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Continuo del capitolo precedente, su richiesta soprattutto di sunsetxon eheh spero vi piaccia, buona lettura!!


Ci sposammo il 3 Luglio di quell'anno, e, lo giuro, é stato il giorno più bello della mia vita.
Mi svegliasti proprio tu, sussurrandomi all'orecchio "Gee, il grande giorno é arrivato". A questa frase seguí il tuo bacio. Un bacio come tutti gli altri ma allo stesso tempo diverso..tutti i tuoi baci sono cosí Frank. Ogni giorno i tuoi baci sono diversi, pieni di amore e di vita che ogni giorno cresce sempre di più.
Comunque, quel bacio fu davvero stupendo, riuscii a sentire tutta la tua emozione e agitazione che rendeva le tue labbra secche e tremanti. Ci alzammo insieme e io non riuscii a mangiare nulla, tanta era l'agitazione.
Da piccolo, quando mia madre e mio padre raccontavano il loro grande giorno durante quegli infiniti cenoni o pranzi con i parenti, i rituali familiari, dove l'astio e le antipatie in famiglia sparivano, si dimenticavano, per un paio d'ore, mi chiedevo sempre come sarebbe stato il mio e mi domandavo se fossero stati davvero cosí tanto agitati come dicevano o se era solo un'esagerazione per rendere il racconto più interessante e coinvolgente.
Beh, quella mattina d'estate ebbi la conferma che l'agitazione e l'emozione c'erano, ed erano cosí presenti e pesanti che quasi non riuscivi a tenerti in piedi.
Le mie gambe perdevano sempre di più stabilità e le mie mani tremavano, cosí tanto, che feci cadere una tazzina!
In quel momento tu, che per qualche strana ragione eri cosí tranquillo e sereno, ti avvicinasti e mi presi le braccia.
"Hei Gee..devi stare tranquillo va bene? Andrà tutto bene, oggi ci sposiamo capisci?"
Il sorriso che spuntó sul tuo viso dopo aver pronunciato queste parole non lo dimenticheró mai.
"Ci scambieremo le fedi, ci prometteremo amore eterno. Capisci?"
I tuoi occhi verdi mi illuminarono l'anima.
Annuii, e ti baciai teneramente.
"Ora andiamo a prepararci, o faremo tardi"

Avevi i capelli pettinati elegantemente con un filo di gel, un abito nero e la camica bianca, nel taschino destro della giacca avevi un fiore bianco e le tue scarpe erano lucide e nere. Eri perfetto, sotto tutti i punti di vista. Ricordo che ti avvicinasti a me, davanti al celebrante, e mi presi la mano. La tua mano era cosí calda, che mi riscaldó tutto il corpo persino il cuore.

La cerimonia fu veloce e stupenda...allo scambio delle fedi ci commuovemmo e poi ci baciammo tra gli applausi dei nostri amici.

