Chapter 7🍪

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P.O.V. Jack

Fino ai tempi del medioevo e per gran parte di esso, per misurare il tempo che scorre sono stati usati come termine di riferimento i moti degli astri, finché Agostino capovolse questa prospettiva affermando che non sono questi moti a determinare l'unità di misura del tempo, è anzi il tempo stesso a determinare la durata di questi moti. Per Agostino il tempo non è una cosa né una proprietà delle cose ma una relazione fra le cose che passano e l'interiorità spirituale della creatura umana, che le sottrae dall'oblio serbandole nella memoria, ricordandole e riconoscendole come parte della propria storia. Quindi il tempo risiede nella mente umana perché è proprio questa che attende, considera e ricorda. In conclusione, il tempo è una dimensione soggettiva.
Non ero mai riuscito a comprendere a pieno questa sentenza fino ad oggi. Adesso invece posso affermare di essere pienamente d'accordo.
Sono passati solo cinque minuti da quando sono arrivato in classe e mi sono seduto nel primo banco libero che ho trovato, ma a me sembrano essere passati anni. Mi sembra quasi che tra me e il mondo che mi circonda ci sia un immensa voragine che ci separa. Mentre in me tutto è accelerato, dal battito del mio cuore che sfiora la tachicardia alle mie gambe che non riescono a smettere di muoversi convulsamente, il mondo esterno lo percepisco invece rallentato. Come se stessi guardando un video in slow-motion. Non riesco a staccare gli occhi dalle lancette dell'orologio che indifferenti procedono con una lentezza snervante. Sembrano quasi immobili. Inizio a masticare l'estremità della mia penna cercando di calmare i battiti del mio cuore. Dall'esito di questo test dipenderà la mia vita. Letteralmente. Se per qualche maledizione divina io non dovessi passarlo, non sarei ammesso a Yale e tutti i miei sforzi sarebbero stati vani. Per non parlare dell'enorme delusione che procurerei ai miei genitori. Non potrei sopportarlo.
<<Avete tutti la matita?>> chiede il professor Payne, passando tra i banchi contando i test che ha fra le mani e iniziando (finalmente) a consegnarli. Riceve un "sì" corale che lascia trapelare l'ansia generale: chi perché impaziente di ricevere il test e mettersi alla prova e chi perchè non vede l'ora di uscire da questa stanza piena del tanfo di ketchup proveniente dal signor Payne. Credevamo scherzasse quando raccontò dei suoi  particolari "scrub serali".
<<Mi raccomando ragazzi, tranquilli. Questo esame determinerà solo il vostro intero futuro come individui.>>
Il suo tentativo di "tranquillizzarci" sortisce l'unico effetto di far incrementare a dismisura il panico e si guadagna un'occhiataccia da parte mia.
<<Nessuna pressione.>>
Ricevo il mio fascicolo con sopra stampato il logo del college che la mia famiglia frequenta da generazioni. Mio padre, il nonno Rick ancor prima di lui e zia Ginny si sono tutti laureati lì con il massimo dei voti e perfino Isla, mia sorella di 7 anni, è già stata puntata dai talent scout di Yale per la sua "intelligenza precoce". E io sarò il prossimo. Devo esserlo.
Apro il fascicolo leggendo in grassetto la tipica scritta:
"NON APRIRE FINCHÈ NON TI SARÀ CONSENTITO."
L'incubo di ogni persona con disturbi di ansia.
<<Perfetto. Credo che ci siate tutti.>> afferma l'adulto (si fa per dire), lanciando un'occhiata alla classe e facendo un breve calcolo mentale.
<<Potete aprire i fa->>
<<Sono in ritardo?>>
La voce che proviene dalla porta ci fa voltare tutti in quella direzione. Sull'uscio fa la sua comparsa uno Zach sorridente e completamente fuori posto in questa situazione.
Ma che gli salta in testa?
Spero non si sia perso di nuovo mentre cercava l'aula di cucina.
<<Si che sei in ritardo giovanotto.>> afferma Mr.Payne guardando il moro con aria accusatoria.
<<Ma... non è un po' troppo giovane per dare a me del giovanotto?>> chiede perplesso il moro, grattandosi il capo confuso.
<<Chi é che ha una bella barba, una laurea in scienze della comunicazione e due pollici? QUESTO UOMO QUI.>> dice, indicando se stesso con i suoi due pollici.
Il moro sembra davvero pensarci su per poi aprire la bocca e affermare: <<Io avrei scommesso di più sulla signora Gretel della mensa.>>
Il professor Payne guarda male il ragazzo per poi ripensarci e annuire in accordo.
Sono davvero indeciso per chi dei due disperarmi di piú.
<<D'accordo. Ora vai a sederti, sbarbatello. Siamo in ritardo sulla tabella di marcia.>>
Zach scrolla le spalle e viene a sedersi nel banco accanto al mio.
<<Zach.>> sussurro al ragazzo, che solo ora sembra avermi riconosciuto.
<<Che ci fai qui?>>
<<Jack.>> risponde sorridente il moro puntando i suoi grandi occhi nocciola nei miei.
<<Hai finalmente deciso di iscriverti al corso di cucina con me?>> chiede entusiasta, confermando i miei peggiori timori. Dovrò disegnargli una mappa della scuola.
<<Cosa? No.>> rispondo esasperato.
<<Questo è il test per Yale, Zach. Hai sbagliato classe. Di nuovo.>>
Il ragazzo assume un'espressione sgomenta.
<<COSA?!>> dice sbarrando gli occhi.
<<OGGI AVREMMO DOVUTO IMPARARE A FARE LA CRÊME BRULET.>>
Ognuno ha le proprie priorità.
Alzo gli occhi al cielo, arrendendomi al fatto che Zach è totalmente incapace di prendere le cose seriamente.
Il moro si guarda confuso intorno finchè il signor Payne gli consegna il fascicolo e la matita per poi affermare il tanto atteso: <<Potete cominciare.>>

UNROMANTIC💔// Why Don't WeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora