Capitolo 3.

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"Beh, direi che possiamo andare. Il tempo è volato." controlla l'orologio.

Abbiamo passato tutto il tempo a parlare come se fossimo stati amici d'infanzia.

"Okay."

Mi alzo e lo seguo verso la porta. Salutiamo Michele e scendiamo per le scale.

"Dimmi un po'. Sei fidanzata?"

Ahia. Ha toccato un tasto dolente. Chiamasi sfiga.

"No. Tu?" rispondo fredda.

"Nemmeno. Ma tutto ok?" domanda, cercando i miei occhi.

"Si si" sorrido falsamente.

"Okay. Anche se non ti credo" continua a guardare la strada.

"Dove vuoi che ti porti?" domando, per cambiare discorso.

"Mi piacerebbe vedere la London Eye, ad esempio." sorride.

"Mh, bene. Allora andiamoci subito."

Mi prende la mano e si fa guidare da me, verso la ruota panoramica che permette di osservare tutta la città.

Dista circa 40 minuti, ma non è importante la lontananza. La mia mente è concentrata su Mark, non riesco a pensare ad altro.

"Sicura che va tutto bene? Sei parecchio strana da un po'.." sospira "Ho detto qualcosa di sbagliato?"

"Ma no, Ale. È tutto appos.." scoppio a piangere involontariamente.

Perché l'ho fatto? Non era nelle mie previsioni. Non avevo intenzione..

"Che succede?" mi osserva preoccupato.

"N-Niente.." sospiro.

"Non può non essere niente se stai piangendo." si ferma, bloccando anche me. "Lascia perdere, Ale. È troppo complicato. Te lo dirò un altro giorno." sorrido e asciugo velocemente le lacrime che sono scese sul mio viso.

"Mh, okay." mi guarda un po' incerto, ma annuisce.

Finalmente, dopo 45 minuti, arriviamo alla London Eye. È magnifica anche dal basso.

"Ci saliamo?" propone Alessandro entusiasta.

"Io non posso." mi fermo.

"Perché no?" chiede sorpreso.

"Perché soffro di vertigini."

"Dai, ti prego! Sarà divertente!" mi implora.

"E ok, ma che sia la prima e l'ultima volta!" sbuffo, e lui ride.

Andiamo a fare i biglietti e insiste per pagare lui. Ha la meglio su di me e compra i due ticket. Caspita, ho le vertigini solo a guardarla.

"Ale.. no, non voglio salire. Non ce la faccio!"

"Abbiamo i biglietti quindi saliamo."

Aspettiamo il turno, porto le braccia incrociate al petto perché non voglio saperne di salire qui sopra. Dopo circa 15 minuti di attesa, ci indicano di salire. Ci sediamo e chiudono la porta. Cominciamo a salire, di più, di più, sempre di più.. finché non arriviamo in alto. Il panorama è bellissimo e su questo non si discute, ma non si discute neanche sul fatto che mi sto letteralmente facendo sotto dalla paura.

"Che ti avevo detto? Non è magnifico? E tra poco ci tocca pure scendere.."

Sentiamo uno sferragliare metallico e non ci muoviamo più. Indovinate dove siamo? In cima alla ruota.

"Dimmi che non è vero Ale, dimmi che non è quello che penso."

Non risponde e porta una mano dietro la testa.

It was destiny.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora