Cap. 01 - Buongiorno mamma

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Un cielo limpido contornava quel venerdì di ottobre, l'estetica plumbea e serena dell'atmosfera era in netto contrasto con la


fredda temperatura che pungeva ogni abitante, aiutata per di più, da un venticello gelato che si insinuava nelle viscere.


Losche ombre in forma d'uomo correvano velocemente lungo le ciottolate stradine, strette nei loro giacconi. Rari erano i capelli mossi dal vento, la visione, a un occhio poco esperto, poteva apparire piuttosto divertente, credendoli pelati e non con un


cappello che aiutasse loro a scontrarsi contro la bassa temperatura. L'anno nel quale comincia la nostra storia è il 1997


e quel venerdì non era poi così usuale, per la precisione si trattava dell'ultimo giorno del mese, 31 ottobre. Il giorno di Halloween; una festa pagana che nella sua semplicità è tanto inutile quanto amata dai bambini, forse per l'idea che rappresenta di potersi


ingozzare di dolcetti.


Rende felici pure i dentisti; Più carie uguale più soldi.In quel paese anche gli adulti sembravano attenderla con euforia, alla fin dei conti era una scusa anche per loro per


andarsene in giro vestiti come imbecilli. Per quell'unico giorno ogni persona, che ella fosse, donna, uomo o bambino era libera


di trasformarsi in ciò che desiderava. Una commessa del centro commerciale poteva vestire i panni di una sexy Catwoman in cerca di vittime sessuali da mietere, un avvocato con lo studio privato aveva la libertà di divenire un lupo mannaro assetato di sangue.


Un bambino era libero di credersi un cowboy o una fata, perché no? Lo stesso discorso era valido anche per le bambine.


In quella cittadina, però, vi era una piccola personcina che sapeva che pur cambiando apparentemente il proprio aspetto


non avrebbe potuto, nemmeno per sbaglio, nascondere ciò che era davvero.


Fallon si svegliò, aprì i suoi occhioni da bambina strofinandoseli energicamente con entrambe le mani; reggeva in


grembo il suo pupazzo preferito dal quale mai si separava: la riproduzione pelosa e morbida di un pipistrello nero con le ali


viola e due enormi occhi gialli glitterati; senza naso, o meglio con una sottospecie di protesi a sostituirlo, poiché qualche mese


prima la piccola peste aveva deciso di staccarglielo con tanto amore, a morsi. Poi, per una settimana si era sentita in colpa verso il peluche stesso, attirando su di sé rabbia da parte della madre e


il divertimento genuino del padre.


«Buongiorno Pocho!» Esclamò con veemenza al pupazzetto lanciandolo in aria e riprendendolo in braccio per stringerlo in una morsa di affetto. Non che Pocho potesse dire qualcosa o ribellarsi in qualche modo a quel trattamento tanto ingiurioso.


«Oggi fa veramente freddo, ma sarà una giornata bellissima!


Anche perché rivedrò Caesar.» Affermò con aria sognante la piccoletta. Il pipistrello la osservava come a spronarla a


continuare con il suo monologo.


«Sì, lo so, verso le 10:00 devo vedere anche


lo...psicop...psicopologo...psicicologo...no. Non me lo dire! Ci arrivo da sola! Psicologo! Comunque, sono solo le 7:00 dammi


un po' di tregua!» Urlò, sbottando contro il non senziente ammasso di cotone e plastica. Ritrovato un po' di silenzio si perse


nuovamente a rimuginare su quel fantomatico Caesar.

The Curse Of Death 1- Il Giuramento dell'ImperatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora