Il tuo profumo me lo ricordo bene, come se fossi qua con me.
Ricordo ancora che avevi un profumo di vaniglia alla domenica, quando restavi a casa e mi svegliavi con uno dei tuoi splendidi sorrisi. Io amavo la domenica, ricordi? Mi svegliavo sempre dopo di te, tu mi portavi la colazione, stavamo insieme a coccolarci per quelle che sembravano ore sul nostro letto disfatto che ancora profumava della nostra passione, del nostro amore, che durante la notte si palesava in una danza senza fine.
Poi uscivamo, andavamo in quel grande parco che sapeva di erba fresca ogni volta che ci entravi. Era bello quel parco, ci andavamo sempre la domenica mattina presi per mano, e tu indossavi sempre quel tuo cappotto marrone e quella sciarpona a quadri. Ti dava l'aria da adulto responsabile, che poi veniva smentita subito durante le nostre corse tra gli alberi del parco. Eri difficile da prendere, e mi ricordo che io mi buttavo sempre nell'erba fresca dopo qualche minuto perché non ce la facevo più. E tu arrivavi, con un fiore in mano, me lo mettevi sull'orecchio e iniziavi a fotografarmi. Le ho conservate quelle foto, sai Gee?
Erano stupende, ma era il tuo tocco che le rendeva perfette non me. Tu mi dicevi di essere me stesso e di essere spontaneo e io lo facevo, poi tu ti mordevi il labbro per la concentrazione ed io iniziavo a sorridere. Erano sorrisi spontanei quelli, me li ricordo ancora bene. Poi tu smettevi e con un sorriso mi tendevi la mano.
Per pranzo andavamo insieme in qualche bistrot o ristorante poco affollato e ordinavamo ogni domenica qualcosa di particolare. Io non sapevo mai cosa scegliere, mentre tu davi un'occhiata veloce al menu e sapevi già cosa prendere. Stavamo poco tempo nel ristorante, non ci piaceva stare con le altre persone per troppo tempo, perció dopo aver chiaccherato un po' uscivamo e andavamo nella spiaggia poco distante dalla città. I pomeriggi domenicali d'inverno erano i miei preferiti, la spiaggia era deserta e il grigiore del cielo creava un perfetto contrasto col blu del mare. Le onde erano alte e il vento era forte. Stavamo là fino al tramonto, seduti sulla spiaggia, a volte io mi addormentavo con la testa sulle tua ginocchia mentre tu mi accarezzavi i capelli oppure tu ti addormentavi tra le mie braccia. Poi quando il sole iniziava a raggiungere il mare pronto per illuminare le giornate dall'altra parte del mondo, tu mi svegliavi con un tenero bacio sulla nuca oppure ero io a svegliarti con un bacio delicato sulle labbra. Ci stringevamo a vicenda, tu spesso indicavi il sole e mi dicevi qualche frase di qualche famoso artista sul tramonto. Io ammiravo i tuoi occhi che brillavano alla vista del sole, brillavano quando parlavi della tua passione, brillavano quando ti giravi verso di me e posavi le tue labbra sulle mie in un bacio senza fine. Alla fine tornavamo a casa, troppo stanchi e desiderosi di noi per cenare fuori, e cucinavamo insieme qualunque cosa. Ed era dopo cena che il nostro amore ancora si palesava in una danza fatta di baci, sospiri, abbracci, ma anche morsi e graffi. Era una lunga e passionale danza d'amore che terminava sempre con me e te abbracciati tra le coperte, col fiatone, sudati e sorridenti.
La mattina dopo era raro che ti vedessi, uscivi di casa sempre prima dell'alba per riuscire a catturare in qualche scatto l'arrivo del sole sul mare, e poi andavi nei posti più caratteristici fuori dalla città per rubare al mondo qualche momento e lasciarlo nella memoria di chiunque lo avrebbe potuto vedere. Tornavi nel primo pomeriggio, spesso stanco, e io che stavo al computer tutto il giorno non vedevo l'ora di vederti, smettere di guardare quello schermo, quelle cifre, quei calcoli, e perdermi nei tuoi occhi verdi.
Era tutto cosí perfetto Gee..
Quella mattina tu non tornasti a casa. Io non potei perdermi nei tuoi occhi verdi. Non più.
Quella mattina pioveva tanto ma quella pioggia non frenó il tuo amore verso il mondo e verso la vita.
C'era un bellissimo cervo su quella collina, in ombra, il sole era appena sorto e tu eri affamato di momenti. Lui era lí, possente e bellissimo e tu avevi bisogno di catturare quel momento.
Per arrivare in quella collina avresti dovuto attraversare una strada, quella stradina di campagna abbandonata senza luci o segnaletica.Forse quel ragazzo si era divertito parecchio la sera prima, un po' come noi due.
Forse quel ragazzo si era divertito un po' troppo la notte prima.
Forse quel ragazzo avrebbe dovuto stare più attento quella mattina.
Guidava un fuoristrada. Era solo.
Non ti vide.
Tu non lo vidi, troppo preso da quel meraviglioso momento da rubare al mondo.
In un lampo tutto svaní.
Il cervó scappó via a causa di un rumore di frenata.
Il ragazzo voltó bruscamente dopo averti visto, ma la sua autó rotoló lungo la scarpata della collina sottostante.
Ti colpí in pieno.
E tu rimasi lí, agonizzante sull'asfalto. La tua Reflex si distrusse rumorosamente appena cadde a terra.
Qualcuno arrivó dopo quasi due ore, con un cane, forse per una passeggiata mattutina, e ti vide.
Chiamó un'ambulanza e poi me.
Corsi subito da te, respiravi piano, pianissimo, e avevi lo sguardo spento.
Appena ti vidi peró sul tuo viso sanguinante comparve un sorriso. "Ti amo Frankie, ti amo da morire".
Rimasi all'ospedale per quasi due giorni a tenerti la mano, a parlarti, a dirti quanto ti amassi, ero sicuro ce l'avresti fatta.
Mi alzai, per prendere un caffè, ma prima ti baciai la fronte con un sussurro "Ti amo Gee, ti amo da morire."
Quando tornai da te, il dito della tua mano destra si alzó debolmente per pochissimi secondi, sul tuo viso comparve un'espressione quasi rilassata, e il tuo cuore smise di battere.
Non eri più con me, e non lo saresti mai più stato.
Perché Gee? Tu? Tu che eri, sei, e sarai sempre la mia vita, ragione dei miei sorrisi, il mio angelo, il mio amore senza fine e senza limiti? Tu che eri tutto e ti consideravi niente. Il mio artista che era allo stesso tempo un'opera d'arte. La mia opera. Il mio artista. Perché?
E io adesso sono qui, un mese dopo, che guardo le gocce di pioggia battere sulla finestra di casa nostra, e tutto si fa sempre più freddo e vuoto senza di te.
Noi due eravamo quelli che la domenica correvano sul prato verde del parco e si innamoravano sempre di più.
Noi due eravamo quelli che la domenica stavano nella spiaggia ore, in silenzio, ad aspettare che il sole affondasse nel mare per baciarsi ancora e ancora.
Noi due eravamo quelli che la notte danzavano tra le coperte rosse di un grande letto e si dicevano messaggi proibiti e segreti.
Noi due eravamo innamorati. Due ragazzi innamorati, semplici, desiderosi d'amore ogni giorno di più.
É forse sempre stato questo il nostro destino? Amarci fino all'impossibile senza pensare al domani, che invece é arrivato troppo presto?
Mi é stato strappato l'amore della mia vita in un secondo, tempo di un bacio, un ultimo tocco, e poi nulla.
E tutto si é fatto più scuro, le strade, l'asfalto, i muri dei palazzi, la mia vita.
E ora che il mio viso é solcato dalle lacrime, cerco la tua mano, non c'é, tu non ci sei, e il mio respiro si fa sempre più pesante, chiudo gli occhi e mi addormento stringendo un cuscino che profuma di vaniglia.