Poi arrivarono i festeggiamenti, e quella fu la parte migliore della giornata.
Stemmo tutto il tempo vicini, durante il pranzo mi stringevi la mano e passammo il tempo a baciarci, mangiare, bere e baciarci ancora e ancora. I nostri amici organizzarono un sacco di cose per noi, tanti giochi e stupidaggini di vario genere. Non che non mi interessasse, ma avevo solo occhi per te. Il mio sposo, il mio principe e il mio re. Ero cosí felice di averti al mio fianco quel giorno, eri tutto per me, e tu non mi mollavi un attimo.
Ad un certo punto mollasti la mia mano e presi il microfono
"Sapete, ho sempre cercato di trovare il lato positivo delle cose nella vita anche quando tutto andava male...ma purtroppo non ci riuscivo mai. Era tutto cosí difficile, tutti pretendevano cosí tanto da me e nessuno era mai contento di ció che facevo o che dicevo. Al massimo non arrivavo mai, mai, mancava sempre quel piccolo dettaglio che avrebbe reso tutto migliore, che avrebbe risolto tutto ció che c'era di sbagliato in me o nelle cose che mi si piantavano davanti nella mia vita. A scuola, in famiglia, ovunque era tutto sbagliato. Ero io sbagliato, era sbagliato ció che ero, ció che volevo e ció che dicevo. Nessuno apprezzava le piccole cose buone che facevo, nessuno le apprezzava. Perché io ero comunque il ragazzo tatuato, il ragazzo sempre solo, quel ragazzo che non si impegnava a scuola, che stava ore chiuso nella sua stanza a suonare, che non aveva amici, a cui non importava nulla del futuro, che invece era la mia paura più grande, a cui piaceva truccarsi, che odiava l'ora di ginnastica, che era sempre un po' disordinato. Quello che si era innamorato di un ragazzo. Un ragazzo più grande. Un ragazzo.
Questo era il colmo no? Io, Frank, "il ragazzo che aveva fatto cosí tanti sbagli nella vita" che "non sapeva nulla di nulla" mi innamorai di un ragazzo. A molti non parve vero, anzi per loro non era vero. Non ci volevano credere, e tutti quanti cercarono di farmi cambiare idea, di farmi ragionare. Ma io non avevo più nulla da dire loro, neppure ai miei genitori. Ero stanco di tutte quelle urla contro di me, stanco di tutte quelle frasi o espressioni di disprezzo nei miei confronti. Stufo. E innamorato. Innamorato di un ragazzo che non mi disprezzava se non ero bravo nei calcoli, nelle parole, nei fatti. Non gliene importava se ero tatuato, se stavo sempre in casa a suonare, se mi truccavo o se non avevo amici. Lui sarebbe diventato il mio tutto, lui diventò il mio tutto. Il mio sorriso e la mia unica ragione di vita.
Scappiamo insieme? ti avevo detto. Non ero sicuro, avevo paura che potessi dirmi di no, che non volevi, che non era la cosa giusta.
E invece con un bacio accettasti, e partimmo per Parigi, dove ora viviamo e dove ci siamo sposati proprio qualche ora fa.
Gee, io non riesco ad immaginare la mia vita senza di te, la mia mano senza la tua, i miei occhi senza i tuoi. Sarebbe come Romeo senza la sua Giulietta, Paolo senza la sua Francesca, Dante senza la sua Beatrice, Tristano senza la sua Isotta, Ulisse senza la sua Penelope. Sarebbe come una notte senza luna o un giorno senza sole.
Sarebbe come cancellare una vita, una vita che io voglio passare solo con te. La nostra vita, non la mia. Solo la nostra. Ormai noi siamo una cosa sola. Gerard e Frank. Gee e Frankie. Tu il mio artista e io la tua opera. Tu la mia opera e io il tuo artista. Il mio sole e la mia luna. Sorriso e lacrime, il nero e il bianco. Tutto.
Ti amo Gerard, ti amo e ti ameró sempre e per sempre. Ora vieni qua, stringimi tra le tue braccia e non lasciarmi più."
E ballammo, amore mio, ballammo sotto gli occhi di tutti quanti. Il nostro amore si palesó lí, l'apice della nostra eterna promessa era racchiuso in quel ballo. Le mie braccia stringevano il tuo fragile corpo, a volte le mie mani accarezzavano la tua testa che intanto si era appoggiata sulla mia spalla e le tue mani si muovevano lente lungo la mia schiena. Poi un bacio, un abbracio, e la musica finí.
Capii davvero che tu eri tutto ció che avevo e promisi a me stesso che non avrei mai permesso a nessuno di farti stare male e che sarei sempre stato qui per te tutti i giorni della mia, della nostra vita. E te lo sussurrai all'orecchio, e la tua risposta fu un sorriso
"Lo so, ti amo tanto Gee, il mio amore é senza fine"
Lí, nella sala da ballo di un ristorante parigino.

E sei ancora qua con me sul divano di casa nostra, mentre sfogliamo insieme le foto del nostro matrimonio, dopo quasi due anni. Una risata, una lacrima, qualche bacio, e la nostra vita continua senza freni e senza limiti, proprio come ci siamo sempre promessi. Amore eterno, senza limiti e senza fine. Per sempre.

Os FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora