CAPITOLO 10

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Come nella vita di ognuno di noi, esistono periodi in cui tutto è frenetico, dinamico e convulso, ma esistono anche periodi che, invece, sono totalmente l'opposto. Periodi freddi, indifferenti e disinteressati: quest'ultima tipologia rappresenta il mio inverno trascorso a cavallo tra il 2013 e il 2014, per cui ne declinerò il racconto giungendo direttamente all'estate del 2014. Un'estate che, presumibilmente, non riuscirò ad obliare.
Vi starete chiedendo se Harry faccia ancora parte della mia vita. La risposta è: non lo so. A causa di impegni inderogabili dovuti al suo lavoro, e a causa della mia scuola, non siamo riusciti a vederci durante l'arco di tutto l'inverno. Mentirei se dicessi che non mi manca, ma ormai sono abituata alla sua assenza e i pochi messaggi che riusciamo a scambiarci non hanno molto rilievo.
Nel mese di Luglio ho in programma una piccola vacanza di circa due settimane a Londra, ho sempre desiderato vederla e, così facendo, spero di avere l'opportunità di rivederlo.
Inoltre, presuppongo che vi stiate chiedendo che fine abbia fatto il ragazzo che, quella volta in discoteca, riuscì a sottrarmi ad una delle più orribili venture. Quello che posso dirvi è che siamo usciti qualche volta e che, con il tempo, abbiamo imparato a conoscerci. Adesso siamo piuttosto intimi e posso considerarlo come uno dei miei amici più stretti. E' sempre disponibile nei miei confronti e mi ascolta parlare per ore nei momenti in cui i dubbi sulla mia relazione con Harry si fanno sempre più forti. Ma torniamo adesso alla mia storia.
Sono in macchina insieme a mia mamma, diretta verso la spiaggia. Il mio telefono vibra.
"Ei Sà, oggi spiaggia?" Sullo schermo fa capolino il suo nome: Marco.
"Sì, sto già andando con mia mamma."
"Ci troviamo al bar verso le 15:00 circa."
"Ci si vede lì."
Ormai da mesi sono riuscita ad integrarmi nel suo gruppo di amici, sono tutti molto simpatici. Vivono "alla giornata" ed è questo che mi intriga di loro. Giunta al parcheggio, vedo la moto di Marco parcheggiata ed è circondata da quelle degli altri ragazzi. La mia attenzione cade su una moto in particolare, ha qualcosa di familiare, sono sicura di averla già vista. Scendo dalla macchina lasciando sbattere la portiera dietro di me, raccolgo la borsa al volo e mi dirigo verso il bar. E' molto caldo, le mie Converse producono un rumore leggero e secco su una piccola passerella in legno, posta al di sopra del pietrisco che si estende per tutto il parcheggio. Lo chignon è in completo disordine e non indosso trucco. In lontananza, scorgo Marco seduto ad un tavolo con gli altri ragazzi, ma uno di loro non riesco a riconoscerlo. Mi avvicino lentamente, incuriosita da quel volto misterioso. Una volta giunta ad una distanza piuttosto ridotta, realizzo: Lorenzo. Non sapevo che lui e Marco si conoscessero. Il cuore all'improvviso smette di battere, mi immobilizzo in mezzo alla sala del bar, non riesco a crederci. Le mani sudano, ho le farfalle nello stomaco, vorrei essere in qualsiasi altro posto tranne che lì. La moto era sì familiare e mi doveva far capire. Ho dimenticato di specificare: Lorenzo è colui che, negli anni più delicati dell'adolescenza, è riuscito a spezzare definitivamente una ragazza che di autostima ne aveva già poca.
"Eccoti finalmente."
"Ciao a tutti." Ho ritenuto che un saluto generalizzato fosse la miglior cosa da dire in quel momento, evitando di guardare nella sua direzione.
"Lui è Lorenzo."
"Ci conosciamo."
"Vi conoscete?"
"Amici di vecchia data." Affermo con voce soffocata, abbassando lo sguardo.
"Meglio così allora!"
Il cuore mi sta scoppiando, mi fissa e non so che cosa fare. Distoglie lo sguardo solo nel momento in cui Marco riprende la conversazione, interrotta dal mio arrivo. Setaccio il bar con lo sguardo in cerca di una sedia libera sulla quale potermi sedere e la individuo in un angolo sulla destra. Appoggio i miei effetti a terra e vado a prenderla. Alle mie spalle, avverto delle risate e qualche schiamazzo. I miei pensieri si precipitano immediatamente all'ipotesi che i ragazzi possano essere a conoscenza dei trascorsi tra me e Lorenzo e questo mi rende molto nervosa.
