi.

Ma adesso basta pensare a lui mentre mi è accanto, potrei fargli qualcosa di non molto gentile. Tipo saltargli addosso.

"A che pensi?" mi domanda, siamo quasi vicini a casa.

"Scuola, non voglio andarci domani."

Non mi piace dire bugie e non lo faccio se non è indispensabile, ma non posso dirgli quello che ho pensato realmente. Scruta i miei occhi per capire se gli sto mentendo o meno.

Non riesco molto a concepire questo concetto. Tutti, ormai anche lui se n'è accorto, mi guardano negli occhi e riescono a capire se sto dicendo la verità. Come se anche solo parlassero, al posto della bocca.

"Mh, non è che ti creda molto, ma va bene." guarda dritto verso la strada, e mi stringe più forte la mano.

"..Come al solito" aggiungo.

Ride e si ferma. Gli sta squillando il cellulare. Lo prende e parla al telefono.

"Si... si, Mich, si... ho capito... non ripeterlo ancora, si... va bene" stacca la chiamata, da quello che ho capito ha parlato con suo fratello Michele.

"Ha detto che se non torno immediatamente a casa mi fucila, e che se faccio più tardi devo avvertirlo." ride.

"Oh, allora vai, che ti voglio vivo." ridiamo insieme.

"Ciao, Kate. Ci sentiamo." mi bacia la guancia e se ne va.

Ancora, sento ancora tutto quel trambusto nello stomaco, i brividi lungo la schiena, il respiro mozzato, le guance rosee per la vergogna.. non ci sono dubbi, quel ragazzo mi fa letteralmente impazzire. Dopo due minuti arrivo a casa e mi accorgo di aver dimenticato le chiavi. Busso più volte e finalmente viene ad aprirmi Luke.

"Kate, potevi aprire con le chiavi." si lamenta, chiudendo la porta alle mie spalle.

"Le ho dimenticate qui, altrimenti non avrei osato scomodare il mio signore."

Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo e scoppiamo a ridere. Mi piace scherzare con il mio fratellone.

"Vado in camera."

Poggio la cartella sulla scrivania e mi stendo sul letto. Il cellulare comincia a vibrare, facendomi saltare dalla paura, e lo prendo. È una chiamata, guardo il numero sul display ma non lo conosco.

"Pronto?" rispondo.

"Ciao Kate, non avrei mai pensato che avresti risposto."

Il sangue mi si gela nelle vene, e stacco immediatamente la chiamata. Da quando ci siamo lasciati ho cancellato tutte le sue tracce, tutte le foto, i messaggi,  il suo numero e avevo anche cambiato numero di telefono per non farmi cercare più. Come fa adesso ad avere il mio numero? Mi perseguita, poco ma sicuro. Urlo il nome di mio fratello, terrorizzata.

"Dimmi sorellina."

Mi osserva bene, vede che sto tremando e ho gli occhi lucidi.

"M-Mark.." faccio un grande respiro "M-mi ha chiamata, non so come, m-ma mi ha chiamata" balbetto.

"Ma hai cambiato numero! Come ha fatto?" urla infuriato.

"Non.. n-non lo so.. non ricordavo il s-suo numero e ho risposto.." sospiro.

"Tesoro, sta' tranquilla, se dovesse avvicinarsi lo ammazzo con le mie mani." mi abbraccia e affondo con la testa sulla sua spalla.

La cosa molto strabiliante, inoltre, è che Mark ha la stessa età di Luke, e avevano molti corsi uguali. Erano quasi migliori amici, prima che mi tradisse. Nessuno si aspettava una cosa del genere, io in primis.

Ma è meglio se non ci penso. Mi stacco dall'abbraccio e accenno un sorriso.

"Sai, ho notato una cosa."

"Cosa?" chiedo curiosa.

"Ieri sera, quando hai detto a mamma che eri stata in giro con Alessandro, i tuoi occhi si sono illuminati." ride maliziosamente.

"Ma spiegami. Non hai niente di meglio da fare che guardare i miei occhi?" domando infastidita.

"Hehehe." ride.

"Comunque cosa vorresti dire con questo? chiedo, senza guardarlo negli occhi.

"Che ti piace."

It was destiny.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora