1. L'essere umano dà sui nervi.

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Cammino lentamente verso le urla che sento, le seguo e cerco di non essere accecata dalla luce abbagliante del sole.

Mi nascondo dietro un cespuglio cercando di sbirciare meglio ciò che sta accadendo ma non si vede niente.
Faccio un passo avanti per poter guardare meglio ma calpesto un ramoscello e questo emette un "cric".

L'uomo si gira verso di me e la luce bianca mi
acceca gli occhi.

Mi sveglio di colpo dal letto in una pozza di sudore. Ho l'affanno e mi chiedo per quando altro tempo questi incubi mi perseguiteranno.
Controllo l'ora sul cellulare e mi rendo conto che sono appena le tre di notte.
Perfetto.
Prendo l'intimo e il cambio e vado a farmi una doccia.

Chissà per quanto altro tempo dovrò continuare a fingere con tutti.
Mi sono stancata di essere sempre la ragazza che non sono, solo perché devo piacere agli altri. Se fosse per me potrei far partire il mio pugno contro il loro bel faccino anche se mi dicono solo "Buongiorno".
Cosa posso farci se odio le persone?
L'essere umano dà sui nervi.
Non che io non sia un essere umano, Però io accetto il fatto di essere frustrante. Infondo anche io non mi sopporto da sola.

Ed ecco che mi sono persa ancora nei miei inutili pensieri.
Mi avvolgo nell'accappatoio e dopo essermi asciugata mi vesto in fretta.
Prendo le chiavi della mia Maserati nera ed esco di casa senza farmi sentire da nessuno.
Infondo anche se qualcuno si svegliasse, non potrebbe chiudermi nella mia camera con la forza. Faccio quello che voglio e non devo ascoltare il parere degli altri.
Cosa ci posso fare?
Sono una menefreghista e se devo ammetterlo mi sta bene.
Sono un tipo notturno, quindi vi lascio immaginare quante volte io esca di casa la notte.

Mi siedo sul posto del guidatore e butto sui sedili posteriori lo zaino.
Parto e aumento la velocità sempre più fin quando non supero i livelli permessi, ma me ne infischio, infondo non ho mai rispettato le regole e non penso che adesso qualcuno possa girovagare per le strade di Los Angeles alle quattro del mattino.

Arrivo alle case più grandi e popolari e rallento fino a fermare la macchina.
Preferisco proseguire a piedi.
Cammino velocemente con lo zaino sulle spalle e il cappuccio in testa in modo da non farmi vedere da nessuno.
Entro nel cancello della vecchia villa abbandonata e attraverso il vialetto.
In un attimo mi trovo sulle scale per poter raggiungere il tetto.
Appena arrivata ispiro l'aria che c'è qui su e alzo la testa verso l'alto, per guardare meglio le stelle.

Mi avvicino al cornicione del palazzo e mi sdraio su esso prendendo una sigaretta dal mio pacchetto e accendendola.
Forse dovrei togliermi questo vizio, o forse no.

Guardando le stelle riaffiorano in me sempre momenti della mia vita passata, della mia vita fantastica.
Forse vorrei vivere ancora con tutta la mia famiglia al completo, forse vorrei avere ancora, tutti i giorni, i pancakes o le creps per colazione.
Forse però, sono felice della persona che sono diventata adesso.
Felice? Scusate, mi sono presa per il culo da sola.
Io la felicità non so nemmeno cosa sia.
Negl'ultimi cinque anni non ho mai fatto un sorriso spontaneo a nessuno. Nemmeno a me stessa.
Aah... Me stessa.
Non vorrei mai trovarmi un tema di italiano sulla propria personalità davanti.
Insomma, cosa potrebbe scrivere una come me? Consegnarei il foglio in bianco e in basso a destra scriverei
"la mia personalità non voglio condividerla con nessuno".

Vorrei proprio vedere la faccia della prof di italiano nel momento in cui i suoi occhi capiscano ciò che ho scritto come risposta al test.

Guardo la mia sigaretta consumarsi da sola e, dopo aver fatto un lungo tiro, getto il mozzicone per terra, calpestandolo poi con i piedi.
Riduco gli occhi in due fessure e con un bel salto, mi lancio giù dal cornicione, atterrando sulle scale antinciendo poste dietro la casa.
Una cosa un po' esagerata avere delle scale antincendio.

Comincio a correre velocemente fino ad arrivare alla mia macchina che metto subito in moto.
Parto ma questa volta con una velocità moderata, proprio per vedere la scena che mi si presenta davanti.
Un ragazzo che tira per i capelli una ragazza per costringerla a salire in macchina.
Questo tipo di violenza la odio.
Se fosse per me, adesso uscirei da questa macchina e andrei a prendere a pugni quel fighetto, ma non voglio subirmi un'altra ramanzina da parte di Alex per il mio comportamento.

Entro in un bar e mi siedo su uno sgabello, ordinando qualcosa di forte in modo da calmare la mia rabbia.
Il barman mi guarda stranito ma poi mi sorride malizioso, ma da me non ha altro che la vista del mio cappuccio ancora alzato che mi copre il volto.
-Ei bambolina, non penso che tu voglia ubriacarti alle cinque del mattino da sola vero?- mi guarda divertito e noto nel suo sguardo quasi preoccupazione.
Ma cosa vuole questo da me?
Un autografo magari?

Non gli rispondo e fisso il bicchierino con all'interno un liquido marroncino. 
Lo bevo tutto in un sorso e lo Poggio subito sul bancone.
Quello mi guarda ancora divertito e giuro che se non la smette gli rovino il faccino da angioletto che si ritrova.
-Mmm... Una tipa silenziosa. Mi piaci!- non capisco tutto questo suo interesse. Ma cosa vuole da me questo? Posso offrirgli solo una mia ginocchiata nello stomaco su un piatto d'argento o anche d'oro.
-Sta zitto, taci ci per smepre.- lo guardo malissimo e lui sorride
-Wo,wo,wo, sta calma- esco una banconota e la Poggio accanto al bicchiere, poi mi alzo dallo sgabello e quando sto per andare via sento una mano che stringe il mio braccio.
Giro subito il suo polso in modo da poter far togliere la presa di mio braccio e mi avvicino alla faccia del barman sorpreso e gli sussurro ad un orecchio -Non osare toccarmi mai più, Non rispondo delle mie azioni.-detto questo gli lascio il polso ed esco dal bar.

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