"Idioti" commento tra me e me.
"Scusa Sà, ma con qui pantaloncini è impossibile non guardarti."
"Ma te guarda questi..."
Evitando ulteriori commenti, avvicino la sedia e mi posiziono accanto a Marco. Lorenzo è all'altro capo del tavolo, di fronte a me. Non so come comportarmi, cosa dire. Tra noi c'è forte imbarazzo e sono a disagio. Lui sembra non voler dare peso alla situazione, come se volesse ricominciare da zero. Lo osservo ridere e scherzare con gli altri ragazzi, non ricordavo avesse un sorriso così bello. Era da molto tempo che non provavo più questo tipo di sentimenti nei suoi confronti, è come essere tornati indietro nel tempo.
"Allora, cosa facciamo?" Si pronuncia ad un tratto Simone, uno dei ragazzi.
"Cosa ne pensate di un giro in moto?" Adesso è Matteo a parlare, un ragazzo non molto alto ma piuttosto robusto.
"Grande idea! Possiamo fermarci da qualche parte a mangiare qualcosa lungo il tragitto."
"Scusate se smorzo il vostro entusiasmo, ma io non ho una moto. Come faccio?" Affermo perplessa, picchiettando sul braccio di Marco.
"Ti porterei io, ma la mia moto ha la seduta per una sola persona." Esclama Marco, dispiaciuto.
"Anche la mia!
"Idem!"
Perfetto. Rimango a piedi.
"Puoi montare con me, io ho due posti." Una voce lieve, timida e confusa si pronuncia tra quelle squillanti, vibranti e accese dei presenti.
"Si Sara, puoi montare con Lore."
"Ragazzi, non ho un casco." Io e Lorenzo ci scambiamo sguardi intensi. Cerco di trovare giustificazioni per scampare a quella situazione, ma loro sembrano trovare soluzioni ad ogni problematica.
"Ne ho due io!" Emerge così Marco, frenetico ed entusiasta del divertimento che lo sta per attendere sulle strade dissestate di quella cittadina di mare.
"Non so se è il caso..." Non riesco a trovare una scappatoia, nella mia mente valicano una decina di giustificazioni plausibili, ma nessuna di esse sembra essere sufficiente.
"Fidati, guido piano."
La sua affermazione mi sorprende. Credevo che, sotto questo punto di vista, fossimo sullo stesso piano. Credevo che fossimo entrambi convinti del fatto che questa fosse una cattiva idea, ma evidentemente mi sbagliavo. Mi sorride e resistergli diventa sempre più difficile. Gli anni passati riaffiorano con un'intensità tale da dissestare le fondamenta che ero riuscita a costruire, sconvolgendomi completamente. Mi volto verso Marco in cerca di un appiglio, ma, essendo ignaro di tutto, non trovo riscontro. Non mi rimane altro da fare se non accettare. Trovata la soluzione di comune accordo, recuperiamo le nostre cose e ci dirigiamo verso le moto. Non sono mai salita su una moto prima di quel momento e sapere che è lui ad essere seduto di fronte a me, alla guida, mi disarma. Non indugio ulteriormente, il mio stato d'animo potrebbe solo peggiorare. Indosso il casco e monto in sella. Afferro le maniglie, provo a rimanere stabile il più possibile. Sono terrorizzata dall'idea di poter cadere. Come se sapesse esattamente i miei timori, Lorenzo sussurra:
"Metti le braccia intorno alla mia vita e tieniti forte, così è più sicuro."
Senza esitare, obbedisco. Il cuore batte fortissimo e, con lo scorrere del tempo, perdo sempre più il contatto con la realtà. Accende il motore e partiamo. Piega ad ogni curva per poi proseguire ad una velocità sorprendente, come se niente potesse fermarlo. È una sensazione meravigliosa, indescrivibile. Mi sento libera, priva di freni, realizzata. L'adrenalina si fa sempre più forte e mi stringo di più a lui per incitarlo ad  aumentare la velocità. Vi siete mai sentiti come se aveste in voi la forza per poter fare qualsiasi cosa, come se niente potesse scalfirvi? Quella voglia incontrollabile di sfidare il mondo intero ed avere la consapevolezza di poterlo sconfiggere? Vi posso assicurare che non esiste sensazione più appagante di questa. Il vento tra i capelli mi provoca un leggero brivido lungo la spina dorsale e nel frattempo preme la t-shirt sulla schiena di Lorenzo, evidenziando ogni suo muscolo. A tale veduta, affiora il ricordo di una schiena possente, solida e ferrea, che usa spesso contrarsi nel tentativo di stendere le braccia per afferrarmi con forza: la schiena di Harry. Sospiro, amareggiata; quanto vorrei che fosse qui in questo momento. Immersa nei miei pensieri, non mi accorgo che la moto si è fermata. Sbatto le palpebre un paio di volte per riprendere contatto con la realtà e, rapidamente, scendo dalla moto per permettere a Lorenzo di parcheggiare con più facilità. Una volta pronti, andiamo a prendere posto al nostro bar di fiducia che mai manca di riservarci un tavolo, isolato dagli altri, indisturbato. Tra discussioni, osservazioni e scommesse, il sole inizia a tramontare e dal mare si riesce a scorgere uno spettacolo unico nel suo genere: il cielo si è dipinto di colori, sfumati dal viola al rosso fuoco, i gabbiani volano bassi sulla spiaggia, l'atmosfera è quieta e romantica.
Senza fornire spiegazioni, mi alzo e mi allontano dal tavolo, dirigendomi verso l'esterno del locale. Cammino velocemente e a testa bassa, con la speranza di non travolgere un passante. Dopo circa 100 metri, svolto un angolo posto alla mia destra e mi introduco sulla spiaggia attraverso un piccolo valico che qualcuno, distrattamente, ha dimenticato di chiudere. Cammino sulla sabbia, intenta a raggiungere la riva del mare. La voce dei gabbiani, unita al rumore lieve delle onde che si infrangono, mi rilassa. Penso a Harry e a quella volta che trascorremmo una sera intera sugli scogli, abbracciati. Mi domando dove possa trovarsi in quel momento e se, come me, anche lui stia pensando ai momenti trascorsi insieme. Nonostante le parole pronunciate, le cose adesso sembrano diverse. Devo abituarmi all'idea che una "relazione" di questo tipo, se così possiamo definirla, è un qualcosa di surreale e che le sue probabilità di successo sono prossime allo zero. Mi ritengo fortuna perché ho avuto la possibilità di conoscere una persona meravigliosa e che mi ha aiutata moltissimo, ma sono anche realista sul fatto che non potrà durare ancora per molto, ammesso che non si sia già conclusa senza che me ne accorgessi.
Inaspettatamente, una mano grande e calda mi sfiora la vita: Lorenzo. Mi irrigidisco a quel contatto.
"A cosa pensi?" La sua voce è calda e, incomprensibilmente, rassicurante.
"Non penso a niente, mi godo il tramonto." Mento.
"Pensi a Harry, vero?" Sfuggo alla sua stretta e mi volto per poterlo osservare in viso. La luce tenue del sole risplende su di lui in modo divino.
"È così palese?"
"Me l'ha detto Marco, poi in città non si parla d'altro."
"Pensi che sia stupido continuare a sperare?"
"No, non penso sia stupido. Anche se il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli la speranza."
Non rispondo. Restiamo lì, uno accanto all'altro ad osservare il tramonto. Una leggera brezza ci circonda e un brivido mi attraversa, tremo.
"Hai freddo?" La sua voce suona a malapena come un sussurro, è quasi impercettibile.
"Un po'."
"Vieni qua."
Cinge la mia vita con il braccio sinistro e mi stringe forte a sé, cercando di riscaldarmi. Ho le farfalle nello stomaco, tremo e non penso sia tutta colpa del vento. Il cuore batte fortissimo. Appoggio la testa al suo petto, non riesco a comprendere il motivo di quel mio gesto. Probabilmente, in modo del tutto inconscio, cerco conforto tra il calore del suo corpo, essendo ormai  annientata dalla mancanza di quello di Harry. Da molto tempo aspettavo quel momento, il momento in cui lui finalmente mi avrebbe notata e non pensavo potesse essere così: magico.

Il sole ormai è calato, sono le 22:30 e l'aria si è fatta più fredda. Siamo accampati sulla spiaggia, uniti tutti intorno ad un falò. Mi stendo sopra la mia giacca ed osservo il cielo stellato. I puntini chiari e lucenti immersi in una distesa di colore blu che sembra non avere mai una fine, l'infrangersi delle onde sulla riva, le risate dei ragazzi ad ogni minima battuta, mi infondono tranquillità e sicurezza. Immersa nei miei pensieri, sono interrotta da un'ombra comparsa alle mie spalle, silenziosa e quieta: Lorenzo. Si siede accanto a me, lo sguardo fisso tra le fiamme scoppiettanti. Nessuno dei due vuole aprire una conversazione, in quel momento le parole sarebbero state solamente superflue. Afferra la mia mano e la stringe forte alla sua. Dalla tipologia dei suoi movimenti, percepisco esitazione. Chiaramente vuole capire se ancora c'è interesse da parte mia nei suoi confronti, se ancora provo qualcosa per lui. Lentamente, si avvicina e mi sussurra all'orecchio:
"Seguimi."
Ci allontaniamo, in disparte. Camminiamo lungo la riva uno accanto all'altro, c'è silenzio. Cerco le parole esatte da pronunciare per rompere tale silenzio provando a non essere ridicola, ma non trovo niente. Mentre mi concentro nel formulare frasi di senso compiuto, sono costretta a fermarmi e a smettere di camminare: Lorenzo si pone di fronte a me, arrestandomi.
"Devo parlarti." Mi blocco in seguito a quelle due parole. Non riesco a spiegarne il motivo, ma hanno cagionato una reazione insolita dentro di me.
"Dimmi, ti ascolto."
Prima di pronunciare le frasi seguenti passano un paio di secondi, la sua esitazione è sempre più marcata.
"Voglio scusarmi per come mi sono comportato negli anni passati. Sono stato un idiota, superficiale e privo di sentimenti. Non meritavi di essere trattata così... mi dispiace."
"Non preoccuparti." Sono le uniche parole che riesco a pronunciare.
"Non riesco a stare tranquillo sapendo che ti ho fatta soffrire, perdonami."
"Va tutto bene."
"Desidero un'altra occasione, puoi concedermela?"
Non so che cosa rispondere, mi ha colto alla sprovvista. Lui mi è piaciuto per quasi 4 anni, ma non posso tradire Harry o, almeno, tradire quello che è rimasto della nostra relazione. Non voglio farlo.
"Non so che cosa dirti, sai quello che ho con Harry..."
"Lo so, ma chissà dove si trova adesso. Rischio di sembrare rude e poco educato dicendoti questo, ma è probabile che ti abbia già tradito con un'altra, lo sai come sono le celebrità. Dai Sara, lascialo perdere. Abita a chilometri da te. Io invece sono qua per te, posso sostenerti in ogni momento."
Quelle parole mi provocano una fitta al cuore. L'immagine di Harry insieme ad un'altra ragazza mi pietrifica. Sono confusa e straziata dalla sua assenza, ma sono anche consapevole del fatto che quello che c'è stato tra di noi appartiene al passato, o almeno così è per lui. Lorenzo si avvicina a me, i suoi occhi mi osservano, attentamente. Il suo viso è chino sul mio, le nostre bocche a pochi centimetri di distanza. Mi cinge i fianchi con le braccia avvicinandomi ancora di più a sé. Mi accarezza dolcemente, un brivido mi attraversa la schiena a tale contatto. Pochi secondi, sono sufficienti pochi secondi tra le sue braccia per farmi perdere il controllo. Si avvicina e mi bacia, non lo fermo. Il mio stomaco sta esplodendo, quel bacio che ho tanto atteso per circa quattro anni è finalmente arrivato. Mi lascio andare, non voglio pensare a niente o avere rimorsi. E' la mia vita e decido io come viverla. In quel momento, quella sera, è giusto che le cose vadano così. Lui desiderava baciarmi, io non aspettavo altro da anni: perché non farlo? Sarebbe stato da stupidi.
"Ti accompagno a casa." Afferma, stringendo la mia mano. Torniamo indietro e ci avviciniamo ai ragazzi per recuperare le nostre cose.
"Notte ragazzi!"
"Notte bella! Lore mi raccomando, aspetta almeno una settimana prima di fartela!"
Non risponde. Lo osservo: sguardo basso e occhi inespressivi. Cerco di ignorare quel commento e, imbarazzata, lasciamo i ragazzi e ci dirigiamo verso la sua moto. In sella mi stringo forte a lui, il vento pungente mi fa lacrimare gli occhi. Arriviamo di fronte a casa mia dopo circa 15 minuti. Restituisco il casco e, prima di lasciarmi andare, mi bacia. E' un bacio caldo, passionale, pieno di vita.
"Buonanotte Sara."
"Buonanotte."

CONTINUA...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 13, 2019 ⏰

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