14 YEARS

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CIAO A TUTTI RAGAZZI, ECCO A VOI IL TERZO CAPITOLO. MI SCUSO PER IL RITARDO MA LA SCUOLA E L'INFLUENZA INIZIANO A FARSI SENTIRE. SPERO VI PIACCIA, FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE E BUONA LETTURA.

KIWISXN


Non appena i tre videro la faccia dello sceriffo, capirono che, attraverso quella porta, ci sarebbero stati solo guai; si guardarono in faccia e avanzarono. <<Ehm... io devo tornare a casa, ci si vede. Buonasera signor Walker.>> non appena arrivarono davanti alla porta e videro arrivare anche la signora Walker, Max se la diede a gambe levate lanciando uno sguardo di scuse ai suoi amici. Lo sceriffo guardò Max andare verso casa e poi parlò. << Voi due, dentro.>> il modo con cui proferì fece accapponare la pelle ad Alex. <<Harry, in cucina subito.>> Olivia lo guardò con gli occhi pieni di rabbia, Harry annuì solamente, tuttavia non sembrava nervoso. <<Allora io vado si sopra.>> <<No Alex, devo parlare anche con te.>> lo sguardo del signor Walker non lasciava scampo; al contrario Alex era nervosissima e voleva solo andare a casa sua. Tutti e quattro si sedettero al tavolo e per un paio di minuti rimasero in silenzio, il ticchettio dell'orologio l'unico rumore. << E' già la quarta volta che tuo padre ti salva il culo, Harry. Non vorrai fare la fine di tua sorella?>> quando Olivia pronunciò quell'ultima frase, sia Alex sia Harry trattennero il respiro. La signora Walker guardava furiosa il figlio, <<Olivia!>> <<Cosa c'è Peter?>> <<Basta!>> con uno sguardò la zittì. Alex faceva saettare lo sguardo da un genitore all'altro, mentre Harry aveva le mani congiunte e guardava il tavolo con la testa chinata. Il signor Walker tornò a rivolgersi al figlio <<Se ti becco di nuovo a fumare una canna, o solamente stare con qualcuno che la sta fumando, ti sbatto in riformatorio. Ci siamo capiti?>>; Harry annuì solamente. Il signor Walker batté la mano aperta sul tavolo e gridò <<Ci siamo capiti?>> Harry spalancò gli occhi <<Sì, papà.>> <<Bene, ora vattene in camera tua.>> Harry guardò i genitori e poi Alex, lei gli fece un piccolo sorriso imbarazzato, e poi corse in camera sua. <<Alex ho avvisato tuo padre, sta tornando a casa in questo momento, dovrebbero arrivare questa sera.>>. Quando Alex sentì cosa lo sceriffo le disse alzò gli occhi al cielo e poi borbottò <<Perfetto, ora potrà incolparmi anche di aver rovinato la sua vacanza con la sua nuova ragazza. Davvero grandioso!>>; lo sceriffo guardò Alex e poi le disse <<Ad ogni modo, lo stesso discorso di Harry vale anche per te e tuo padre è d'accordo con me.>>. Alex ascoltava senza far nulla, non poteva fare nulla. Finito il discorso, i signori Walker la mandarono di sopra. Alex si fermò davanti alla porta della camera di Harry e bussò, il ragazzo non rispose <<Harry, sono io apri.>>, ancora niente. Allora la ragazza andò nella camera in cui aveva dormito quella notte e spalancò la finestra. Il sole l'accecò, poi quando si abituò alla luce, guardò le tegole del tetto che circondava la finestra; guardò sia a destra sia a sinistra e vide altre due finestre. Si sedette sul danzale e poi si alzò in piedi cercando di rimanere stabile sulle tegole irregolari; andò verso la finestra alla sua sinistra, Alex teneva lo sguardo fisso sui suoi piedi, perché sapeva che se avesse guardato giù, sarebbe caduta. Quando fu di fronte alla finestra, si girò lentamente e bussò sul vetro; tuttavia si rese conto che la finestra era appannata e dall'interno della camera provenivano dei respiri irregolari. Alex aprì la finestra e con uno balzo atterrò sul pavimento della stanza di Harry, facendo sobbalzare quest'ultimo. <<Alex, sei impazzita? Potevi ammazzarti lì sul tetto.>>. Il ragazzo la guardava con occhi sbarrati e, quando Alex li osservò meglio, notò che erano rossi, aveva pianto. <<Però non sono morta.>> la ragazza cercò di sdrammatizzare un po'. Harry non le rispose, se ne stava seduto sul suo letto con i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani; Alex si sedette sul tappetto di fronte a lui e lo guardò in silenzio. <<Mio padre sta tornando a casa, tuo padre l'ha chiamato.