Capitolo 6.

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Quasi mi strozzo con la mia saliva. È riuscito a capirlo in un giorno solo? Io..

"Si, forse un po' mi piace, ma non glielo dire." lo prego.

"Non ho intenzione di dirglielo.. volevo solo sapere se era vero." ride.

"Si, è vero." sospiro.

"Lo sapevo, lo sapevo." scuote la testa "Sei sicura che sia un bravo ragazzo, Kate? Con Mark è successa la stessa e identica cosa." mi guarda.

"Si, Luke. Mark è stato sempre un po' strano nei suoi comportamenti, lo ammetto, Alessandro no." mi sforzo per sorridere, e non ottengo buoni risultati.

"Comunque sia devi stargli alla larga finché non appuro che tipo è. Altrimenti dirò a mamma e papà quello che ti ha fatto Mark."

"Mi stai ricattando?" domando, incredula.

"No, Kate. Lo faccio solo per il tuo bene." risponde calmo.

"Ma come puoi dire una cosa del genere? Lo amo, cazzo, lo amo! Mi stai ordinando di non vederlo.. e a me non sta bene! Mi dispiace, dì pure quello che vuoi ai nostri genitori ma io ci sto quanto cazzo mi pare con Alessandro!" urlo, furiosa.

"Calmati Kate.. il mio scopo era un altro." sospira "Alessandro tra meno di un mese andrà via, tornerà in Italia, a migliaia di km di distanza. Cosa farai tu? Non è meglio se cominci a dimenticarlo già da adesso?"

Rifletto sulle sue parole. In effetti ha un po' ragione, cosa faremo quando tornerà nel suo paese? Non penso che si possa mantenere a lungo un'amicizia a così tanta distanza. Ma devo rischiare. Provare per credere.

"Non posso dimenticarlo, non si dimentica chi ami. E poi ha i miei stessi corsi, lo vedrei ogni santo giorno."

"Fa' come vuoi, volevo solo aiutarti" fa spallucce, e lo abbraccio.

"Grazie lo stesso" gli bisbiglio all'orecchio, e mi dà un bacio sulla guancia.

"Qualsiasi cosa chiama me e lo stendo."

Ridiamo.

"Stupido." scuoto la testa ridendo ed esco dalla stanza. Sciacquo il viso per riprendermi e torno in camera. Luke non c'è. Decido di chiamare Alessandro.. così, per farci compagnia a vicenda. Però mi precede, e lo schermo del mio cellulare si illumina: 'Ale'.

"Ciao Kate!" dice raggiante.

"Ale! Sai, stavo per chiamarti io." rido.

"Oh, davvero?" potrei giurare di averlo visto sorridere.

"Già" rispondo.

"Che coincidenza! Comunque volevo chiederti se volevi venire un po' a casa mia, per passare il tempo."

"Oh, accetto volentieri! Arrivo subito allora." sorrido, anche se lui non può vedermi.

"Va bene, ti aspetto!"

Chiudo la chiamata tutta felice. Ho il cuore che mi batte a mille, avevamo pensato alla stessa cosa e ci stavamo per chiamare entrambi contemporaneamente.

Mi cambio velocemente. Indosso un jeans bianco e una felpa blu, e scelgo le vans come scarpe. Pettino i capelli e mi do un'ultima occhiata. Non mi piaccio, ma sono accettabile. Almeno spero.

Corro per le scale, rischiando più volte di cadere, e sto per uscire dalla porta quando sento afferrarmi il braccio.

"Dove vai così di fretta?" è Luke.

"Indovina."

Riesco a liberarmi dalla sua presa e proseguo verso la casa del mio amato. Il sole splende alto nel cielo, ogni tanto coperto da qualche piccola nuvola bianca. Le temperature sono basse e a volte si alza un vento fresco molto piacevole se si è al sole. Questo vento mi scompiglia i capelli e io ci passo sempre una mano sopra per renderli normali.

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