La vera storia di Jack O'Lantern

II

C'era una volta, in un piccolo villaggio, un ragazzo conosciuto da tutti per essere un fannullone. Jack, si chiamava, passava tutto il giorno in giro senza una vera meta, fermandosi in ogni taverna e mettendo in atto piccole truffe più per diletto che per reale bisogno. Jack però provava un forte sentimento nei confronti della figlia del medico del villaggio, la bella Grace. Era un amore che durava da anni ed era impossibile non notare gli sguardi che lui impudicamente le lanciava ogni volta che la vedeva passare. Voci pettegole dicevano che fosse ricambiato dalla fanciulla e che spesso i due s'incontrassero al limitare del bosco lì vicino per consumare il loro amore.

-Porterà quella sprovveduta alla perdizione- dicevano in giro, non sapendo che Grace non si era mai concessa completamente, con la ferrea volontà che Jack definiva tipica delle ragazze di carattere riservato.

Un matrimonio tra i due era però impossibile viste le opposte condizioni sociali. Jack comunque non era il tipo che si arrendeva. 

-Un giorno, mia diletta, otterrò la tua mano, dovessi rivolgermi al peggiore essere che abbia messo piede su questa terra- 

-Non dirlo neppure per scherzo, certe cose non si devono neppure pensare- protestava sempre lei, ma Jack non si faceva dissuadere dalle proteste di una donna, anche se era la donna che lui amava sopra ogni cosa. Ricordava bene di come l'aveva sempre ammirata, di come l'aveva osservata quando andava in chiesa da ragazzina, disperatamente alla ricerca di una scusa per parlarle, per fare in modo che lei, sempre così assorta nei propri pensieri si accorgesse di lui, ma la presenza costante della vecchia governante al suo fianco gli aveva impedito qualsiasi tipo d'approccio. E poi ad una festa di paese l'aveva vista in disparte, sotto un albero di mele, mentre tutti ballavano spensierati intorno al fuoco, lei se ne stava in un angolo, nel suo bel vestito color smeraldo, i lunghi capelli scuri che le ricadevano sulle spalle, le fiamme che le illuminavano gli occhi pensierosi ed il viso diafano. Era la creatura più bella su cui Jack avesse mai posato gli occhi, tanto che per un attimo aveva creduto che si trattasse di una fata e che proprio per questo restasse in disparte rispetto alle sue coetanee che ballavano scioltamente ed impudicamente con i ragazzi. Jack adorava la compostezza di Grace, il modo in cui pareva isolarsi dal mondo, come se quello che gli altri pensassero non le importasse, come se fosse una regina e proprio la sua posizione di superiorità le desse la possibilità di fare ciò che voleva senza curarsi degli altri. Insomma, Grace era tutto ciò che Jack, povero, furfante e poco istruito, non poteva essere e soprattutto era tutto ciò che non poteva avere. In quel momento decise che sarebbe stata sua, a qualsiasi costo. Così non appena vide che la fanciulla stava cercando di cacciare un ragno che le era caduto addosso il ragazzo si gettò in suo aiuto e con un movimento rapido lo scacciò.

-Grazie- esclamò lei, mostrandogli il suo bel sorriso.

-Per me è un onore- disse Jack, facendole un enorme inchino.

Lei rise, una risata celestiale, la stessa risata che attirava le occhiate degli uomini quando camminava per strada a braccetto con la sua governante, ed ora quella risata era tutta per lui. Sinceramente Jack non seppe mai come riuscì a conquistarla. Forse fu il suo senso dell'umorismo, oppure il destino, in qualsiasi caso restarono a parlare insieme tutta la notte e da allora tra di loro si creò qualcosa d'indissolubile, qualcosa che li spingeva a lasciare lettere tra i rami dell'albero di mele per potersi comunicare i luoghi e gli orari dei loro incontri segreti e di comunicarsi eventuali notizie. E in quel momento lui giurò a sé stesso che avrebbe trovato un modo per sposarla, avesse dovuto fare il giro del mondo.