>> Harry alzò lo sguardo per un momento e poi tornò alla sua posizione, <<Sarà furioso, sei sicura di non voler rimanere qui?>> <<Sì, tanto prima o poi dovrò comunque tornare a casa, e poi non posso lasciare da solo Thommy.>> Harry annuì. Alex si alzò e girovagò un po' per la stanza, vi erano molte foto, foto di loro due, foto di Harry con i suoi genitori e foto di Harry con suo fratello e sua sorella, Ross e Alyssa. La ragazza si soffermò su quest'ultima, si girò verso il ragazzo e gli chiese <<Come sta tuo fratello?>>; nel frattempo Harry si era disteso sul letto, <<E' al college, dovrebbe tornare per un po' tra qualche settimana.>> <<Non sei contento?>> pur sapendo i rapporti complicati tra Ross ed Harry, Alex glielo domandò. Lui sbuffò sonoramente <<Sì come no!>> lei alzò gli occhi al cielo e poi si avvicinò al letto. <<Cosa fai lì impalata? Distenditi con me.>> Alex si levò le scarpe e si distese affianco al suo amico, il letto era matrimoniale quindi stavano entrambi comodi. La ragazza prese le mani del ragazzo e le osservò <<Da quanto non suoni più il piano?>> <<Da un paio di anni credo.>>, lei annuì solamente e continuò a giocherellare con le dita lunghe e affusolate di Harry. Alex voleva domandargli una cosa, ma aveva paura della reazione che avrebbe avuto Harry; mentre ci pensava, il ragazzo la prese e la fece sedere a cavalcioni su di lui, la guardò negli occhi e poi la abbracciò. Rimasero in quella posizione per molto, finché un rumore assordante dal piano di sotto li allarmò. Alex si alzò di scatto e si sedette sul letto, la seguì Harry. La porta venne spalancata <<Alex, tuo padre ti sta aspettando a casa; ti aspetto giù.>> Olivia parlò velocemente mentre guardava la ragazza, Alex annuì e si alzò subito dal letto. La donna uscì dalla stanza, senza aver prima rivolto uno sguardo pieno di rabbia. <<Stasera vengo da te a controllare se sei ancora viva.>> <<Va bene, ma non ti assicuro niente.>> <<Dai, tuo padre non è così male>> <<Già, se non sono io a buttarmi dalla finestra.>>, Harry alzò gli occhi al cielo. Alex scese di sotto, il signor Walker non c'era, evidentemente era uscito. Non appena Olivia vide Alex, si incamminò alla macchina. Il viaggio fu silenzioso, quando arrivarono davanti casa sua, Alex salutò e ringraziò la signora Walker che ricambiò il tutto con un sorriso. La macchina di suo padre era parcheggiata lì di fronte, Alex prese un gran respiro e bussò alla porta. Fu il suo fratellino ad aprirle la porta, e quando la vide, Thommy la strinse forte a se; lei si inginocchiò e ricambiò l'abbraccio. <<Mi sei mancata Al.>> <<Anche tu mi sei mancato mostriciattolo. Com'è andata da zia Gwen?>> <<Mi sono divertito un sacco, zio mi ha fatto sparare con il suo fucile e Simon ed io siamo andati sulla sua casa sull'albero.>> <<Cosa? Zio Andreas ti ha fatto sparare?!>>, il bambino annuì e poi corse via. Alex rimase davanti alla porta con la bocca spalancata, ma quando vide suo padre scendere le scale si affrettò e si rimise in piedi. Non ci fu nessun saluto, nessun cenno, solo sguardi che si scontravano; azzurro chiaro contro il nero più scuro. <<Ciao Lucas, già tornato dalle vacanze?>> <<Fino a prova contraria io sono ancora tuo padre, quindi sarebbe adeguato che tu mi chiamassi papà.>>, Alex non si mosse e lo guardò soltanto. <<E se non fosse stato per te, ragazzina insolente, io sarei ancora lontano da qui con Laura; invece no. Con tutte le cose che potevi essere, dovevi proprio scegliere di essere una puttana che si droga? Ma non mi sorprendo...d'altronde, "chi va con lo zoppo, impara a zoppicare." >> la ragazza capì che il padre stava alludendo a Max e a Harry, e non riuscì più a stare zitta <<Già, hai proprio ragione, passo molto tempo con la tua fidanzatina.>> Alex sorrise gentilmente. Il volto di Lucas si contorse in una smorfia rabbiosa <<Stupida ragazzina, non rivolgerti a lei così. Se lo farai un'altra volta, ti giuro che non riuscirai a sederti per un paio di settimane.>>; Alex alzò gli occhi al cielo e alzò il dito medio <<Certo "papà">> il tono era infastidito, la ragazza ormai era abituata ai continui litigi con il padre e quasi non ci faceva caso alle sue parole. Non che il padre di Alex non fosse stato un uomo di parola, anzi aveva messo in atto tutte le punizioni con cui minacciava la figlia; non facendola andare a scuola una settimana a causa del dolore al fondoschiena. Alex gli passò vicino e cercò di andare nella sua camere, quando si sentì tirare il braccio; non appena si girò verso il padre, un forte schiaffo arrivò sulla sua guancia, facendola accasciare sulle scale. <<Che cosa ti è successo? Una volta eri la bambina più dolce del mondo, mentre ora sei una stronza insolente.>> <<Lo ero, prima che mamma morisse e che tu diventassi uno stronzo e mi evitassi come l'HIV.>> Alex si alzò e corse di sopra. Arrivata davanti alla porta di camera sua, si accasciò vicino al muro e iniziò a respirare faticosamente; erano successe troppe cose nel giro di due giorni e litigare con il padre le aveva risucchiato tutte le energie che le erano rimaste. Dopo cinque minuti si alzò e si diresse verso la camera di suo fratello e bussò <<Posso entrare?>> <<Entra Al.>>, dopo aver ricevuto il permesso del fratellino, Alex entrò nella stanzetta. Lo trovò sul tappeto a giocare con i suoi soldatini verdi e ad urlare parole in codice. <<Ti ho disturbato?>> la ragazza lo sovrastava con la sua altezza, <<No, anzi se vuoi puoi unirti a me, ho bisogno di un comandante.>> <<Ho un'idea migliore, ti va di andare al parco?>> <<Sì!>> Thommy lanciò in aria i soldatini e corse ad abbracciare la sorella. Scesero le scale e dopo che Alex fece indossare un giacchetto di jeans a Thommy, si avviarono al parco. Non era molto distante, infatti dopo dieci minuti si ritrovarono in un parco proprio di fronte alla spiaggia. Thommy corse verso le altalene e Alex si sedette su di una panchina che dava sulla spiaggia, rimase in silenzio e ascoltò il rumore delle onde, lo stridio dei gabbiani e le urla dei bambini. <<Al, Al vieni a spingermi.>> la ragazza aprì gli occhi e raggiunse il fratellino. Mentre spingeva il bambino sull'altalena, Alex guardò le persone che si trovavano nel parco: mamme con i propri figli, fidanzati, ragazzi con gli skateboard che facevano su e giù e infine vide un papà che rincorreva felice sua figlia. Si soffermò su quest'ultimi, e sorrise, poi si ricordò di quel bastardo di suo padre e la sua espressione ritornò imperturbabile. Mentre continuava a spingere l'altalena si sentì chiamare, e per poco non fu colpita dal fratellino e perse l'equilibrio. <<Scusami non volevo farti morire.>> girandosi Alex si trovò faccia a faccia con Josh, la ragazzi gli sorrise e si fece aiutare. Quando furono entrambi ritti iniziarono a chiacchierare, <<Chi è quest'ometto?>> <<Piacere, io sono Thommy il fratellino di Alex. Tu chi sei?>> <<Il piacere è tutto mio Thommy, io sono Josh, un amico di Alex.>>. Il bambino lo guardò come se fosse stato un animale fantastico <<Perché hai i capelli così lunghi?>> <<Perché mi piacciono...e perché sono fighi.>> Josh sorrideva mentre guardava il bambino. Thommy però non sembrava convinto, allora il ragazzo si chinò sulle ginocchia e portò le dita dietro l'orecchio del bambino; facendo comparire una monetina di argento. Quando Thommy guardò la monetina, spalancò la bocca e gli occhi, emettendo degli urletti acuti e isterici. Alex guardava la scena con un sorriso stampato in volto, e pensò a quanto potesse essere intrigante quel ragazzo: il solito ragazzaccio che però diventa un angioletto con i bambini. Josh guardò l'orologio che teneva al polso e imprecò <<Dannazione, è tardissimo.>> guardò sia Alex, a cui fece un occhiolino, sia Thommy <<È stato un piacere trascorrere del tempo con voi, ma ora devo proprio scappare. Ci si vede.>> dopo un ultimo sguardo, si girò e iniziò a correre. Alex lo guardò correre e poi si rivolse al fratellino <<Vuoi rimanere ancora un po', o vuoi andare a casa?>>; il bimbo parve pensarci su, pensando attentamente come se da quella decisione ne andasse la propria vita, <<Voglio tornare a casa, sono un po' stanco e tra poco inizia il mio cartone animato preferito.>> <<Va bene, torniamo a casa.>>.

