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"Il passato non è un pacchetto che si può mettere da parte" cit. Emily Dickinson


Sylvia assaporò il dolciastro sapore della crema di zucca che si diffondeva nel suo palato e cercò di non pensare al cerchietto con le orecchie da gattina che le stringeva la testa ormai dolorante. Dalla pista da ballo la madre, vestita da fatina sexy, con tanto di bacchetta magica che danzava legata al suo braccio grazie ad un polsino, le fece un cenno di saluto prima di essere trascinata nella folla da suo padre, una versione davvero inquietante del mostro di Frankenstein. La ragazza sospirò e si riconcentrò sul piatto. L'idea era stata proprio del padre, andare nel locale di un suo amico per festeggiare Halloween.

-Non vorrai certo restare a casa, proprio tu che sei così giovane e piena di energia- le aveva detto –e poi Halloween ti è sempre piaciuto, sei sempre tu a insistere per mettere le decorazioni in casa-

-Non penso che mi divertirò- aveva protestato lei.

-Non devi partire prevenuta e sicuramente ci saranno un sanno di giovani con cui potrai fare amicizia- era intervenuta sua madre.

E così Sylvia si era vista costretta ad accettare. Aveva anche investito la sua paghetta per comprarsi un vestito nero ed un set da gattina. Doveva ammettere che il locale non era male, era abbastanza grande, con enormi tavoli con zampe da lupo ed una pista da ballo al centro, inoltre le canzoni erano carine ed il cibo era gustoso, peccato che l'età media dei presenti fosse di molto superiore a quella della giovane. Non era venuta nemmeno la sua amica Mary, che aveva preferito restare a casa, certa che in una notte come quella fosse meglio non uscire troppo. 

-Non è raccomandabile, Sylvia, ci sono certe leggende che farebbero rabbrividire chiunque- le aveva detto per giustificarsi. Certo che detto da una che la notte andava in giro per discoteche fino a tarda notte risultava molto strano. 

La giovane si portò alla bocca un altro po' di riso alla zucca, decisa almeno a godersi la cena. La coda del costume le rendeva difficile stare seduta e doveva restare in punta alla sedia. Uno dei polsini con gli artigli da gatto si era rotto, così era impossibile chiuderlo e pendeva dal suo polso come un essere privo di vita. In quel momento aveva la sensazione che le mancasse qualcosa, anche se non avrebbe saputo dire esattamente cosa. 

-È libero questo posto?- 

La giovane sobbalzò a quella domanda. Alzò la testa e vide un ragazzo con una maschera nera che gli copriva il viso, un grande mantello sulle spalle ed una bizzarra zucca in mano, dentro la quale ardevano quelli che parevano dei veri tizzoni ardenti. –Certo- rispose rapida, tornando subito a concentrarsi sul suo piatto per non far notare al nuovo arrivato il rossore sulle sue guance. 

-Bella notte quella di Samhain – commentò, posando la zucca sul tavolo. Dagli occhi sembrarono uscire delle scintille. 

- Samhain?- domandò dubbiosa la ragazza. 

-Certo, così la chiamavano gli antichi ... ti piace la mia zucca?- 

Lei annuì. 

-Questa è una vera Jack O'Lantern ... la conosci la storia, vero?- 

-Oh sì!- rispose lei sicura, era una storia che aveva sentito raccontare mille volte a scuola. 

-Ma sicuramente conoscerai la versione commerciale, non quella vera- 

-Cosa cambia?- 

-Tutto- sorrise, un sorriso felino nella tenue luce del locale –se vuoi posso raccontartela- 

Sylvia ci pensò su un attimo. Qualcosa in quel ragazzo non la convinceva fino in fondo, ma cosa ci può essere di male nell'ascoltare una storia? –Sentiamo-disse e subito si pentì, ma ormai non poteva più tornare indietro. 

E lui cominciò a raccontare una storia d'amore, orrore ed ostinazione. 


La vera storia di Jack O'LanternDove le storie prendono vita. Scoprilo ora