Piove. Fuori fa freddo. I vetri sono tutti appannati e le goccioline scendono piano piano facendo a gara a chi arriva per prima. L'orizzonte è impossibile da vedere. L'unico suono che riesco a sentire è lo scroscio della pioggia e della grandine che battono sul davanzale della finestra. In casa regna il silenzio, tutto spento e sono sola, sola insieme a tutti quei pensieri che mi passano per la mente come le stelle filanti a carnevale, impossibili da ignorare e difficili da mandare via.
Trascorro così il resto della giornata, sdraiata sul letto con le cuffie alle orecchie pensando e ripensando a quanto la mia vita sia priva di significato, priva di uno scopo preciso. Mi guardo allo specchio e, come ogni volta, non riesco a credere che quella nel riflesso sia proprio io. Le mie amiche, ragazze con corpi esili e perfetti, libere di indossare qualsiasi cosa vogliano e in qualsiasi circostanza; io, corpo robusto e fuori forma, a dieta da almeno due anni senza nessun risultato. Convivo ormai con la paura e il pensiero di dover indossare un bikini durante l'estate da passare al mare e sembrare orribile agli occhi degli altri.
Oltre ai problemi adolescenziali che, purtroppo, hanno segnato in modo profondo la mia personalità, la me ingenua e senza esperienza prova a farsi avanti con un ragazzo che, come ci si può immaginare, rifiuta la mia proposta perché non ritiene che il mio fisico sia all'altezza delle sue aspettative.
Contrariamente alla mia volontà, quel rifiuto mi segna in modo particolare. Smetto di mangiare per quasi una settimana, tutte le sere riempio il cuscino di lacrime, versate soltanto a causa sua. Sapere di essere rifiutata per questo motivo e non poter fare niente per cambiare la situazione mi distrugge, mi riempie il cuore di tristezza e la testa di paranoie.
Il mattino seguente mi sveglio presto, costretta ad andare a scuola contro la mia volontà. Il bus ferma alle 7:18. La strada è deserta, si sente solo il rumore dei miei passi sull'asfalto bagnato. A scuola vengo ignorata da tutti, rimango sola seduta al mio banco a riflettere sui miei problemi. Gruppi di ragazze e ragazzi a parlare del più e del meno e io da sola in quella stanza. Il mio atteggiamento, di certo, non migliora le circostanze: sono cupa in volto e dall'aria triste, i miei occhi verdi esprimono sofferenza e dolore, non provo nemmeno a parlare con qualcuno. Tra tutte le persone lì presenti, nessuno saprebbe come aiutarmi. Nessuno potrebbe capire quello che mi sta succedendo, ma mentirei se dicessi che non ho bisogno di qualcuno pronto a sostenermi e ad ascoltarmi nei miei momenti più bui.
La scuola non va come dovrebbe, pur studiando tutti i giorni i voti sono bassi e, spesso, insufficienti. I miei genitori sono delusi, si aspettano di più da me, ma nonostante gli innumerevoli sforzi non riesco a darli quello che desiderano.
Sono stata costretta a cambiare società nella quale mi allenavo a causa di offese e critiche che ricevevo.
Le mie coetanee inventarono storie su di me affinché fossi vista negativamente dalle allenatrici, le quali mi minacciarono in pista durante un allenamento. Questo mi ha causato un trauma e mia mamma fu costretta a portarmi da una psicologa. La voglia di continuare a pattinare piano piano stava svanendo, volevo mollare tutto perché mi sentivo come se non fossi in grado di riuscire in modo accettabile in qualunque cosa.
Alla fine decido di essere forte ed evitare che vincano loro, così cambio società e mi trasferisco in un'altra provincia.
Il pattinaggio però non è la mia unica passione: amo cantare. Cantare è, probabilmente, una delle cose che amo di più al mondo, ma sapere che non posso portare avanti questa passione talvolta mi rattrista. I miei genitori pensano che sia una perdita di tempo, che non potrò mai diventare importante e che non vale la pena nemmeno provarci.
Col passare del tempo, in questa nuova società di pattinaggio stringo amicizia con altre ragazze e in modo particolare con una di loro. Iniziamo a trascorrere più tempo insieme e scopriamo di avere molte cose in comune, ci capiamo a vicenda, ridiamo e scherziamo. Forse lei ha quello che stavo cercando, quello che le altre persone non hanno. Riesco a confidarmi con lei pur conoscendola da poco tempo, per lei farei qualsiasi cosa. Il problema è questa fottuta distanza. Non possiamo vederci quasi mai se non all'allenamento e, comunque, siamo impegnate ad allenarci e non abbiamo molto tempo a disposizione per parlare. Quando ho bisogno di lei non posso chiamarla perché è lontana, so che non potrebbe venire da me e non riesco a sopportarlo. Lei a differenza degli altri non mi critica, anzi capisce i miei punti di vista; quando le dissi di essere fan di una determinata band non mi ha derisa, al contrario mi ha compreso.
I One Direction è la band di cui le ho parlato. Le loro canzoni riescono a trasmettermi forti emozioni ogni volta e le loro voci parlano alle persone. Sono ragazzi fantastici, increduli a tutto quello che gli sta succedendo, al successo che stanno avendo in tutto il mondo. Sono dispiaciuta di non essere riuscita a comprare un biglietto per un loro concerto in Italia, sarebbe stato un sogno divenuto realtà poterli ascoltare dal vivo.
Ormai il mio cuscino non riesce a contenere più neanche una lacrima da quante ne ho versate fino ad oggi. Le poche amiche che ho mi dicono sempre di andare avanti e pensare a vivere al meglio la mia vita, che ho solo 16 anni e che non posso essere triste a questa età per cose del genere, per queste "stronzate" come loro le definiscono. Forse loro non sanno che per me queste non sono "stronzate", fanno parte della mia vita e per quanto mi sforzi non riesco a conviverci.
"Vivi la giornata come facciamo noi" mi dicono e ad essere sincera qualche volta ci ho pure provato, come quella mattina a scuola quando notai un ragazzo alto, magro, biondo, occhi azzurri, sorriso bellissimo e per un solo istante pensai ai lui come a qualcuno più vicino di un estraneo, ma non ci volle molto prima di tornare sui miei passi, prima di rendermi conto che non avrei mai potuto avere nessuna possibilità. Da quel momento decisi di chiudere con i ragazzi, aspettare che qualcuno bussasse alla mia porta perché, senza dubbio, io non avrei mai più riprovato nessun tipo di approccio. So benissimo che non accadrà mai, ma le alternative non si prospettano migliori. Talvolta mi chiedo cosa pensano le persone quando mi vedono passare, se fanno commenti poco carini sul mio aspetto o se mi ignorano del tutto. Vorrei solo essere apprezzata come accade ad alcune mie amiche: al loro passaggio tutti si voltano a guardarle, ad ammirarle e lo sguardo dei ragazzi rivolto su di loro è qualcosa che io posso soltanto sognare.
Gli occhi mi diventano lucidi ogni volta che rifletto su questi aspetti ma è più forte di me, non riesco a trattenermi anche se vorrei.

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EISOPTROFOBIA - Quando uno specchio è il tuo peggior nemico
FanfictionL'adolescenza, il periodo più brutto che una ragazza possa attraversare. Ogni cosa sembra essere correlata da un problema, come fosse un bagaglio a mano del quale non puoi disfarti. Quel desiderio di voler essere diversa da quella che sei in realtà...