Quando tornarono a casa, Thommy le chiese di raccontargli una storia per farlo addormentare, lei stessa si perse nel mondo immaginario che stava inventando; sprofondando nel mondo dei sogni. Il russare di Thommy la svegliò, si sentiva frastornata e aveva il collo che le faceva male, d'altronde, la sedia di legno non era il giaciglio più comodo di tutti. Alex sbadigliò e poi si sporse ad accarezzare la guancia paffuto del fratellino, si girò lentamente verso il comodino e notò che erano le 19.00. Lasciò il bambino a dormire e scese di sotto per controllare se ci fosse qualcuno, ovviamente non c'era nessuno ed ancora più ovvio era il fatto che avrebbe preparato da sola la cena per l'ennesima volta. Prima di mettersi ai fornelli, salì in camera sua e si cambiò in abiti più comodi e leggeri; abbandonò i jeans e la canotta sul tappetto di camera e si diresse verso l'armadio dove prese un leggins viola e una maglia larga rosa, poi si legò i capelli con il fiocchettino che utilizzava sin da quando era piccola. Non appena arrivò in cucina, il campanello suonò. Alex già sapeva chi potesse essere, e quando aprì la porta, constatò che aveva ragione.

Harry la abbracciò e poi entrò in casa, <<Sei ancora tutta intera, è un buon segno.>> <<Già, tralasciando che mio padre mi ha praticamente divorata viva, sono integra.>> Harry percepì sin dall'inizio il sarcasmo nella voce di Alex. <<Che fai?>> <<Sto preparando al cene, potresti farmi un favore? Potresti svegliare Thommy? Tra poco inizia il suo cartone animato preferito e mi ammazza se non lo chiamo.>> Harry fece un cenno con il capo e si diresse al piano superiore. Quando ormai gli hamburger era già nei piatti belli fumanti, Harry scese con Thommy. Il ragazzo senza nemmeno esitare e si sedette a quello che da consuetudine era il suo posto, non dubitando nemmeno un secondo sull'eventualità che la sua amica non avesse preparato un hamburger anche per lui. I due mangiarono in silenzio, mentre Thommy seguiva il programma per bambini. <<Harry tu sei capace ti far comparire una monetina da dietro il mio orecchio?>> il ragazzo fu colto di sorpresa <<No, non credo, non sono un mago.>>, il bambino lo guardò con una punta di delusione, tuttavia gli sorrise lo stesso. <<Cos'è questa storia?>>, Harry si rivolse ad Alex <<Nulla, è un trucchetto che gli ha fatto vedere Josh.>> <<Josh? Quando lo hai incontrato?>> <<Oggi, mentre eravamo al parco. Sai a Thommy piace molto.>>, Harry la guardò in cagnesco. <<Piace anche a te.>> Harry quasi ringhiò; <<No Harry, non mi piace.>> dopo aver visto la sua occhiata, Harry si scusò con lei, <<Scusa, scusa, oggi sono troppo nervoso.>>. Alex rispose con una punta di sarcasmo <<Solo oggi?!>> <<Come sei divertente! Ad ogni modo, io lo faccio perché ti voglio bene. Ogni volta che esagero, è perché ti voglio bene Al.>>. I due si guardarono negli occhi e poi si baciarono, un bacio dolce e pieno di emozioni. <<Ti voglio bene anche io Harry.>>       

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