Capitolo I
“Senza piccioli e rispetto sei il nulla mischiato al niente.”
Sydney, quartiere degradato di Blacktown.
L’uomo correva senza sosta sebbene la non più giovane età, scivolando sull’asfalto bagnato dovuto alla pioggia che aveva appena cessato di scendere. Il sudore gli imperlava la fronte e pesanti spasmi gli scuotevano le stanche e provate membra. Nonostante il corpo reclamasse pietà e lo spingesse ad arrendersi alla triste realtà dei fatti, e cioè che non sarebbe riuscito a scappare indenne, continuava a correre mosso dalla disperazione.
Giunto in prossimità di un incrocio, virò a destra di un vecchio capannone industriale, oltrepassandolo e rischiando di inciampare per l’ennesima volta. Ma non doveva cedere, mancava davvero poco al suo obiettivo: aveva quasi raggiunto il confine del quartiere e poi sarebbe stato salvo.
Stava per superare il filo spinato quando due sagome gli si pararono davanti, bloccando la sua unica via di fuga.
“La corsa finisce qui” mormorò il più alto, che mosse un passo verso di lui per essere studiatamente illuminato dal bagliore dei lampioni. Persino da quella distanza l’uomo riusciva a scorgere i lineamenti marcati e i fulvi capelli biondo cenere.
“N-no, no vi prego! Pagherò lo giuro, sistemerò tutto. Datemi una settimana e…”
“Hai già avuto fin troppo tempo, Steven” lo interruppe glaciale il biondo in un completo elegante, estraendo dalla tasca dei pantaloni gessati e perfettamente stirati una pistola. “E si dà il caso che non sarai più utile a mio padre.”
L’uomo iniziò istintivamente a indietreggiare, inciampando nei suoi stessi piedi. Aveva già capito in che direzione stesse andando a finire il discorso, e non prometteva nulla di buono. “Ashton, ti scongiuro! Ti ho cresciuto come un figlio, ricordi?” sentiva il cuore rimbombargli frenetico nel petto a un ritmo insostenibile, e per un istante si domandò se fosse udibile nonostante i metri che li separavano anche ai due uomini. “Farò tutto quello che volete!”
Una risata gutturale e sinistra risuonò nell’aria gelida, e Steven capì di essere spacciato. “Ricordo, vecchio mio. Ma hai tradito mio padre, e sai cosa significa tradire l’uomo più potente della città. Dovevi pensarci prima di commettere un’azione così avventata” Ashton si passò la lingua sulle labbra piene che già pregustavano la prossima mossa. “E comunque non sarò io a ucciderti.”
Detto ciò, porse la pistola al ragazzo che era stato per tutto il tempo silenzioso al suo fianco, che l’afferrò titubante. Il biondo, scorgendo nel suoi limpidi occhi azzurri un lampo di esitazione, lo strattonò per il polso. “Luke, non puoi tirarti indietro proprio adesso.”
Questi deglutì rumorosamente. Le tempie pulsavano e in bocca sentiva espandersi un sapore amarissimo. “Non ho mai ucciso prima…” sussurrò, un groppo in gola che quasi gli impediva di proferire parola.
“Lo so, caro cuginetto. Per questo sei qui con me stasera: per imparare.”
Gli strinse la mano che impugnava saldamente la pistola, alzandola al livello del volto dell’uomo, che non si era mosso pietrificato com’era dalla paura.
“Luke...” sussurrò quest’ultimo pietosamente, lo sguardo folle e spento fisso nel suo.
“Ora sparagli” intimò Ashton, una nota dura ed esigente nella voce.
Quindi si allontanò, preparandosi alla scena che si prospettava assai divertente.
Scacco matto, Steven: ucciso dal tuo stesso figlioccio.
Cosa si prova?
Luke prese la mira e fece un respiro profondo. Chiuse per un istante gli occhi, chiedendo intimamente scusa all’uomo che l’aveva cresciuto e amato come un secondo figlio, ma che non poteva evitare di uccidere.
Ordini dall’alto che non andavano discussi, così aveva giustificato l’azione Ashton.
Li riaprì e premette il grilletto senza riflettere ulteriormente.
Il corpo di Steven cadde a terra accasciandosi come un sacco vuoto. Un rivolo di sangue scese dalla fronte, infrangendosi sul freddo lastricato.
“Ottimo lavoro, Hemmings. Non ti è nemmeno tremata la mano” si congratulò con lui il cugino, battendogli fiero una pacca sulla spalla.
Era diventato un assassino proprio come suo zio.
Quella notte, per la prima volta da quando aveva perso la famiglia in quel tragico incendio, Luke pianse.
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Malavita II Luke Hemmings
Fanfiction"Ashton inspirò profondamente, socchiudendo gli occhi. E con quell’espressione dipinta in viso le parve bellissimo, in un modo contorto e crudele. Era sbagliato. Dannatamente sbagliato. Lui, e quello che stavano facendo. Ma non riusciva a sottrarsi...