Lei è un lui

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Erano tutti lì, in quel vicolo buio, con i primi raggi di sole che illuminavano la strada principale.

Alby era appoggiato al muro, con una mano dietro il collo e gli occhi verso il cielo scuro. Harriet abbracciava Sonja che, con sguardo perso, osservava il marciapiede crepato.

Gally e Teresa erano mano nella mano, in silenzio, mentre Minho stava mangiando un pacchetto di patatine con aroma di prosciutto.
Aveva pessimi gusti.
Frypan lo guardava disgustato, da bravo cuoco quale era.

Infine, Thomas.

Il moro era seduto al posto del volante, con la portiera aperta e un piede fuori.
Nonostante il freddo fuori, si era tolto il giubbotto e la giacca, rimanendo in camicia e cravatta.

Aveva gli occhi chiusi, tra le mani stringeva un piccolo oggetto in plastica, preso poco prima della stanza del biondo.

Era triangolare, rosso, blu e nero.

Un plettro.
Ma non un semplice plettro, il plettro di quel ragazzo. Lo stesso di quel giorno in cui loro... Loro...

Per Thomas era ancora difficile pensare a quel bacio, accaduto tra i due.
Non sapeva come definirlo, così come non riusciva ad inquadrare i suoi sentimenti.

Era come se un alveare pieno di non solo api, ma qualunque insetto, fosse la sua testa.

Sospirò, prima di stropicciarsi gli occhi e scendere dal veicolo.
Quando mise piede sull'asfalto del vicolo, macchiato da sostanze di dubbia provenienza tutti spostarono l'attenzione sul moro.

Lui e Alby avevano il compito più importante, nonostante senza i loro compagni fossero del tutto inutili.
Erano come un piccolo esercito compatto, forte e coraggioso. Eppure se uno di loro avesse fallito o mollato, tutti lo avrebbero seguito a ruota. E questo non doveva accadere.

«Direi che è ora.» Disse il moro, togliendo la sicura alla pistola che, fino a quel momento, aveva tenuto attorno alla vita.

* * *

«Da quanto sei qui?» Chiese Chuck che, nonostante il buio, guardava in direzione del biondo.

«Non ne ho idea. Qui sotto si perde la condizione del tempo come perdere l'abbonamento del pullman.» Spiegò il più grande, strappando una leggera risata al ragazzino.

Il biondo stava facendo di tutto pur di non far rattristare il nuovo compagno di cella.

Doveva già sostenere la sua mentalità, sostenerne una seconda era impossibile.
Lo aveva imparato a sue spese.

Il silenzio aleggiò nella piccola stanza.
Newt cercava un argomento non delicato, leggero. Eppure a precederlo, fu Chuck, il quale gli fece una domanda.

«C'è qualcuno che, fuori di qui, ti sta cercando?» Chiese il più piccolo e, per un attimo, Newt rimase spiazzato dalla domanda.

Non se la sarebbe mai aspettata. Anche perché non stavano trattando uno dei suoi argomento preferiti.
«Beh... Certo, mia sorella sarà sicuramente in pensiero.»

Il riccio sembrò deluso dalla risposta, ecco perché formulò una seconda domanda.
«Qualcuno che ti ami? O magari qualcuno che ti piace?»

Okay, stiamo andando un po' troppo oltre.
Pensò Newt, sentendosi a disagio, cosa che non passò inosservata al piccolo.

Capendo il suo stato d'animo, spostò l'argomento su se stesso.
«Io credo che, là fuori, nessuno mi ami più. Sai, sono scappato da casa mia sette mesi fa. Io e mia madre avevamo litigato per...- Una piccola risata, non molto allegra, uscì dalle sue labbra -Per la scuola. Avevo preso un brutto voto nel compito di scienze e, lei, essendo laureata in quella materia, si era arrabbiata con me visto il mio scarso successo.
Quella sera, mi sono chiuso in camera mia senza mangiare e, quella notte, uscii dalla finestra e non tornai più.»

Bullet /Newtmas' AU/ SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora